Mantova non dimentica i suoi martiri. La giornata è iniziata ieri in Prefettura con la proiezione per gli studenti della media Bertazzolo e del liceo Belfiore di un documentario realizzato da Tele Mantova insieme al Circolo La Rovere ed è proseguita con la tradizionale cerimonia e deposizione di una corona di fiori davanti al monumento nella valletta di Belfiore: inno nazionale, presenti il sindaco Palazzi, il prefetto Cincarilli, il vescovo Busca, il presidente della comunità ebraica Colorni, il presidente del consiglio comunale Allegretti, il comandante della polizia locale Perantoni e alcuni sindaci della provincia. Alla Canzone del Piave è seguita una breve commemorazione sul cippo di Pietro Fortunato Calvi in strada Cipata, dove l’ultimo dei martiri fu giustiziato nel 1855. Nel primo pomeriggio sono state aperte al pubblico le carceri del castello di San Giorgio dove don Enrico Tazzoli, Carlo Poma e gli altri congiurati furono prigionieri. Poi, nell’atrio degli Arcieri in palazzo Ducale, è stato presentato il poemetto di Angelo Poma Visione. A conforto della Madre. 8 Dicembre, Notte, 1852, pubblicato a cura di Marida Brignani, con saggi di Giancorrado Barozzi e di Costanza e Maurizio Bertolotti. Subito un quesito di natura letteraria: chi è la guida che accompagna Angelo Poma nella discesa al Purgatorio dove incontra l’anima del fratello Carlo, impiccato a Belfiore il 7 dicembre 1852? Nel poemetto ritrovato a Ostiano da Marida Brignani, coordinatrice all’Istituto mantovano di storia contemporanea (editore del volume), il nome non figura e le supposizioni si intrecciano. Per Giancorrado Barozzi si tratta di Sordello da Goito. Per Angelo Stella, presidente a Milano del Centro nazionale di studi manzoniani, la guida è invece Ciro Menotti. Ad ogni modo il poemetto di 58 stanze in ottava rima fa parte della letteratura del Risorgimento ed entra a pieno titolo nel canzoniere risorgimentale, con riferimenti poetici a Dante, a Petrarca, a Leopardi, a Manzoni. Angelo Poma si immagina nell’oltretomba dove incontra il fratello Carlo, appena impiccato, che pronuncia parole di consolazione per la madre, Anna Filippini Poma. Madre di Carlo ma non di Angelo nato da un precedente matrimonio del padre, Leopoldo Poma. Carlo era salito sulla forca a Belfiore il giorno prima, mentre la madre stava viaggiando alla volta di Vienna per supplicare un atto di clemenza all’imperatore Francesco Giuseppe. Invano. Fu fermata sulla strada e a Vienna non arrivò. Dovette invece tornare a Mantova, il figlio già morto il giorno del ventinovesimo compleanno, una fatalità che rende la vicenda ancor più triste. Ma dov’era in origine il poemetto? Giaceva a Ostiano nell’archivio famigliare di uno storico locale, Giuseppe Regonini, deceduto nel 1974. Angelo Poma, medico all’ospedale di Ostiano, ne donò una copia all’amico Giuseppe Piovani, e nelle carte dell’ospedale il manoscritto si trovava prima di passare nell’archivio Regonini, dove Marida Brignani lo ha trovato. Angelo era dunque un medico, e Marco Collini, presidente dell’Ordine dei medici di Mantova, ne ha esaltato la figura di professionista (epurato dal suo ruolo perché fratello di Carlo) a Sabbioneta, Ostiano e Torre de’ Picenardi, un precursore del socialismo umanitario che sulla "Gazzetta di Mantova" rivendicò il ruolo dei medici condotti nella gestione dell’igiene pubblica e nel miglioramento delle condizioni sanitarie della popolazione rurale. L’Accademia teatrale Campogalliani ha proposto alcuni passi del poemetto. Tra le altre iniziative di ieri, la riedizione a cura di Monica Bianchi per Il Cartiglio Mantovano di Belfiore, il romanzo di Olga Visentini che rievoca la vicenda dei martiri. Il volume è stato presentato in tre tappe: a mezzogiorno alla Sacrestia della ss. Trinità annessa all’Archivio di Stato con la mostra Da Belfiore a Mantova italiana. Documenti del Risorgimento mantovano, nel pomeriggio al Museo diocesano e in serata nella sala civica a Villa Poma nell’ambito delle manifestazioni Ricordiamo Carlo Poma.
Gilberto Scuderi