Luigi Lunari è uno dei pochi commediografi che riescano a strapparci autentiche risate, per l’abilità nel compendiare intelligenza e vivacità, profondità tematica e leggerezza espositiva. Queste stesse caratteristiche contraddistinguono l’Accademia “Campogalliani” e la simbiosi stilistica tra autore ed esecutori è tra le ragioni di un successo che si rinnova dal 1993 con inscalfibile freschezza.
Tre sull’altalena ha dato il via alle celebrazioni per il Settantennale dell’Accademia e l’omaggio si è esteso agli amici scomparsi Silvano Palmierini, che ne fu primo interprete, e Aldo Signoretti che firmò la regia, ora rispettosamente ripresa da Maria Grazia Bettini. Il ritmo narrativo reso incalzante da continui sovvertimenti di prospettive e da battute fulminanti, è risultato accentuato nella gestualità, marcata con colori di brillante levità da Adolfo Vaini, iroso commendatore; Giancarlo Braglia, poco geniale capitano; Diego Fusari professore perfettino; Francesca Campogalliani, donna delle pulizie personificazione del nitore del Giudizio.
Lunari cita spensieratamente filosofia e “slang”, per inquadrare in un’ottica inedita e irresistibilmente comica la tappa di transizione verso un “al di là” che si mimetizza da assurdo “al di qua”. La stanza su cui affaccia una triade di porte è il non-luogo da cui transitano dilemmi: vita e morte, libertà e costrizione, scienza e mistero, fede e agnosticismo, ondeggianti sulla suprema altalena che schernisce ciclicamente la comprensione, senza mai indicare una verità univoca.
Repliche fino al 6 marzo.