Il far ridere - bene - è un’arte, a nostro parere più complessa del cimentarsi con il genere drammatico. La “Campogalliani” è un’Accademia teatrale che nulla ha da invidiare alle Compagnie professionali e abitualmente raggiunge vette di vis comica difficilmente riscontrabili nel panorama italiano odierno. Il trigamo (La spartizione), uno dei racconti che Piero Chiara ambientò sulle sponde del lago Maggiore dove affaccia Luino, è un allestimento tolto dal cassetto dei ricordi in occasione dei festeggiamenti della Stagione del Settantennale, per essere rinnovato con freschezza ristoratrice. Ogni pagina del testo presenta spunti di sapida arguzia, che basa la sua forza su sottili venature psicologiche dai contorni amari. Emerenziano, invalido di Guerra, preciso e metodico, sceglie con razionalità la sua sposa fra le stagionate sorelle Tettamanzi, “brutte ciascuna a suo modo di una bruttezza singolare” ma in possesso di un considerevole patrimonio. Ben presto il ménage si estende a tutte le tre donne, che condividono l’uomo senza gelosie.
La regista Maria Grazia Bettini ha dovuto fare i soliti conti con i metri quadri del palco del Teatrino d’Arco, che ha incorniciato con i disegni del pittore Nani Tedeschi e in cui ha fatto entrare un sipario mobile, salvaguardando lo spazio scenico necessario a mantenere il ritmo sostenuto, incalzante. Non era scontato il garbo con cui alcune situazioni piccanti sono state enfatizzate senza scivoloni nella volgarità, assoggettate alle sole leggi umoristiche. Per l’ennesima volta ci rammarichiamo che Francesca Campogalliani non abbia intrapreso la carriera professionale: senza ombra di dubbio una grave perdita per il teatro italiano, oggigiorno avaro di attrici capaci, come lei, di esprimere l’ironia con eleganza unita a quella punta di benevola ribalderia indispensabile a un risultato efficace, di spessore e leggerezza assieme. In questa produzione c’era molto di più. Un meccanismo oliato di incastri e rimpalli ha costituito il motore dello spettacolo, che ha dato voce rombante ai caratteri dei personaggi e una Compagnia interamente valida, dagli attori di razza anche nei ruoli comprimari, mossisi in vivace affiatamento per dare vita a un’interazione stilistica, formale e di idee. Superlativa l’interpretazione del plebeo socialmente asceso sostenuta da Adolfo Vaini, trigamo dallo sguardo beatamente sornione come un gatto nel periodo primaverile dell’accoppiamento. Loredana Sartorello e Diego Fusari erano due amanti focosi, spudorata l’una, intraprendente l’altro. A loro è toccato l’arduo compito di affrontare scene pruriginose senza oltrepassare la sottilissima linea del buon gusto, sempre irresistibilmente divertenti. Gabriella Pezzoli era solita disegnare con le mani nell’aria la propria timida pudicizia, quasi a esorcizzarla, sortendo risultati maliziosi. Poi la spiritosa Roberta Bonfiglio e ancora Michele Romualdi, Sergio Negri, Giancarlo Braglia, Daniele Pizzoli a sancire il successo, in una Stagione di successi.
Dopo la pausa pasquale, le repliche proseguono dal 1 aprile fino alla fine del mese.