25 gennaio 2019
Già da molti anni l’Accademia Teatrale Campogalliani celebra la Giornata della Memoria, allestendo uno spettacolo per ricordare gli orrori dell’Olocausto e sensibilizzare soprattutto i giovani su questo tema e pertanto domenica 27 gennaio alle ore 16.00 al Teatrino di Palazzo D’Arco di Mantova (piazza d’Arco 4) verrà messa in scena da parte di Mario Zolin la rappresentazione drammatizzata di ”Processo a Dio” di Stefano Massini, attualmente l’autore italiano più rappresentato all’estero, notissimo al pubblico per i suoi colti interventi alla trasmissione Piazza Pulita oltre ad essere stato presente all’ultima edizione di Festivaletteratura.
Il testo riscosse un grande successo di pubblico e di critica al suo debutto nel 2006 per la regia di Sergio Fantoni con Ottavia Piccolo grande protagonista.
L’autore mette in scena un processo in piena regola con personaggi immaginari imbevuti di verità storica: alla sbarra lo sterminio senza la retorica dell’orrore. Polonia, primavera 1945: è l’ultima notte al lager, la prima dopo la liberazione. Nel padiglione 41, una baracca di legno con una pesante porta in lamiera ondulata, Elga Firsch, attrice di Francoforte deportata a Maidanek, consapevole dell’impossibilità di liberarsi della violenza subita, decide di mettere alla sbarra Dio e la sua imperdonabile lontananza dalle sciagure che hanno colpito il suo popolo. Sul banco dell’imputato il capitano Rudolf Reinhard, aguzzino del campo di sterminio, vittima della sua stessa bramosia di sostituirsi al divino. Non c’è tempo per un’udienza preliminare. Le cinque accuse di Elga reclamano un giudizio immediato: gli ebrei sono stati ridotti in schiavitù; gli ebrei sono stati massacrati sistematicamente; gli ebrei sono stati venduti; gli ebrei sono stati illusi e traditi; gli ebrei, benché creati a immagine e somiglianza di Dio, sono stati privati della loro umanità.
Come ogni processo anche questo necessita di testimoni e giudici. Ecco Solomon e Mordecai, due saggi che assumono il delicato ruolo di giudici, ma nella sede dell’occasionale tribunale fa il suo ingresso anche il rabbino Nachman Bidermann, presenza indispensabile per controbattere le accuse spietate. Spetta invece a suo figlio, l’irrequieto giovane Adek Bidermann, verbalizzare gli atti dell’aspro e analitico processo che pone continuamente domande destinate a rimanere inevase.
Come dice l’autore: ”la parola chiave di questo testo non è il dolore dell’Olocausto, bensì il non-senso: quella nebbia fitta che avvolge il presente, quella insignificante banalità che muove la storia con il tragico sconcerto di chi ne è vittima. Se l’uomo è un burattino, chi lo muove? E quale logica segue il teatrino del mondo? Sono queste le domande che, come un magma, muovono il testo dal suo interno. Elga Firsch accusa Dio con la voce, in fondo, dell’umanità intera: l’umanità di ogni epoca e bandiera. E vale forse, come esempio, una battuta del rabbino Nachman: “il processo a Dio non lo facciamo noi: non si è mai chiuso. Da cinquemila anni.”
La regia, che porta la firma di Mario Zolin, ha voluto portare sulla scena anche un commento sonoro con musiche composte nei lager ed eseguite dal vivo da un trio di musicisti professionisti: Monica Volta (violino), Leonardo Castellani (flauto) e Elena Conzadori (violoncello).
Gli interpreti dello spettacolo sono: Roberta Vesentini, Adolfo Vaini, Michele Romualdi, Diego Fusari, Andrea Flora, Paolo Di Mauro e Luca Genovesi.
Le luci e le proiezioni sono state curate da Giorgio Codognola, gli effetti sonori da Nicola Martinelli e Marco Federici.
Ingresso è libero fino ad esaurimento posti.