7 febbraio 2019
Sabato 9 febbraio alle ore 20,45 al Teatrino di Palazzo D’Arco debutterà il quarto spettacolo ella stagione teatrale dell’Accademia Teatrale Campogalliani 2018-2019: “ASSENZE” testo contemporaneo di Peter Floyd, per la regia di Mario Zolin.
Direttamente da Boston, sarà presente alla prima, l’autore Floyd per assistere alla rappresentazione della storica compagnia mantovana e la traduttrice Antonia Brancati, figlia dello scrittore Vitaliano Brancati e dell’attrice Anna Proclemer.
“Assenze” è una storia d’amore, è la storia di Helen Bastion , una matura matriarca con una volontà di ferro. Anche se in famiglia i rapporti sono difficili per la sua infaticabile azione di controllo su tutto e tutti, è comunque una storia d’amore.
Compaiono i primi vuoti di memoria, all’inizio negati, in seguito mascherati, ma poi inevitabilmente sconvolgenti.
Helen non ha nessuna intenzione di lasciarsi scivolare nell’oblio.
Il suo mondo però diventa sempre più caotico. Vorrebbe ritrovare un rapporto con la figlia Barb, che ha deluso le sue attese e provocato la sua disapprovazione, ma le parole perdono via via di significato e il dialogo diventa sempre più difficile.
La sua corazza d’acciaio comincia a sgretolarsi .
Le sue facoltà mnemoniche diventano sempre più confuse, tuttavia conservano memoria affettiva, sensibilità, intelligenza, astuzia, abilità dialettica. Helen si sforza disperatamente di trovare un significato ad una esistenza che sta lentamente ed inesorabilmente diventando un “involucro” vuoto…ed ecco appare il dott. Bright.
Con lui Helen arriva a valutare in modo nuovo la sua nuova vita senza tempo né memoria, a scoprire un orizzonte diverso, non privo di poesia e leggerezza: dichiara Helen “ Libera. Mi sento libera….”.
Una storia vissuta attraverso le mille mutevoli sfaccettature di una mente le cui facoltà mnemoniche diventano sempre più deboli e confuse. E tuttavia, poiché conservano memoria affettiva, sensibilità, intelligenza, astuzia, abilità dialettica, capacità d’amare e di lottare, alla fine sanno valutare anche in modo nuovo la caratura morale della vita e dei suoi valori.
Ecco allora che, attraverso un intrecciarsi vivace e inatteso di diverse specie d’amore, la vicenda prende vita, colore e svolte impreviste. Vi si avvicendano incontri, dialoghi, scontri, in ognuno dei quali i rapporti si sviluppano su piani abilmente diversi eppure tutti convergenti verso il progressivo smarrirsi della protagonista in un universo mentale in cui il mondo che la circonda perde chiarezza, mentre acquista imprevedibilmente importanza la combattuta scoperta di un orizzonte nuovo, diverso e non privo di poesia e leggerezza.
È un testo che coinvolge lo spettatore nell’alternarsi di forze contrapposte, cedimenti, paure, sentimenti e desideri contrastanti, perché vede la realtà attraverso gli occhi di Helen, fa sue le sue visioni, sente non quello che le persone dicono, ma ciò che Helen sente: una progressione che diventa un inanellarsi di parole che insieme non hanno senso.
Lo spettatore vede le situazioni dal punto di vista di Helen, ossia dall’interno della sua inafferrabile, odiata e infine amata condizione.
La forza del testo sta nella capacità di proiettare lo spettatore all’interno di una vicenda che per sua natura è cruda, disarmante ma anche affascinante .
La sfida della messinscena si è dimostrata subito ardua: ambienti diversi nei quali collocare la storia e i suoi protagonisti, salti temporali da sottolineare durante lo svolgimento delle varie scene.
Per dipanare questa matassa il regista Mario Zolin si è affidato all’ uso finalizzato delle luci, agli effetti sonori e alle musiche che devono scandire i diversi momenti della storia.
La scenografia ricorda lo skyline di una città americana. Si tratta quindi di un esterno, ma può essere anche un interno, un piano su cui far comparire immagini di ricordi, o una barriera tra la protagonista e gli altri personaggi. Gli elementi d’arredo sono al minimo: la poltrona di Helen, suo luogo di sicurezza, e il divano-lettino d’ospedale. Insomma tutto ridotto all’essenziale per lasciare agli spettatori la possibilità di concentrarsi senza distrazioni, di entrare nella storia, di ascoltarla e vederla con le orecchie e gli occhi della protagonista.
INTERPRETI:
Le scenografie sono stati ideate dallo stesso regista Mario Zolin e da Diego Fusari che ha pure curato i costumi insieme a Francesca Campogalliani, gli interventi sonori originali da Nicola Martinelli, le luci da Giorgio Codognola, la direzione scenica è di Marina Alberini e la realizzazione delle scenografie è stata effettuata da Enzo Busoli.
Le repliche si susseguiranno fino al 24 marzo con rappresentazioni al venerdì e sabato sera alle 20,45 e le domeniche alle ore 16.
Le prenotazioni si possono già effettuare presso la biglietteria del Teatrino di Palazzo D’Arco dal mercoledì al sabato dalle ore 17 alle ore 18,30 (tel. 0376 325363 o via mail : biglietteria@teatro-campogalliani.it)
(foto Acc. Campogalliani)