TEATRINO D’ARCO
RUMORS di Neil Simon
“Rumors” è una farsa di Neil Simon del 1988. Lo spunto iniziale, dell’invito a cena senza che i padroni di casa si presentino in sala, è ripreso dal repertorio delle commedie del passato remoto cui aveva attinto anche un celebre film di Buñuel. Ma se Buñuel, artista di punta del surrealismo storico, lo sviluppava iterando il meccanismo di partenza per svelare il senso del rituale della consumazione del cibo, Simon gioca la carta delle reazioni, irrazionali, al misterioso ferimento del padrone di casa, e alla sparizione di sua moglie e dei domestici.
La prima copia, giunta puntualmente alla casa dell’amico, decide di non rivelare l’accaduto alle altre che sopraggiungeranno in tempi diversi. Una risoluzione stolida, giustificata con la difesa del buon nome del ferito, vicesindaco di New York, e sostenuta con una serie di bugie che crescono con il concorso delle altre sino a diventare, sul finale, una circostanziata favola sul tema degli incidenti domestici, che piace finanche al poliziotto che ha suonato alla porta. Insomma, ciò che racconta Simon è come si costruisce una pièce senza una storia, ma solo facendo leva sulla chiacchiera, di cui i pettegolezzi sono una componente essenziale, e l’impostura il sale che li rende appetibili, e dipoi sulla fisica della parola che come valanga cresce sé stessa.
In tal modo si ha un esempio di teatro dell’assurdo che nato come ricerca sperimentale, e critica sociale, una volta digerito dal business, si è trasformato in farsa senza più torte in faccia, ma come catena della solidarietà della menzogna, elevata a consorzio di ceto. Allora, sul finire degli anni ’80, era l’insensatezza dei ceti abbienti di New york. E oggi? Lo spettacolo richiede più che attori dei commedianti, otto in questo caso, e spettatori che ignorino la nozione del verosimile e si facciano complici del gioco.
Il timbro allo spettacolo risuona con il primo personaggio che si presenta in scena, la Chris di Isabella Bertolini, moglie di Diego Fusari, che in camera sta prestando le cure al ferito e perde l’udito. La donna si trova al piano terra ed è in lotta con il panico che sta per sopraffarla, e pur essendo un avvocato con un ruolo nella scuola dei figli, rivela appieno il suo fondo infantile con mossette, esitazioni, e a parte comici. La sua frase è ripresa da Clare di Eleonora Ghisi con il marito Salvatore Luzio. Il tipo di moglie sapido e pungente ma vistosamente conformista, che prelude alla buffonesca Cocca di Rossella Avanzi, con marito analista, l’ironico Giampiero Marra, e da ultima ad Anna Bianchi litigiosa consorte dell’infedele politico Stefano Bonisoli. Quando suona alla porta il poliziotto, Marco Federici, ritorna il senso comune in grado di apprezzare la fabula ben costruita.
Regista dello spettacolo che ha raccolto non poche risate, Mario Zolin ha tenuto insieme l’assortita compagnia con ritmo adeguato, e buffoneria ben temperata.
Alberto Cattini