Mantova - tempo libero
Campogalliani: applausi per la prima dello spettacolo al Teatrino d’Arco
Un Dracula alla Mel Brooks accompagnato da musica pop
LA RECENSIONE
“Provaci ancora dracula!”: la fantasiosa regista Grazia Bettini ci fa accompagnare ai posti, nella sala oscura del Teatrino d’Arco (piazza d’Arco, Mantova), da figure avvolte in mantelli neri, con piccoli lumi in mano, come alle grotte di un Luna Park.
In sottofondo risuona, però, il tema misterioso di “Marienbad” (F.Seyrig). Come suole, la storia reca il notaio Harker nei Carpazi, al castello del Conte Dracula, con la documentazione dell’acquisto dell’edificio fatiscente di Carfax, a Londra.
Da qui in avanti le scene sono suggerite da un grande libro sfogliando il quale si mostrano vedute del maniero, interni, docks di Londra e salotti di casa (Nicola Malaguti).
E ci presenta il vampiro che, vestito come un dandy da Diego Fusari, si propone senza i tratti del demone malinconico e romantico (Klaus Kinski), ma piuttosto con le inclinazioni del seduttore byroniano (Frank Langella), contagiato dallo spirito buffonesco di Mel Brooks.
Il Dracula di Fusari costituisce l’aspetto e l’interpretazione più originali dello spettacolo parodico, “Provaci ancora Dracula!”.
Le musiche, le più diverse del repertorio pop, scelte e concertate da Nicola Martinelli, e i frequenti giochi di luce predisposti da Giorgio Codognola (l’uno e l’altro sono assistiti da Max Fiordaliso) accompagnano lo scorrere della nota trama che conduce il conte delle tenebre giù dai monti sino alla periferia di Londra, e dipoi alla camera da letto in cui il collo di Lucy (A. Melotti) si offre ai suoi canini.
Più tardi anche il collo di Mina (R. Avanzi) subisce lo stesso delirio erotico.
Se la prima, per la sventuratezza delle madre (F. Campogalliani) che getta l’aglio, scudo salvifico, dalla finestra, soccombe e diventa essa stessa vampira, la seconda, soccorsa dal medico locale (M. Romualdi), e soprattutto dallo studioso di eventi soprannaturali Von Helsing (A. Vaini), sopravvive, e tra luci e ombre partecipa alla caccia del vampiro nelle fogne urbane.
Una ventina di interpreti si alterna sul palcoscenico del Teatrino d’Arco (le tre mogli di Dracula, oltre ai tre corteggiatori di Lucy, ad una giornalista, ai vari popolani, ai marinai, ai facchini e ai servi del vampiro) e a tutto o quasi la Bettini concede di esternare tic, d accennare a una danza, di promuovere gag, di comporre poesie che sono canzoni conosciute (“e la barca va”, detta da Negri), di giostrare con la fonetica tedesca (Vaini), di storcere l’espressione (Avanzi), e marginale ma divertente, la voce del navigatore satellitare al cimitero (Martinelli).
Con “ventate” tipiche di Mel Brooks, è inevitabile che alla fine tutti i personaggi di questo lavoro firmato dalla Campogalliani sfoderino una dentatura ad hoc. Applausi del pubblico della prima.
Alberto Cattini