Mantova - Cronaca
Addio a Codognola: il maestro delle luci della Campogalliani
Il direttore artistico: «Per lui non era un hobby, ma la vita».
Il 10 febbraio l’ultimo show, il virus l’ha ucciso in pochi giorni
Le luci sono spente, il sipario è sceso, ineluttabile. L’Accademia Campogalliani, e chiunque ama la cultura e il teatro, piange Giorgio Codognola, ucciso dal coronavirus, avrebbe compiuto 73 anni in giugno. Il contagio, lo sviluppo della malattia, il ricovero in ospedale, poi la fine, tutto nel giro di pochi giorni. «Al dolore per la perdita si aggiunge quello di non poterlo salutare tutti insieme. Ma l’emergenza sanitaria ha sue regole, che vanno rispettate», dice Francesca Campogalliani, presidente dell’Accademia. Solo i parenti stretti possono seguire le esequie. La pietà resta racchiusa nei cuori, non può esprimersi pubblicamente, se non scrivendo, manifestando il dolore sulla carta stampata o online o davanti a una telecamera.
In questi tristi tempi si muore soli, e in solitudine si va all’ultima dimora. Per anni abbiamo letto il nome di Codognola sui cartelloni e le locandine degli spettacoli del Teatrino d’Arco, da mezzo secolo era alla consolle delle luci. Ma le sue mansioni erano infinite.
Aveva lavorato alla Montedison, al polo chimico di Mantova, e da quando era andato in pensione, diversi anni fa, si era dedicato con passione, anima e corpo, alle necessità artistiche e logistiche del Teatrino. Recentemente aveva organizzato il trasloco delle scenografie e altro materiale teatrale dal vecchio magazzino (Via Possevino in Te Brunetti) a quello nuovo, che aveva trovato nei paraggi della casa dove abitava, fuori città verso Frassine. L’allestimento ee il riallestimento degli spettacoli dipendeva anche da lui. «Ciò che emergeva sotto gli occhi del pubblico erano le luci, ma Giorgio faceva tutto ciò di cui c’era bisogno, organizzazione, segreteria, biglietteria, manutenzione», prosegue Francesca Campogalliani. Oltre che sui programmi di sala, per anni abbiamo letto il nome di Codognola negli articoli della Gazzetta. Fino a quanto, il 23 febbraio, il Teatrino ha dovuto chiudere le porte per la pandemia. Il coronavirus flagella non solo noi essere umani, ma anche ogni espressione dell’arte. Il 10 febbraio, come sempre, Codognola aveva curato le luci del “lunedì del d’Arco” dedicato alla viaggiatrice dei deserti Freya Stark, regia di Maria Grazia Bettini, direttore artistico della Campogalliani. Suo è questo ricordo apparso online: «Giorgio ha iniziato la sua attività artistica in compagnia circa 50 anni fa come tecnico luci. Era allievo di Aldo Signoretti che gli ha insegnato tutti i trucchi del mestiere teatrale. Con il tempo è diventato anche conservatore dei beni e cioè responsabile del patrimonio e della sicurezza della compagnia. Il teatro era la sua casa e parte della sua famiglia. Da quando era in pensione arrivava alle 8 in teatrino e controllava il funzionamento e la manutenzione di tutti gli apparati tecnici ed informatici. Era capo di un gruppo di tecnici che aveva formato per la continuità dell’attività teatrale. Insegnava alla Scuola di teatro Campogalliani illuminotecnica e amministrazione del teatro. Era severo ma generoso e amava fare teatro non come hobby ma come parte integrante della sua vita. La Campogalliani perde un elemento importantissimo e difficile da sostituire, ma gli farebbe un torto se fermasse l’attività teatrale da lui così amata. Grazie Giorgio da tutta la Campogalliani». Null’altro va aggiunto. Solo il cordoglio. Lottiamo perché la luce ritorni sulla scena del mondo. -
GILBERTO SCUDERI