TEATRO
MANTOVA. Accademia teatrale Francesco Campogalliani della Città di Mantova. Titolo ufficiale, troppo lungo per i mantovani, ai quali basta la Campogalliani, ancor più in questo 2016 per il 70° della formazione amatoriale. Compleanno solo numericamente importante perché il resto è a venire, come già annuncia il cartellone fino a dicembre, a botte di Shaw, Pirandello, Molière, Dostoevskij, più il sito internet tutto nuovo. Non bastasse, trovano anche il tempo di fare scuola di teatro. Sia come sia adesso, tutto è cominciato nell’estate 1946 da La locanda della luna, commedia musicale di Guido Cantini e Alfredo Cuscinà per l’esordio nel cortile di palazzo Aldegatti, in via Chiassi.
Venti personaggi in scena, replica al Bibiena a inizio 1947 con recensione incoraggiante della Gazzetta. Come base, attori già con un passato filodrammatico, ma debuttava in assoluto la ventenne Maria Bassoli seguita pochi mesi dopo dall’altrettanto giovane Silvano Palmierini, da Aldo Signoretti come scenografo, costumista e da Ettore Spagna, oggi decano della compagnia. Li teneva per mano e per i 25 anni successivi, una figura dominante di attore e regista, Luigi Zuccaro, con la moglie Bruna e la sorella Lucia. Doveva essere proprio Zuccaro ad aprire il medagliere, nel ’50, a Gallarate, insieme al maestro Ettore Campogalliani, che si concedeva qualche vacanza dalla musica e da Aldo Signoretti regista, a Guastalla. Poi, una serie ininterrotta di affermazioni, singole e collettive nelle rassegne, in particolare il Festival nazionale d’arte drammatica di Pesaro, anno dopo anno, a definire i valori dell’Accademia, che continuava a richiamare giovani talenti, destinati a conquistarsi presenze fisse in cartellone.
Come Bruno Garilli dal 1948 e per una ventina d’anni, ma poi prendeva una sua strada o chi approdava alla professione, vedi Nicola De Buono, Giovanni Franzoni, Raffaele Latagliata. Nipote e figlia d’arte, nel 1966 veniva il momento di Francesca Campogalliani che oggi presiede pure l’Accademia. Passione e fedeltà alla scena straordinarie negli amatori, che hanno altri impegni nella vita quotidiana. Gli esempi, in Campogalliani, sono talmente numerosi, in 70 anni, da rendere inevitabile il rischio di immeritate omissioni. Già considerando solo l’elenco artistico di oggi, non si offenderanno ad essere definiti veterani (anche 30 anni e più di teatro) Adolfo Vaini, Diego Fusari, Mario Zolin, Damiano Scaini, Italo Scaietta, Roberta Vesentini, Loredana Sartorello, Gabriella Pezzoli, Rossella Avanzi, Gabriele Pizzoli, Andrea Flora, Antonella Farina, Fausta De Compadri, Federica Caprari, Franca Sassi e Maria Grazia Bettini in regia. Chi poi non vediamo mai e sono determinanti: Umberto Bertagna, rammentatore; Giorgio Codognola, Ermanno Balestrieri, Nicola Martinelli a luci e musica. Lo spazio del giornale dovrebbe dilatarsi per poter accogliere le centinaia di nomi che hanno variamente scritto una storia di volontariato culturale con ben pochi altri (o nessuno?) precedenti per longevità e livello di repertorio in Italia.
Da notare anche la variabilità dei ruoli in regia, direzione di scena, scenografia, costumi. Dopo il pionieristico palazzo Aldegatti (fuori e dentro), i teatri (Sociale, Andreani) e tante altre sedi d’occasione in giro, il 15 maggio 1962 con Molière la Campogalliani inaugurava il teatrino di palazzo d’Arco, quando già aveva debuttato (28 dicembre 1960) in televisione, da Reggio Emilia. Prima volta fuori dai confini a Montecarlo nel 1957, poi Vichy nel ’59, Nevers nel ’77, Bellinzona nel ’79, ma trasferta più lunga, dal 22 al 29 ottobre 1988, negli Stai Uniti, invitati da Matilda e da Mario Cuomo, governatore di New York ad Albany, capitale dello stato di N.Y., in scena Gl’innamorati di Goldoni, collaudatissima commedia che, al debutto in Teatrino d’Arco il 29 aprile 1974, era stata già replicata 34 volte in giro per l’Italia, più Nevers in Francia. Esperienza emozionante: 5 serate all’Esipa at the egg, teatro proprio in forma di uovo, due esauriti e tre buone platee. In più, tre rappresentazioni a New York per gli studenti delle superiori, con lezione di Signoretti, regista, sulla commedia dell’arte e parentesi mondane dei ricevimenti in ville private.
Molti gli autori presenti quand’erano rappresentati: nell’archivio si trovano calorosi, lusinghieri riconoscimenti, anche autografi, di Dino Buzzati, Ennio Flaiano, Riccardo Bacchelli, Giorgio Strehler, Mario Frati, Piero Chiara e, rapporto stretto, Luigi Lunari. Quanto siano stati e siano bravi se n’è accorta l’Italia intera: galleria impressionante dei premi, in collettivo e dei singoli, ma voglio ricordare il Signoretti regista premiato nel 2004 e in quattro teatri diversi, il passo d’addio. Quante volte prima, dal 1950, rinuncio a contarle. Ma l’antologia dei successi 1998-2007 ha in copertina: …il catalogo continua!. Non abbiamo dubbi.