Venerdì 19 novembre 2021Palcoscenico
Dario Anzola
“E non chimarlo amore”: questo il titolo della pièce teatrale che verrà messa in scena giovedì 25 novembre sul palco del teatrino di Palazzo D’Arco a Mantova. A organizzare il tutto, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è l’Accademia teatrale “Francesco Campogalliani”.
“Donne uccise da uomini - così lo staff motiva la scelta di questo spettacolo - perchè sono donnw. Questo è femminicidio. L’omicidio basato sul genere, che vede come vittima la donna in quanto donna, è un fenomeno mondiale, ma in Italia ha assunto le dimensioni di un vero massacro”. Un’indagine Istat del 2020 dice che nei primi sei mesi dell’anno il 45% delle vittime di omicidio è donna, contro il 39% dei primi sei mesi dell’anno precedente.
La regista, Maria Grazia Bettini (foto), vanta una lunga carriera artistica alle spalle. Ha iniziato come attrice nel 1975 nella Compagnia Teatrale “il Palcaccio” e nel 1981 è passata alla Compagnia Teatrale “Campogalliani”. Attualmente regista e direttore artistico sia dell’Accademia che della Scuola di Teatro nonché insegnate di regia e recitazione nelle Scuole Superiori e Scuole di Teatro.
“Capita di dedicare spettacoli a ricorrenze particolari - afferma Maria Grazia - in cui normalmente si citano, purtroppo, storie finite male. In questo copione invece c’è una parte scientifica che descrive i vari stadi della violenza alle donne. A seguire la parte dedicata alla speranza, dove le donne trovano il coraggio di dire basta”. Prosegue la regista spiegando la mission dell’opera, che non è solo quella di sensibilizzare.
“Vorrebbe essere un invito a capire cosa sia la violenza, pertanto ho deciso di partire da informazioni, ricavate da un convegno WHO, che permettono di comprendere anche quale grande aiuto possa giungere alle donne, da altre donne.”
I titoli dei brani con gli interpreti sono: Confessioni di un femminicida (Adolfo Vaini); Definire la violenza contro le donne (Giovanna Bertoli); Non ne usciamo vive (Martina Ginelli); Il ciclo della violenza (Anna Bianchi, Annalisa Giovanelli); L’autobus (Chiara Benazzi, Donata Bosco, Giancarlo Santarello); La costruzione della violenza (Roberta Tognoli, Chiara Benazzi); Amorevolmente (Giovanna Bertoli, Annalisa Giovanelli); L’esplosione della violenza (Roberta Vesentini); In ricordo di Francesca (Anna Bianchi); La falsa riappacificazione (Roberta Bonfiglio, Francesca Saviola); Canto delle donne (Roberta Vesentini); Alice nel paese delle brutte meraviglie (Francesca Saviola); Lo scarico della responsabilità (Loredana Sartorello); Se avvenisse tra paesi la chiameremmo guerra (Roberta Bonfiglio); Riconoscere la violenza (Donata Bosco); Lo sapevo fin dall’inizio che eri così (Roberta Tognoli); Riconoscere la violenza (Paola Diva Polidori).
Al termine dello spettacolo, Robeta Vesentini, canterà “La fata” di Edoardo Bennato, canzone il cui testo parla della difficile condizione della donna. Uno spettacolo che indubbiamente promette di lasciare un segno. La maestria degli attori e la profondità dei testi non potranno che guidare alla riflessione, anche attraverso immagini tremendamente vere. Come quella della ragazza spinta a terra dal compagno mentre aspettava l’autobus e poi soccorsa da altre donne che l’hanno aiutata a uscire da un incubo troppo lungo. Il teatro è questo: corpo, anima e sentimento. Un sentimento vero, profondo, reale, non sempre quello che a volte viene confuso con l’amore.