In questi giorni (fino al primo aprile) l’Accademia “Francesco Campogalliani” è in scena alTeatrino D’Arco con la riduzione del testo di Shakespeare.
La follia umana è il filo rosso – come il sangue, che scorre copioso in questa tragedia – utilizzato dalla regista Maria Grazia Bettini per legare il doppio piano narrativo di Re Lear: quello della vicenda del re di Britannia e delle sue tre figlie, quello del duca di Gloster e dei suoi tre figli. Pazzo diviene Lear, pazzo si finge Edgar e il Matto è la chiave utilizzata per indagare i sentimenti del vecchio sovrano.
La traduzione del testo che è stata scelta dalla Campogalliani per la messinscena dell’opera shakespeariana, a cura di Luigi Lunari e Angelo Dallagiacoma, è la stessa di cui si servì Giorgio Strehler per l’allestimento al Piccolo Teatro di Milano nella stagione 1972/1973. Lo spettacolo propone insieme i primi tre atti, sfoltiti di scene e dialoghi, e gli ultimi due, specie il quarto, nella quasi interezza. La polarizzazione di senso risulta immediata e si sviluppa senza indugio.
Riconosciute le due forze principali della tragedia in Lear e Edmund e nel Matto il coro, la regia si concentra su Edgar, e sulla nozione oscura di paternità. Per Shakespeare, quella dei padri e dei figli è l’unica vera espressione d’amore, ma è anche portatrice di distruzione. Di qui l’angoscia che pervade il testo, che non è incentrato tanto sulla libido del potere quanto sulla natura che ci ha fatti cosìmale. La linea conduttrice è coerente ed omogenea, ma la regista Maria Grazia Bettini ha mostrato fine sensibilità nel supportare ciascun interprete con direttive calibrate. La scena fissa, atemporale, è stata ambientata in un cantiere in costruzione, una bidonville postmoderna con muri di mattoni imbrattati di sangue, travi di legno e teli di plastica, nonché taniche colme d’acqua, vasi comunicanti per equilibrare i molteplici risvolti umani e psicologici, specchi riflettenti l’immagine dell’anima.
Tutti bravissimi i sedici attori dell’Accademia “Francesco Campogalliani”: Damiano Scaini conferisce a Lear quell’umanità necessaria a nutrire potenza e decadimento, che costituiscono il percorso svolto dalla pazzia verso la sua redenzione. Stefania Zorzella è un Matto luminoso ed emozionante. L’Edgar di Diego Fusari fa esplodere nella follia simulata il conflitto tra la propria ingenuità verso il fratello e il risentimento per il padre. Gloster trova in Silvano Palmierini una disperazione sommessa e discreta...
ACCADEMIA TEATRALE“FRANCESCO CAMPOGALLIANI”
Teatrino di Palazzo D’Arco
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