MANTOVA - Tempo-Libero
“Sinceramente bugiardi”: ottima regia, la coppia Vaini-Vesentini funziona strpitosamente
La Campogalliani conquista
Si ride con eleganza inglese
La Campogalliani, con la regia di Maria Grazia Bettini, sempre convincente, inaugura il 2022 con “Sinceramente bugiardi”, una commedia di Alan Ayckbourn, prolifico autore britannico, scoperto nel ’93 per un film di Alain Resnais, “Smoking/No Smoking”, ispirato a “Intimates Exchanges”. L’ossimoro “Sinceramente bugiardi”, adottato dalla traduzione italiana invece dell’inglese “Relatively Speaking”, è felicemente farsesco, relativo a una situazione comica, ma adombra l’idea guida di come il linguaggio incontrastato possa scatenare conseguenze imbarazzanti quanto esilaranti. Da ultimo come il linguaggio si faccia realtà per accettare i compromessi con la morale coniugale.
Tutto principia quanto una coppia di amanti, da tre settimane insieme, si risveglia un fine settimana, e Ginny (Valentina Durantini) manifesta l’intenzione di recarsi dai genitori in un borgo nei pressi di Londra, ma senza il suo nuovo compagno.
Greg (Marco Federici), pur molto ingenuo o di pasta assai conciliante, non obietta più di tanto, anche se palesa qualche dubbio su relazioni pregresse della donna.
Sotto il letto ha scoperto delle ciabatte troppo grandi per essere sue, e fa buon viso alle frasi con cui quella non ne giustifica la presenza. Lo spettatore intuisce, anche da una telefonata, che in villa esiste un altro amante che, non volendo essere lasciato l’assilla di continuo.
L’incipt si regge sulle moine e lo scodinzolare sensuale di Ginny, e la goffaggine dello sciocco innamorato. La commedia si scatena non appena entrano in scena l’anziano amante ancora in carica, Philip (Adolfo Vaini), e l’ignara sua moglie Sheila (Roberta Vesentini).
Le schermaglie tra i due, su un presunto corteggiatore della consorte che domenicalmente le scriverebbe preparano l’equivoco in cui cade l’uomo. Perché Greg si presenta in villa, e a Philip, preso per padre, chiede la mano della figlia, mentre il padrone di casa s’illude che voglia sua moglie. E via dicendo, all’apparire di Ginny, che trovandosi il nuovo pretendente tra i piedi, è costretta a chiamare papà l’esterefatto Philip.
Le parole, assunte alla lettera, hanno la stessa funzione delle porte che si aprono e chiuduno, come nei vaudeville francesi, d Labiche ad Anouilh. Ci si sbellica dalle risate non solo per l’attribuzione, realo o fittizia, di infedeltà coniugali, ma anche per l’aplomb britannico che non si scompone davanti all’assurdo, anzi lo assume per portarlo all’estrema rivalsa: con le ciabatte che risaltano fuori!
La coppia Vaini Vesentini funziona strepitosamente nel gioco mimetico della coppia british, quello stringere le labbra o appuntire il naso sono una trovata eccellente.
Anche la copia giovane, così stranamente accostata, lei sgambettante con la mini rossa, lui rotondeggiante nel ventre opimo, partecipa alla giostra delle parole tenendo unita l’insensatezza della comunicazione. Il ritmo impresso dalla Bettini ai dialoghi regge fino alla fine. Si ride con eleganza inglese.—
ALBERTO CATTINI