È INIZIATO, il 67o Festival Nazionale d’Arte Drammatica di Pesaro. Il fatto che il Festival GAD si mantenga vivo, vegeto, pulsante, è già di per sè evento in controtendenza di consolante stabilità. Inaugurazione classicissima: Shakespeare con "La dodicesima notte" e l’Accademia Teatrale F. Campogalliani di Mantova (presente al Festival già dal lontano 20-6-1948 con "Esame di maturità" di L. Fedor) in un Teatro Rossini pieno di ragazzi (trionfo insperato di un intelligentissima politica culturale adottata dall’ottimo presidente Giovanni Paccapelo), che ha voluto puntare sulle scuole superiori della Provincia tutta, per far rinnamorare i giovani al teatro. Sempre presente anche il glorioso "zoccolo duro" dei vecchi appassionati del teatro di prosa, che sanno favoleggiare su antiche interpretazioni pirandelliane e su personaggi ormai mitici che hanno reso la manifestazione, specie ai suoi lontani esordi, faro per interessi alti.
IL FATTO di essere "sulla piazza" da settant’anni circa, fa dell’"Accademia Campogalliani" un gruppo amatoriale che non ha nulla da invidiare ai professionisti e questa "Dodicesima notte" ne è stata prova ulteriore. Opera shekesperiana difficilissima e ambigua, con incrostazioni di commedia dell’arte e struttura elisabettiana mescolate al chiassoso divertimento tendente a seduzione un pubblico popolare, coinvolto nella rappresentazione ironica e critica del proprio ambiente sociale. Sfrenate le allusioni, i giochi lessicali e i "calembour"; improvvisi gli slanci vitali che illuminano i dialoghi, divertenti i "nonsense"; il meccanismo, pur collaudato, degli equivoci e degli intrighi costruito in funzione scenica, diventa interessante e divertente perché dotato di un dinamismo e di un ritmo che offrono sovranità allo scherzo.
NUCLEO di follia è proprio quella fatale dodicesima notte quando Malvoglio, onesto e rigido bacchettone che rappresenta l’ufficialità e l’obbedienza fedele, diventa vittima designata di una canea di buffoni che si diverte alle sue spalle. I dolci equivoci del sesso si colorano di burle e di disperazioni, il sogno si confonde con le frontiere della realtà e Shakespeare, come sempre, vince in pienezza, talvolta amara, anche in una favola strampalata, chiaroscurale contrappunto di realtà. E vince anche la "Campogalliani", che ha meritato applausi sinceri con i suoi 14 bravi attori, con i suoi costumi senza tempo, con quelle sue scene suggerite solo dall’emblematico velario rigonfio di vento e di luce, dalla sua misura registica e da quello sguardo ammirato su una tradizione teatrale altissima.
Ivana Baldassarri