“La notte scorsa ho sognato che tornavo a Manderley”. Così inizia
il romanzo più famoso di Daphne Du Maurier, considerato
un classico della letteratura gotica e di quella romantica.
Una giovane donna s’innamora del ricco e affascinante
Maxim de Winter, rimasto vedovo di recente. Arrivati a
Manderley, la splendida tenuta dei de Winter, la ragazza si
accorge che Rebecca, la prima moglie, è più viva che mai
nella memoria di tutti coloro che l’hanno conosciuta, che la
sua presenza si allunga come un’ombra cupa e inquietante
sul suo matrimonio, sulla sua identità, sulla magnifica
dimora. Un romanzo grandioso sulla gelosia, la memoria,
il passato e il presente, inesorabilmente legati tra loro.
Daphne Du Maurier (1907-1989) nasce a Londra. Inizia
a scrivere giovanissima. Nonostante i suoi primi romanzi
siano ben accolti, è con la pubblicazione di Rebecca (1938)
che diventa un’autrice di successo internazionale. La trasposizione
cinematografica del romanzo, realizzata da Alfred
Hitchcock nel 1940, valse al regista l’Oscar e a Rebecca
una fama che dura immutata da settant’anni.
Se c’è una caratteristica che non ha mai fatto difetto all’Accademia
“Francesco Campogalliani” è la versatilità
nella scelta dei titoli come degli allestimenti. Dinamico
ed attuale lo stile di “Rebecca, la prima moglie”, che ha
debuttato lo scorso ottobre al Teatrino di Palazzo D’Arco
di Mantova, frutto della passione che la regista Maria
Grazia Bettini nutre per il romanzo “giallo”. La riscrittura
di Alberto Cattini ha accentuato i risvolti metafisici mediante
la concretizzazione del personaggio eponimo
(interpretato da Isabella Bertolini), assente nell’originale
di Daphne Du Maurier, che la regia ha inserito
come presenza ingombrante e condizionante. Ottimo
l’equilibrio tra la dimensione graziosa e puerile che ruota attorno all’iniziale
scoperta del mondo da parte della seconda moglie
e della sua affezionata cameriera, e la dimensione
gotica tragica, noir di cui è protagonista, ancora
più della stessa Rebecca, la governante Danvers (la brava Francesca
Campogalliani), tormentata, cupa, spettrale detentrice di un
ordine soprannaturale che viene imposto alla realtà terrena.
La regista, sfruttando appieno le straordinarie abilità di tutti
gli interpreti (Adolfo Vaini, Silvano Palmierini, Cristina De
Biasi, Federico Finazzer, Italo Scaietta, Giulia Cavicchini,
Roberta Bonfiglio, Ettore Spagna, Paolo Soncini), ha potuto
ridurre al minimo la gestualità concentrando il messaggio
espressivo negli sguardi. Sperduto, dolce, ingenuo, ma non
sciocco quello della seconda moglie (Rossella Avanzi). Una
maschera, con la facoltà di astrarsi propria di chi porta un
pesante fardello, il volto del marito (Diego Fusari).
ACCADEMIA TEATRALE “FRANCESCO CAMPOGALLIANI”
Teatrino di Palazzo D’Arco
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