L’Accademia Teatrale “Francesco Campogalliani”, nell’ambito dei festeggiamenti per il 70º anno di attività, porta sulle tavole del Teatro Sociale “La scuola delle mogli” di Molière, nella splendida traduzione del grande Luigi Lunari per la regia di Mario Zolin. L’appuntamento è giovedì 27 ottobre alle ore 21.
Jean Baptiste Poquelin, in arte Molière, era figlio di un ricco commerciante che avrebbe voluto farne un avvocato. Molière, invece, era irresistibilmente attratto dal teatro. Nel 1643 lasciò la famiglia, fondò la compagnia dell’Illustre Theatre e girò la provincia francese con alterna fortuna. Il successo arrivò dal 1658 in poi, dopo essersi attirato la simpatia e la protezione di Luigi XIV, che apprezzava molto la sua arte. Di tale favore si fece forza per attaccare dalla scena gli aspetti più detestabili della società a lui contemporanea: la trionfante ipocrisia, la falsa pietà religiosa, i vuoti snobismi intellettuali. Naturalmente si attirò l’odio di nemici potenti, ma non abbandonò mai il suo teatro e morì in scena nel 1673 durante la rappresentazione del “Malato Immaginario”.
Anche se nelle sue opere non è evidente un intento moraleggiante, il giudizio di Molière sulla società del tempo è negativo e da qui nasce la sua comicità, che lascia sempre trasparire un velo d’amarezza. In Molière la risata è anche la chiave per scoprire tante verità.
“L’Ecole des Femmes” (La scuola delle mogli) andò in scena la prima volta il 26 dicembre 1662 al Palais Rojale di Parigi. «Se sposo un’oca è per non essere fatto becco» dice Arnolfo a Crisalda, la voce della ragione. Arnolfo è un uomo celibe, benestante, che incarna la vanità del borghese che vuole apparire nobile. Per lui la disgrazia peggiore per un uomo è quella di essere tradito dalla propria moglie. Avendo deciso di sposarsi, è dunque ossessionato dall’idea che possa capitare anche a lui. È convinto che solo la donna educata, istruita, economicamente indipendente sia in grado di tradire e per questo vuole sposare una giovane semplice e ingenua, allevata in un convento. La sua tranquillità e la sua sicurezza sono però destinate a sgretolarsi pian piano.
L’amore va oltre ogni ragionamento e l’istinto insegna ciò che non è stato insegnato. Questa è la scuola delle mogli o, più genericamente, delle donne! La commedia è una critica dell’alta società francese del XVII sec., dove la donna, soprattutto nel matrimonio governato dall’autorità del capo famiglia, era completamente soggetta all’uomo, ma spesso si concedeva delle “evasioni”. Ma siamo sicuri che questo lavoro sia solo un quadro d’epoca?
Anche oggi il tradimento è uno dei fantasmi che agitano la mente maschile e anche oggi è collegato all’emancipazione femminile e alla gelosia dovuta alla concezione dell’amore come possesso della donna. Non se ne discute più liberamente come nei salotti parigini del XVII sec., ma piuttosto si sceglie la via del gossip o del silenzio che porta alla violenza e molto spesso alla tragedia. Si può dunque dire che, come tutti i classici, “La scuola delle mogli” trascende il tempo della sua scrittura e può avere ancora qualcosa da dire.
Personaggi e interpreti: Arnolfo, altrimenti detto signor Del Ceppo,Claudio Madoglio; Agnese, fanciulla innocente, allevata da Arnolfo,Valentina Durantini; Orazio, innamorato di Agnese, Riccardo Fornoni; Alano, campagnolo, servitore di Arnolfo, Matteo Bertoni; Giorgina, Campagnola, cameriera di Arnolfo, Anna Laura Melotti; Crisalda, cognata di Arnolfo, Serena Zerbetto; Oronte, padre di Orazio e grande amico di Arnolfo, Sergio Negri; il Notaio, Daniele Pizzoli.