Il berretto a sonagli
Il capolavoro di Pirandello al Teatro Sociale nell’allestimento dell’Accademia Campogalliani
La rassegna “I grandi classici”, celebrativa del settantennale dell’Accademia Teatrale “Francesco Campogalliani”, porta al Teatro Sociale “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello, giovedì 20 ottobre alle ore 21, per la regia di Mario Zolin.
Beatrice, servendosi del delegato Spanò, ordisce una trama per smascherare l’infedeltà del marito, il Cavalier Fiorica, che si lascia cogliere in flagrante. Nell’ottica perbenista tipica di ogni ipocrisia borghese, la famiglia tenta d’insabbiare l’accaduto. Così, l’indignazione di una donna ingannata, potrebbe concludersi con disarmante semplicità. La schermaglia domestica però chiama in causa un terzo personaggio e ne mina irrimediabilmente la reputazione agli occhi dei compaesani. Si tratta dello scrivano Ciampa, il quale da tempo accetta, per amore o debolezza, la sua degradante condizione di uomo tradito, purché essa rimanga nascosta alla curiosità del mondo.
A questo punto, tuttavia, sentendosi messo alla berlina, egli diviene severo e implacabile ragionatore solo facendo sembrare pazza Beatrice potrà recuperare l’onore perduto.
Ergendosi a difesa della sua smagrita dignità, il Ciampa inanella una serie di funamboliche quanto stringenti argomentazioni, persuadendo con le sole armi della consequenzialità e della logica. Il berretto a sonagli della pazzia è il lasciapassare che consente di accedere alla verità e di gridarla al mondo. Al consorzio civile non resta che isolare il folle nel tentativo di preservare il suo delicato equilibrio interno: solo l’ennesimo simulacro che il protagonista lacererà scoppiando, nel finale, in un’orribile risata "di selvaggio piacere e di disperazione a un tempo".
Note di regia di Mario Zolin. «Prigionieri di un angusto carcere, soggetti alla tirannia delle convenzioni, gli interpreti sono costretti a disegnare brevi traiettorie, voli spezzati da barriere che ne stordiscono i più spontanei impulsi. I personaggi sono pupi, marionette, forme che imprigionano la vita vera e sono circondati da simulacri della borghesia (poltrone, quadri, statue, lampadari...). Si muovono in uno spazio delimitato, quasi costretti a vivere solo in quel quadrato piastrellato. Si presentano al pubblico muti burattini che, una volta illuminati, prendono vita per raccontare la loro storia: maschere di ipocrisia, per esistere sono costrette a salvare ognuna il proprio ruolo nella società. Non importa chi dovrà soccombere l’importate è che l’ordine costituito non venga sovvertito.
Calibrando la parola sul gesto e il gesto sulla parola, la regia affida alla recitazione il compito di restituire ai dialoghi il loro colore naturale nel perentorio rifiuto di ogni caricatura. Si sottolinea così che le maschere sono la normalità nel consorzio civile. Gli anni venti del Novecento fanno da ambientazione all’allestimento scenico, volutamente improntato ad un austero minimalismo. Luci e musiche d’atmosfera incorniciano, in particolare, i momenti d’astrazione del Ciampa dal suo personaggio: i celebri monologhi nei quali la voce di Pirandello sembra distinguersi vividamente per enuclearne i gangli teorici».
Personaggi e interpreti: Ciampa, Salvatore Luzio; Beatrice Fiorica, Rossella Avanzi; Assunta La Bella, Francesca Campogalliani; Nina, Annalaura Melotti; Fifì La Bella, Francesco Farinato; Spanò, Giancarlo Braglia; La Saracena, Cristina De Biasi; Fana, Roberta Bonfiglio.