Dal 15 gennaio la compagnia mantovana in scena al teatrino d’Arco con "La fiaccola sotto il moggio"
La stagione teatrale della Campogalliani prosegue al Teatrino di Palazzo D’Arco sabato 15 gennaio con la rappresentazione de "La fiaccola sotto il moggio" di Gabriele D’Annunzio. L’opera è stata messa in scena dalla compagnia mantovana lo scorso aprile in un’unica rappresentazione al Bibiena in occasione del convegno di studi organizzato dall’Accademia Virgiliana.
Un evento per celebrare il centenario della pubblicazione del romanzo ’Forse che sì, forse che no’. In questa tragedia D’Annunzio prende le mosse dallo spirito del teatro classico greco, costruito sulla sconvolgente rottura dei vincoli del sangue, ricreando un’atmosfera in cui le due protagoniste femminili, quali novelle eroine eschilee, ripetono il conflitto tra Elettra e Clitemnestra.
Tuttavia D’Annunzio fa vivere la tragedia moderna come infrazione dell’onore e crea personaggi mossi da inquietudini moderne, conflitti familiari, malattie interiori e tensioni ossessive che potrebbero essere di interesse psicanalitico. In essi la verità ricercata come luce rimane purtoppo nascosta come la fiaccola di biblica memoria e così si trasforma nell’attualissima ricerca della vendetta del dolore della sofferenza e della morte. Del resto anche nella società attuale le forme più atroci di odio e crudeltà o la ricerca personale della morte si manifestano in ambito familiare, anche se in Gigliola la ricerca della morte è perseguita nell’inattualità di un morso di serpi velenose.
A questo proposito, La Fiaccola sotto il moggio diventa per D’Annunzio anche un veicolo per ostentare la sua familiarità con il folklore della sua terra, in un’atmosfera di autenticità; si racconta infatti che, ancora in tempi a noi molto vicini, a Cocullo in provincia de L’Aquila nel giorno della festa di San Domenico il primo giovedì di maggio, cacciatori di serpenti portavano dai campi i serpenti catturati per adornare la statua del Santo.
In questo senso la tragedia dannunziana contiene curiosamente echi virgiliani che per la nostra Accademia, a Virgilio dedicata, è un dovere ricordare. Infatti le notizie sui serpenti che D’Annunzio mette in bocca al Serparo, padre rinnegato di Angizia, sono tratte dal libro VII (750-760) de ’L’Eneide’, laddove Virgilio cita i sovrani d’Italia che scendono in campo contro i Troiani invasori.
Fra questi Virgilio cita il fortissimo Umbrone, re dei Marsi, che col canto e la carezza soleva diffondere il sonno alle vipere e alle idre e ne sedava la rabbia e guariva dai morsi con l’arte. Ma Virgilio annuncia che nulla salverà Umbrone da una freccia dardania e che anche il bosco di Angizia lo piangerà. Angizia, il cui nome significava ’incantatrice di serpenti’, era una divinità locale con un bosco sacro a lei dedicato presso il lago Fùcino; verosimilmente da lei D’Annunzio ha tratto il nome per la figlia del Serparo.
Lo spettacolo porta la firma registica di Maria Grazia Bettini. Le prenotazioni per tutte le repliche che si protrarranno sino al 20 febbraio potranno effettuarsi presso la biglietteria del Teatrino di Palazzo D’Arco dal mercoledì al sabato dalle 17 alle 18,30 a partire da venerdì 7 gennaio. Per ulteriori informazioni: tel 0376 325363 - teatro.campogalliani@libero.it - www.teatro.campogalliani.it