Una donna attende la nascita del figlio. Lo stato di grazia che è la maternità non è privo di timori e interrogativi, con quella mescolanza di gioie e dolori che la vita umana sempre riserva. Il padre del bambino, tra l’altro, è un militare di carriera. Si trova in una zona di guerra, uno dei focolai che ancora ai nostri giorni insanguinano il mondo. Alla protagonista di questa storia firmata da Elena Miglioli appare in sogno una moltitudine di figure femminili. Un raduno onirico che incoraggia
la futura madre, metafora della solidarietà senza tempo tra le donne, ma ancor prima di una sorte universale che le accomuna. Quella dell’attesa, tema portante
dello spettacolo.
Alla vicenda moderna fanno eco i vissuti delle donne di due classici della letteratura drammaturgica, sempre in
attesa, appunto, di qualcosa o qualcuno: in estrema analisi, del proprio destino. Nelle Troiane di Euripide (415 a.C.), dopo la caduta della città di Troia, le donne sopravvissute alla guerra aspettano di essere date in schiave ai vincitori. A nulla giova “drizzare la prora contro l’onda”, opporsi cioè a una “rotta segnata”. Altre voci si intrecciano con quelle dell’antichità. Appartengono alle ragazze che Fernando Pessoa chiude in una stanza a vegliare un’amica morta, nell’opera Il Marinaio (1915). In un’atmosfera impalpabile, dove “il presente è subito passato”, le vegliatrici attendono l’alba che le dissolverà e si sforzano di sfuggire a un epilogo già
scritto, grazie a una conversazione senza sosta.
Il dramma Verrà il giorno fa proprio anche l’argomento chiave della pièce di Pessoa: il sogno. “Di eterno e di bello c’è solo in sogno”, si confidano le vegliatrici. E di fronte alla compagna ormai in viaggio per l’aldilà aggiungono: “Perché si muore? Forse perché non si sogna abbastanza”. Nel lavoro di Elena Miglioli la nascita di una nuova vita riscatta in qualche modo gli eventi tragici e intreccia indissolubilmente attesa e sogno, nella misura in cui l’uno diviene “la culla”
dell’altro: “Il vero tempo, quello che vale oro, è il tempo dell’attesa. Dove ogni cosa è possibile. E anche i sogni trovano casa”.
A conclusione di questo secondo corso si è pensato di costruire uno spettacolo che vedesse rappresentati i diversi modi di comunicazione teatrale, si passa infatti dalla lettura drammatizzata al coro, dal monologo al dialogo . Questa scelta e stata fatta per dar modo agli allievi di cimentarsi sul palcoscenico dimostrando così il livello complessivo raggiunto a conclusione di questo corso biennale. Con l’intervento di un’allieva del primo anno abbiamo toccato anche la scrittura teatrale con un testo monologo che servisse a legare e a completare lo spettacolo.
Finita la stagione al Teatrino d’Arco con “Il fantasma di Canterville” di Oscar Wilde, non può dirsi conclusa l’attività della Campogalliani che, anzi, sta proseguendo il proprio impegno in altre prestigiose sedi teatrali fuori Mantova. In un contesto originale ed inconsueto di recente la Campogalliani ha proposto con successo “Destinatario sconosciuto”, lo spettacolo realizzato in occasione della Giornata della Memoria tratto dal libro di Katherine Kressman Taylor, a Provaglio d’Iseo (Brescia) nella splendida cornice del Monastero di San Pietro in Lamosa. Diego Fusari, Michele Romualdi e Serena Zerbetto, hanno ricevuto un grande apprezzamento dal numeroso pubblico. A Canneto invece è andata in scena la scorsa settimana “La dodicesima notte"” di Shakespeare per la regia di Maria Grazia Bettini, accolto con successo dal pubblico. In attesa degli appuntamenti estivi che si prevedono numerosi, sabato 27 maggio, la Campogalliani avrà il privilegio di recitare al teatro Olimpico di Vicenza con “Le intellettuali” di Molière . Il tanto atteso evento è il risultato del premio ricevuto a Vicenza come miglior Compagnia al Festival Nazionale “Maschera d’oro 2017” riconosciuto a “Il Trigamo” di Piero Chiara con la regia di Maria Grazia Bettini.La Scuola di Teatro F. Campogalliani ha presentato, questa sera, “Attese”, saggio conclusivo che vede coinvolti i corsisti del suo secondo anno. Lo spettatore siede nel teatrino di Palazzo D’Arco come in un’immensa conchiglia che abbia catturato la voce dell’animo femminile per custodirla ed offrirla al suo orecchio. Con una precisione quasi cinematografica, la regia di Zolin fissa le posture degli attori conferendo ai quadri un’ammirevole simmetria e ridonando potenza ieratica ed evocativa all’intelligente parsimonia di pochi gesti perfettamente calibrati. Convincono gli accostamenti letterari che danno vita all’intarsio poetico del recitato. Le atmosfere oniriche, brumose ed indefinite de’ “Il Marinaio” del Pessoa lasciano il posto al ruvido realismo del lamento ancestrale cantato da Euripide nelle “Troiane”; l’attesa del mistero gioioso della maternità nell’opera della poetessa Elena Miglioli si inabissa nel dolore sordo di Andromaca per Astianatte, di Ecuba per i suoi figli trucidati dagli Achei. Sono ottime le scelte di Martinelli al quale è affidato l’adattamento musicale: l’uso discreto ed elegante di musiche d’atmosfera non sovrasta l’alta poesia dei testi ma li sottolinea, ne valorizza la dizione. L’illuminotecnica dell’esperto Codognola traduce con una colorimetria minimalista lo spirito dell’allestimento registico e pone un’indelebile firma d’autore nello spezzone che conclude il quadro delle “Troiane”. Gli attori sono ben diretti, intensi e concentrati nell’esecuzione del difficile compito. Consiglio la visione di questo saggio, che replicherà sabato ventisette e domenica ventotto maggio.
Oggi e domani alle 21 e domenica 28 alle 17, a conclusione della fortunata ed intensissima stagione teatrale organizzata dall’Accademia Teatrale Campogalliani, il Teatrino di Palazzo d’Arco ospita lo spettacolo di chiusura del corso del secondo anno della Scuola di Teatro Francesco Campogalliani: "Attese" per la regia di Mario Zolin.«Si è pensato di costruire uno spettacolo che vedesse rappresentati i diversi modi di comunicazione teatrale - anticipano gli organizzatori - si passa infatti dalla lettura drammatizzata al coro, dal monologo al dialogo. Questa scelta e stata fatta per dar modo agli allievi di cimentarsi sul palcoscenico dimostrando così il livello complessivo raggiunto a conclusione di questo corso biennale. Il lavoro consiste in un assemblaggio di testi corali, tratti dalle "Troiane" di Euripide e da "il Marinaio" di Fernando Pessoa. Una donna attende la nascita del figlio, lo stato di grazia che è la maternità non è privo di timori e interrogativi, con quella mescolanza di gioie e dolori che la vita umana sempre riserva. Il padre del bambino, tra l’altro, è un militare di carriera. Si trova in una zona di guerra, uno dei focolai che ancora ai nostri giorni insanguinano il mondo. Alla protagonista di questa storia firmata da Elena Miglioli, una allieva del primo anno che ha collaborato alla stesura drammaturgica di un filo conduttore, appare in sogno una moltitudine di figure femminili. Un raduno onirico che incoraggia la futura madre, metafora della solidarietà senza tempo tra le donne, ma ancor prima di una sorte universale che le accomuna. Quella dell’attesa, tema portante dello spettacolo».Alla vicenda moderna fanno eco i vissuti delle donne di due classici della letteratura drammaturgica, sempre in attesa, appunto, di qualcosa o qualcuno: in estrema analisi, del proprio destino. Nelle Troiane di Euripide (415 a.C.), dopo la caduta della città di Troia, le donne sopravvissute alla guerra aspettano di essere date in schiave ai vincitori. «A nulla giova "drizzare la prora contro l’onda", opporsi cioè a una "rotta segnata". Altre voci si intrecciano con quelle dell’antichità. Appartengono alle ragazze che Fernando Pessoa chiude in una stanza a vegliare un’amica morta, nell’opera Il Marinaio (1915). In un’atmosfera impalpabile, dove "il presente è subito passato", le vegliatrici attendono l’alba che le dissolverà e si sforzano di sfuggire a un epilogo già scritto, grazie a una conversazione senza sosta».Il dramma Verrà il giorno fa proprio anche l’argomento chiave della pièce di Pessoa: il sogno. «"Di eterno e di bello c’è solo in sogno", si confidano le vegliatrici. E di fronte alla compagna ormai in viaggio per l’aldilà aggiungono: "Perché si muore? Forse perché non si sogna abbastanza". Nel lavoro di Elena Miglioli - aggiunge la nota che accompagna lo spettacolo - la nascita di una nuova vita riscatta in qualche modo gli eventi tragici e intreccia indissolubilmente attesa e sogno, nella misura in cui l’uno diviene "la culla" dell’altro: "Il vero tempo, quello che vale oro, è il tempo dell’attesa. Dove ogni cosa è possibile. E anche i sogni trovano casa"».Gli interpreti dello spettacolo sono: Maddalena Airaghi, Chiara Benazzi, Chiara Boiani, Donata Bosco, Vittoria Di Gennaro, Pierdomenico Di Turri, Alessia Ferro, Nicolas Ghion, Beatrice Ruggerini, Carlotta Savi, Cristina Tabarelli, Marine Veljianovska. Mario Zolin, regista ed ideatore dello spettacolo è stato coadiuvato da Marina Alberini, l’adattamento dei testi e la scrittura drammaturgica sono di Elena Miglioli, le scelte musicali di Nicola Martinelli e lo studio delle luci di Giorgio Codognola.Le prenotazioni si possono effettuare rivolgendosi alla biglietteria del Teatrino D’Arco dalle ore 17 alle ore 19 (tel. 0376 325363 - biglietteria@teatro-campogalliani.it).