Vi spiegherò come mi è venuta l’idea di scrivere: "Il Clan delle Vedove"
Vi starete dicendo, leggendo queste prime righe: ma chi gliel’ha chiesto! E’ vero, ma siccome mi viene sempre fatta questa domanda, non dovrò far altro che far leggere questo foglio. Jackie Sardou* ed io, ci conosciamo da… Jackie aveva appena sposato Fernand, Michel non era ancora nato, (questo mi permette di dire che praticamente ho conosciuto Michel in stato di fabbricazione …). Dopo, ho lavorato con loro sulla Butte dove la Parigi cantante e frizzante veniva ad ascoltare Femand. Che narratore, che cantante e che bravo attore. Poi le nostre strade si sono separate, ma l’amicizia e l’affetto erano sempre presenti. Siccome la vita non è sempre divertente, Fernand se n’è andato per sempre. Ci siamo rivisti più spesso, mio marito Robert Beauvais è andato a raggiungere Fernand, un altro amico, Michel Audiard, ha fatto lo stesso. Cribri, sua moglie, si è aggiunta a noi. Tutte vedove! Per cercare di tirarci su, organizzavo delle cene a casa mia, e Jackie faceva lo stesso; poi una sera, eravamo tutte a tavola, nove vedove, da cui l’idea del clan. Non avevo mai scritto in vita mia, essendo la moglie di una persona che sapeva allineare le frasi così bene (penso che Beauvais mi tenga sempre per mano). Dunque ho scritto la commedia per Jackie Sardou, perché è un personaggio molto colorito e perché mai nessuno le aveva dato l’opportunità di diventare una star (che è adesso grazie a me, e ne sono fiera). Ma tutto questo non sarebbe mai esistito se Dominique Villard (che, a quanto pare, non tiene troppo ai suoi soldi) non avesse deciso di produrre lei stessa la commedia e di trovarne il titolo. Insomma, ancora una storia di donne! No, un uomo c’è stato, François Guérin, che è stato il primo a leggere la commedia, ha avuto fiducia in me e l’ha messa in scena. Bisogna ammetterlo.
Il clan delle vedove "Vivere felici la solitudine e’ uno stato di grazia", una divertente commedia di Ginette Beauvais Garcin,andato in scena per la prima volta nel 1991,con protagonista la stessa autrice. Uno spettacolo tutto, o quasi, al femminile (tranne Adolfo Vaini ,Matteo Bertoni e i piccoli Federico e Davide Cantarelli), dove tre ex mogli (Francesca Campogalliani, Loredana Sartorello e Gabriella Pezzoli), vedove e inseparabili amiche, scoprono la doppia vita tenuta ben nascosta dai loro cari estinti: figli illegittimi (Valentina Durantini e Giulia Cavicchini), amanti procaci (Antonella Farina), e voraci, vizi e vizietti in menage paralleli. E alla fine, Marcelle, Jackie e Rose, le tre protagoniste, capiscono che in fondo, essere vedove, non e’ poi del tutto spiacevole. "Una cinica conclusione, ma molto realistica". "Sola" è bello! Perché oggigiorno è un po’ tramontata la figura della vedova inconsolabile. Adesso le donne, anche se restano senza marito a una certa età, sanno abbastanza cogliere gli ultimi attimi fuggenti, insomma, si consolano eccome. Riprendono gusto alla vita, riescono a fare scelte che prima non potevano realizzare perché non erano loro consentite, si reinventano la quotidianità, magari fanno viaggi, incontrano persone, si distraggono. Ed è proprio questo l’argomento dello spettacolo. Se parliamo della solitudine in generale, allora si può affermare che e’ una grande conquista e non un ripiego. È uno stato di grazia".
Sono rimasta affascinata da questa commedia perché una donna e per di più attrice è riuscita a descrivere meravigliosamente le donne con ironia e senza autocommiserazione o indulgenza. Questo "Clan delle vedove", ad esempio, apparentemente contro gli uomini, in realta mette a nudo tutte le nostre debolezze esaltandole come virtù e facendo amare tutti i personaggi femminili per la loro verità e umanità.
E la regia non ha fatto altro che "riprendere" come in documentario gli aspetti più simpatici,ironici e sdrammatizzanti lasciando massima libertà di espressione ai personaggi femminili e sorridendo dei difetti maschili.
L’Accademia Campogalliani di Mantova approda ancora una volta al L. Rossi per presentare «Il clan delle vedove», una divertente commedia di Ginette Beauvais Garcin, scritta ormai venti anni fa, ma che a dispetto del tempo trascorso conserva ancora la freschezza e il brio di allora. Merito anche della regista Maria Grazia Bettini che ha saputo dare all’azione il giusto ritmo e i tempi della comicità.
La trama della commedia è semplice: un banale e ridicolo incidente domestico provoca la morte del marito di Rose (Francesca Campogalliani) che viene subito circondata dall’affetto di due amiche, anch’esse vedove, i cui mariti avevano a lungo coltivato relazioni extra coniugali. Nasce così un «clan» e le tre donne, dopo il primo comprensibile momento di dolore, decidono di riprendersi la loro vita, della quale i rispettivi mariti le avevano in qualche modo defraudate. Vogliono cambiar vita e con una buona dose di cinismo, capiscono che in fondo la condizione vedovile non è del tutto spiacevole. Si ripetono che è finito il tempo delle vedove inconsolabili, vestite perennemente a lutto e che è giunto il momento di vivere al meglio gli attimi fuggenti che la vita può ancora regalare. Fanno grandi progetti per riscattarsi dalla quotidianità della loro esistenza di mogli fedeli e dedite alle cure domestiche.
Ma nel momento più bello, in cui quei progetti sembrano potersi realizzare, arriva il fulmine a ciel sereno. Dal nulla sbuca Sophie Clouzot (Antonella Farina), una donna giovane e procace, che senza preamboli dichiara di essere stata per anni l’amante del marito di Rose. E come se non bastasse, da quella relazione sono nate due gemelle. Per Rose, da sempre assolutamente certa della fedeltà del marito, questo è un duro colpo. Sophie e le figlie costituiscono, inoltre, un grave pericolo poiché avanzano diritti concreti sull’eredità dell’uomo. Ma come spesso accade in commedie del genere, c’è posto anche per l’amore: Pierre (Matteo Bertoni) il figlio unico di Jackie (Gabriella Pezzoli) si innamora di una delle gemelle. E poiché «buon sangue non mente», anche lui ha un’amante. Insomma, il tradimento la fa proprio da padrone in questa storia. Malgrado gli infruttuosi tentativi di ridare lustro alle loro vite, le tre vedove continuano a consolarsi a vicenda e a fare progetti. La più effervescente è Marcelle (Loredana Sartorello), sempre in cerca di nuove esperienze amorose. Ma la sua delusione è grande quando il suo uomo, Jean Julien (Adolfo Vaini), di ritorno da un viaggio a Casablanca, si ripresenta… vestito da donna. La commedia è molto divertente e ricca di gustose gags sempre garbate e nel finale c’è ancora spazio per un coup de théâtre: la povera Rose, ormai rassegnata ad avere una famiglia allargata, scopre che il ragazzino del palazzo accanto è un altro figlio illegittimo del marito.
Il cast, completamente al femminile, si avvale di tre protagoniste di prim’ordine (nella foto, Campogalliani, Pezzoli e Sartorello), da sempre punti di forza della Compagnia, una delle più valide nel panorama del teatro amatoriale italiano. La loro alta professionalità ha reso più agevole il compito della regista che le ha lasciate libere nell’interpretazione dei singoli personaggi. Molto belli i costumi di Francesca Campogalliani e Diego Fusari, che ha curato anche la scenografia tradizionalmente borghese.
MANTOVA - Agenda
MANTOVA. Ritorna l’Accademia Teatrale Campogalliani nell’ambito di “Sere d’Estate a Palazzo D’Arco” che chiuderà la rassegna presentando in successione tre fortunati allestimenti del proprio repertorio: si inizierà giovedì 18 luglio alle 21,15 con la divertente commedia brillante “Il clan delle vedove” di Ginette Beauvais per la regia di Maria Grazia Bettini, a cui seguiranno martedì 23 luglio “Scherzi d’amore” di Anton Cechov, per finire giovedì 25 luglio con “La dodicesima notte” di William Shakespeare.
L’Accademia Teatrale Campogalliani è impegnata nella rappresentazione della divertente commedia "Il clan delle vedove (vivere felici la solitudine è uno stato di grazia)" di Ginette Beauvais-Garcin per la regia di Maria Grazia Bettini al teatrino di Palazzo d’Arco. Straordinario pezzo di teatro con straordinari interpreti. Nel cast: Francesca Campogalliani, Loredana Sartorello, Gabriella Pezzoli, Antonella Farina, Valentina Durantini, Giulia Cavicchini, Annalaura Melotti, Matteo Bertoni, Adolfo Vaini, Federico e Davide Cantarelli. Tale è stato l’afflusso di pubblico che giá si registra il tutto esaurito anche per tutte le repliche che termineranno il 17 aprile. Si ricorda quindi che la biglietteria resterá aperta per informazioni solo nei giorni di spettacolo e cioè il giovedì e il sabato dalle 17 alle 18.30 (telefono 0376 325363, www.teatro-campogalliani.it).
La morte del marito non lascia una vedova inconsolabile. Fatale lo sciacquone caduto sul capo del coniuge in bagno, Rose (F.Campogalliani) si costringe ad asciugare l’acqua sparsa sul pavimento. E quando puó compiangersi, spiegando la dinamica dell’evento a Jackie (G.Pezzoli) e Marcelle (L.Sartorello), le sente ridere come fosse una gag. E peggio si fa viva l’amante del marito (A.Farina), per notificarle l’esistenza di due figlie gemelle debitamente riconosciute, e pertanto eredi della proprietá di una casa al mare nei pressi di Calais. In pochi minuti l’illusione d’un grande amore svanisce, ma non produce contraccolpi di disprezzo. Mite e comprensiva, lei si abbandona all’irruenza delle amiche, anch’esse tradite, vedove e inseparabili. "Le Clan des Veuves" è l’unico testo teatrale di Ginette Garcin, nata a Marsiglia nel 1928, sposata Beauvois, morta a Nanterre nel 2010. Lo scrisse nel’90, e v’infuse le sue esperienze d’attrice di lunghissimo corso, tra cinema (con Audiard, Lelouch, Yanne, Boisset e Tacchella) e televisione. Un testo brillantissimo, anche se si rinvengono i luoghi di varie stagioni della commedia, improntati a un costume vagamente ’rétro’. Le vedove sono casalinghe e mogli quietamente fedeli, che si dividono l’affetto dell’unico figlio (M.Bertoni) di Jackie. La quale si consola con i dolci e le battute pungenti, mentre Marcelle, la più tradita, è quella che ha più ubbie per la testa, sfoggiando abiti in technicolor, e rivelando d’essere ai primi approcci con un coiffeur. Dal canto suo, Rose cerca di ragguagliarsi sul sesso con l’hard in tivù, ma conviene d’avere una vocazione nonnesca. In fatto di battute e di gag, la commedia dá il meglio nel primo atto, a causa del susseguirsi di sorprese, e soprattutto di momenti di complicitá fra le tre amiche esilaranti. Sono le stizze e le espressioni d’ingenuitá della Campogalliani, le esternazioni narcisistiche e salottiere della Sartorello, le compulsioni e le aciditá della Pezzoli, o i momenti alcolisti e danzanti comuni a strappare risate e applausi a scena aperta. Bravissime le tre’’star’’ della Compagnia, da ricordare è anche la Farina, che strizzata negli abiti fa boccuccia e starnazza esigenze e rivalse, cui fa eco il pigolio delle due figliole minute. Nel secondo atto le donne convivono pacificate, nascono altre illusioni, ma sul finale l’ingresso di Adolfo Vaini, il coiffeur che ritorna da Casablanca, produce un colpo di teatro di grande effetto comico. Sui registri della commedia la regia della Bettini è molto a suo agio, si diverte e riesce a divertire. L’assecondano in modo conveniente Fusari (scene e costumi), Martinelli (musiche), e Codognola (luci).
Alberto Cattini