Io non capisco la gente che non ci piacciono i crauti .........
La rivoluzione e Una Moglie nervosa: Campanile divenne noto soprattutto come grande umorista, il pensarlo e identificarlo solo in questa maniera sminuirebbe oltre ogni accettabile limite uno dei più grandi scrittori in lingua italiana del Novecento, maestro in quella particolare virtù letteraria del far ridere e al contempo far pensare – così come dovrebbe sempre essere lo humor: non un giochetto di battute fini a sé stesse, gettate lì soltanto per strappare una mera e sovente risata, ma viceversa una delle più affilate e letali armi di critica sociale (e non solo) che l’arsenale letterario presenta, efficace come forse nessun altra quando si tratti di puntare l’indice contro qualcosa che altrimenti la mente comune confonderebbe in mezzo a tutta l’altra becera normalità...
Il caro estinto: Il testo è del tutto al femminile. Le due allieve interpretano Giulia, giovane vedova di Vittorio, e l’amica, la signora De Crampon, ed evocano insieme “il caro estinto”. Più il discorso e le confidenze avanzano, più la figura di Vittorio si rivela mostruosa e ambigua, quanto la stranezza delle due donne. Si scoprirà infatti che il morto era un uomo crudele; non solo aveva rapporti con vecchie, bambine e uomini, ma tra le sue innumerevoli conquiste poteva vantare anche quella della Signora de Crampon.
La varietà di situazioni ed atmosfere permette la realizzazione di uno spettacolo comicamente esplosivo che oscilla tra leggerezza e gravità, come tutto il teatro di De Obaldia. Questo avviene grazie alla giustapposizione degli stili e dei generi più diversi nello spazio di una battuta. Una frase, a volte, basta a farci passare dal riso al pianto, dalla leggerezza, all’angoscia, alla speranza, al pessimismo. Alla svolta di una sola espressione può nascere la delicatezza, il lirismo o la volgarità.
La fontana malata di Aldo Palazzeschi
La lezione è un’opera teatrale in un atto unico scritta da Eugène Ionesco e rappresentata per la prima volta nel 1951 al Théâtre de Poche di Parigi. Dal 1957 continua ad essere rappresentata al Théâtre de la Huchette, in coppia con La cantatrice calva. La lezione è stata riconosciuta da diversi critici come un’importante opera del cosiddetto teatro dell’assurdo. L’autore definisce il suo testo un "dramma comico".
Il violino e un po’ nervosamente di Vladimir Maiakovskji
C’era folla al castello: Jean Tardieu (1903-1955), poeta e drammaturgo, è stato uno degli esponenti del “teatro dell’assurdo” in voga in Francia negli anni ’50. Al centro dell’azione teatrale delle sue opere c’è il linguaggio, l’uso pigro e stereotipo che ne facciamo nel quotidiano, le parole come schermo dell’ipocrisia nei rapporti umani. In questo senso non sfuggono alla lente dell’autore anche le convenzioni teatrali, smontate e messe in scena con affilata ironia. In questa piece si ironizza sul genere del monologo: un dramma d’intrigo poliziesco viene messo in scena appunto con soli monologhi.
Lasciatemi divertire di Aldo Palazzeschi
La moglie nervosa di Achille Campanile
Io non capisco la gente che non ci piacciono i fichi ... di Francesco Guccini
Partiamo dal titolo “io non capisco la gente...” che ci introduce al teatro dell’assurdo, arricchito da alcune poesie futuriste. Il tema dell’incomunicabilità, dell’equivoco, del fraintendimento, dell’uso folle del linguaggio e delle parole sono i contenuti dei testi messi in scena dai giovani attori della scuola di teatro.
Lo spettacolo rappresenta uno studio sulla comicità, che ha molteplici aspetti, ma qui diventa l’espressione del teatro definito dell’Assurdo.
“Il teatro dell’Assurdo è una specie di mondo rovesciato. Tutto quel che ci entra dentro, si capovolge, come il salto di un pagliaccio. Dato che l’Assurdo è il tema filosofico di tutte le pièce, anche la filosofia si trasforma in materia per buffoni. Sono giullari questi autori, che prendono in giro il Re. Il Re, è il teatro. La definizione Teatro dell’Assurdo è stata inventata per attenuare ipocritamente il peso dell’assurdità di vivere, etichettandola come fosse uno stile… Perché è un peso ben difficile da portare, se lo si prende sul serio. Qualcuno (credo fosse Camus) ha detto: l’assurdo ha senso solo se gli si nega consenso.
Ed ecco che questi giovani attori prendono sul serio questo tipo di teatro ma sorridono sotto i baffi e vogliono che il pubblico lo faccia con loro.”