Ennio Flaiano (Pescara 1910-Roma 1972) – Autore molto eclettico, Flaiano spaziò in una grande varietà di campi, passando con facilità dal giornalismo alla prosa e alla scrittura umoristica, dalla critica teatrale e cinematografica al teatro e al cinema vero e proprio, come sceneggiatore a fianco di registi di chiara fama. Tutta la sua produzione, indipendentemente dal genere, si caratterizza per lo stile chiaro, colorito e forbito. Il suo genio multiforme sapeva cogliere gli aspetti più paradossali della vita e della realtà del tempo, che egli interpretò e descrisse con una vena ironica e satirica e un grande senso del grottesco. Dietro il riso, a volte amaro, che le sue farse, le sue affermazioni e i suoi aforismi suscitano vi è tuttavia, sempre, la profondità di un pensiero realistico, privo di illusioni e improntato ad un forte senso morale.
Flaiano drammaturgo – Esordì come autore drammatico nel 1946, con l’atto unico “La guerra spiegata ai poveri”. Altri atti unici vennero rappresentati nel 1960: “La donna nell’armadio” e “Il caso Papaleo”. Del 1960 è pure la versione teatrale di “Un marziano a Roma”, racconto omonimo del 1954. L’ultima opera teatrale “Conversazione continuamente interrotta” fu messa in scena a Roma, nel 1972, poco prima della morte dell’autore.
La guerra spiegata ai poveri – Flaiano compose “La guerra spiegata ai poveri” in pochissimo tempo e la fece rappresentare nel maggio dello stesso anno all’Arlecchino di Roma, un teatrino d’avanguardia. Definita da un critico “brillante saggio di umorismo caustico e irriverente nei confronti dei miti della società borghese”, l’opera è una presa di posizione in chiave ironica, e più spesso farsesca e grottesca, contro la guerra e i suoi fautori ad ogni costo. La trama è molto semplice. Un gruppo di alti “papaveri” capeggiati da un Presidente e da un Generale sono riuniti per pianificare le strategie per una guerra appena iniziata. Nel corso dell’incontro essi esprimono la loro visione della guerra, che concepiscono come evento rassicurante e vantaggioso. Giunge ad un certo momento un giovane, che si rifiuta di andare alla guerra perché non sa che cosa sia. Tutti si danno da fare per spiegargliela e per esaltarne la bellezza e la poesia. Passa il tempo. La guerra sta finendo, ma il gruppo è ancora lì. Questa volta in attesa di progettare il prossimo conflitto.
I personaggi - La maggior parte dei personaggi è “sopra le righe”. I loro discorsi, infarciti di assurdità incredibili, dimostrano fino a che punto possono arrivare la cecità e la stupidità umana. Progettare la guerra e giocare con la vita degli altri sono per loro una specie di passatempo da perpetuare e nel quale indulgere.
L’allestimento – La regia ha volutamente accentuato gli elementi satirici e grotteschi del testo, puntando sul contrasto tra la serietà con cui i personaggi discutono e la vacuità delle loro considerazioni. L’azione si svolge in un ambiente pieno di giocattoli, una specie di sala giochi e, per evidenziare gli aspetti ludici della situazione, i personaggi si trastullano con i vari oggetti, mentre discutono di piani, di armamenti e di vite umane da sacrificare.
La storia - Nato nel 1966 su iniziativa di Bruno Garilli , il Teatro Minimo deve il suo nome al numero limitato dei suoi componenti nonché alla minuscola sede di Via Isabella d’Este, allestita a proprie spese, con il contributo di pittori, scultori e privati cittadini, ove il gruppo ha operato sino al 1994 (50 posti a sedere ed un palcoscenico di m. 5x5). Nel 1994 il gruppo si è trasferito in via Gradaro, 7/A, ove ha ristrutturato un locale fatiscente, trasformandolo in teatro.
Nel corso della sua più che quarantennale attività il “Minimo” ha privilegiato una scelta di testi drammatici, o comunque impegnati, proponendo nuove tendenze teatrali, quali il teatro dell’Assurdo (Albee, Arrabal, Tardieu, Ionesco, Beckett, Pinter, Richardson, ecc.), il teatro documento di Peter Weiss e Dacia Maraini, o autori emergenti, tra cui il mantovano Angelo Lamberti.
Tra i suoi numerosi allestimenti figurano testi di Brecht, De Ghelderode, Cocteau, Flaiano, parecchie edizioni delle opere di Karl Valentin, il Miles Gloriosus di Plauto, un adattamento de Il piccolo principe di A. de Saint-Exupéry e una riuscita edizione de Il sonno dei carnefici di Giorgio Celli. Con Fedra di Seneca (1993), Prometeo incatenato di Eschilo ed Ecuba di Euripide, il gruppo è anche approdato ai classici, portando in scena anche I Persiani di Eschilo, e, dopo la scomparsa di Bruno Garilli, Medea di Seneca e Antigone di Sofocle.
Più recentemente, il gruppo si è orientato verso il teatro classico-moderno, presentando diverse opere di Luigi Pirandello, tra cui, ultima fatica, “La ragione degli altri”, nonché testi di Ugo Betti Harold Pinter e Diego Fabbri.