Siamo a Vienna, nella tarda primavera del 1945, quando, al termine della guerra, anche la capitale, come tutta l’Austria, ormai liberata dall’annessione nazista, viene divisa in quattro zone occupate dai vincitori: Unione Sovietica, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
L’azione si svolge nel salotto dell’appartamento dei Graber, una ricca famiglia borghese decaduta, che abita nel settore sovietico della città ed è composta soltanto da donne: Frau Emma, vedova del Consigliere di Stato Leopold, le due giovani figlie Clara e Lilly e la nuora Enrica, moglie del figlio Hans, disperso sul fronte russo.
La guerra è appena terminata e le donne, ormai sole, devono fronteggiare la scarsità di ogni genere alimentare. Ma devono affrontare una circostanza ancora più grave: l’esercito sovietico “liberatore” pretende che le donne austriache si dedichino al “riposo dei soldati”, salvo compensare ogni prestazione fornita con “buoni” da utilizzare per l’acquisto di generi alimentari.
Frau Emma, per salvare le figlie, offre la nuora Enrica al Commissario addetto all’arruolamento femminile. Enrica accetta, suo malgrado, l’ingrato destino, pur di evitare alle più giovani cognate l’umiliazione della prostituzione.
La scelta di Enrica, pur assicurando la certezza del vitto, sconvolge comunque tanto la sua vita quanto quella dell’intera famiglia e di tutte le donne che vivono nel palazzo dell’appartamento.
La situazione coinvolge infatti anche la portinaia del palazzo, Carlotta, così come l’inquilina del piano di sotto, Frau Lena, che, pur esclusa dal reclutamento sovietico in quanto brutta e zoppa, accoglie ugualmente in proprio i soldati, provocando la reazione stizzita della padrona di casa.
Sarà così proprio Frau Emma a dirottare da Lena ad Enrica il soldato Andreii: questo giovane operaio e maestro di musica in patria, darà con il suo tormento interiore una svolta all’intera vicenda e al destino delle donne di casa Graber.
Immagine della locandina: Marghe di Emilio Vitali (1937)
LUNEDÌ, 14 MARZO 2022
MANTOVA - Tempo-Libero
“ANCHE LE DONNE HANNO PERSO LA GUERRA”
La Campogalliani, con Mario Zolin alla regia,ha tolto dall’oblio un interessante testo di Curzio Malaparte, rappresentato per la prima volta a Venezia nel 1954, e per l’occasione l’onorava un caste d’eccezione: Lilla Brignone, Salvo Randone e Lina Volonghi.
A scartabellare le cronache, non si ha più notizia del dreamma, ambientato a Vienna, alla dine della guerra, nel ’45, quando le truppe d’occupazione assoldavano le donne per il loro piacere. Pratica, viene detto, che accomunava tutti gli eserciti, non di meno quello tedesco allorché l’andamento della guerra si svolgeva a suo favore.
Un commissario sovietico si presenta in casa Graber, per censire le donne possibili alla bisogna. La vedova, Emma (Loredana Sartorello), madre di due ragazze di venti e diciassette anni, cerca di confondere l’inviato, portando la sua attenzione sulla nuova, pur essa vedova, Enrica (Elena Montanari).
La donna, che rincasa in quel momento, ha già fatto mente locale e pare rassegnata al suo destino. L’incipit definisce il primo nucleo strutturale del draamma: il degrado di una famiglia abbiente (il marito era consigliere di Stato), madre scapigliata, china sulle carte, ossessionata dalle sigarette; figlia maggiore sgarbatamente odiosa, figlia minore infantilmente ingenua. E se il decoro è scomparso, anche l’egoismo di gruppo ha preso il sopravvento.
Sartorello, che ha una statur attoriale da professionista, sa ben creare il delirio piccolo borghese della donna che si aggrappa a quel poco di benessere che il prostituirsi della nuova le concede, e pure le rinfaccia un’impossibile copertura di rispettabilità. L’immoralità di stato, che serpeggia anche tra le figlie, la portinaia (C. Benazzi) e un’altra inquilina (D. Modena) si scatena nel secondo atto, e richiama i momenti meno effimeri del neorealismo del tempo. A questo nucleo di gruppo di donne in interni, disperante e senza tramonto, se ne accosta, a sorpresa, un secondo ripreso dalla temperie esistenziali degli anni ’50.
Enrica, la nuova, conduce la sua routine di donna dei soldati russi, allorché riceve la visita di Andrei, un giovane insegnante di musica, che si siede al pianoforte, e attacca frasi di Schubert, Shostakovic, di Khachaturian (selezione di Nicola Martinelli).
Il ragazzo (Davide Cantarelli) sembra colloquiare con la dolcezza dell’età, e la consapevolezza di chi ha patito molte esperienze di dolore.
Enrica, sorpresa, replica con disincanto, e i toni alti cui ricorre provocano pari risposte. Malaparte conosce i passi noti di Camus e Sartre, la condanna ad essere liberi, di vivere la propria umanità al di là degli incidenti di percorso, e pure la durezza del muro, o del mero nulla.
Entrambi, Montanari e Cantarelli, adottano un tono di voce sommesso, accorato, che accetta il corso degli eventi senza assumerli con determinazione. Contro gli eserciti maschili del mondo, il fascino o l’orrore che suscitano, l’esito è quello del titolo: “Anche le donne hanno perso la guerra”. Un testo, che pur datato, soddisfa la nostra curiosità, grazie ala regia attenta e illuminante di Mario Zolin.
Alla fine un lungo applauso ha ricordato l’uscita di scena di Damiano Scaini, celebre Re Lear.
Alberto Cattini
Lunedì, 7 marzo 2022
di redazione
MANTOVA – Un dramma intenso che porta sul palco del teatrino di Palazzo D’Arco un mondo cinico e disincantato: quello che nel 1945, a guerra appena finita, travolge una famiglia viennese composta di sole donne un tempo benestanti, e le costringe a fare i conti con le pretese dell’’esercito sovietico “liberatore”: le donne austriache devono dedicarsi al “riposo dei soldati”, e per ogni prestazione fornita possono avere dei “buoni” per l’acquisto di generi alimentari.
Uno spettacolo drammaticamente attuale quello proposto con la pièce “Anche le donne hanno perso la guerra” di Curzio Malaparte per la regia di Mario Zolin, in cui gli attori della Campogalliani danno ancora una volta il meglio di sé e che sarà in scena nei fine settimana sino al 10 aprile.
A spiegarne il senso nel video servizio, dove vengono proposti anche dei passaggi dello spettacolo, è lo stesso regista Mario Zolin.
Frau EMMA GRABER la vedova Graber LOREDANA SARTORELLO
CLARA GRABER la figlia maggiore MARGHERITA GOVERNI
LILLY GRABER la figlia minore MARIASOLE TARTARI
Frau ENRICA la nuora ELENA MONTANARI
Frau CARLOTTA la portinaia CHIARA BENAZZI
Frau LENA la zoppa DANIELA MODENA
COMMISSARIO il burocrate sovietico GIOVANNI RODELLI
ANDREII il soldato sovietico DAVIDE CANTARELLI
Per informazioni e prenotazioni: https://www.teatro-campogalliani.it/
Sabato, 5 marzo 2022
di redazione
MANTOVA – Tante, tantissime mamme in fuga dall’orrore della guerra in Ucraina con i loro bambini. Le immagini di questi giorni ci restituiscono il loro dramma, ma anche quello delle donne rimaste nelle città, sotto le bombe, spesso abusate dai soldati russi, e infine il dramma di mamme e di donne da tempo lontane dal loro Paese, dai loro mariti e dai figli rimasti a combattere l’invasore.
Le donne sono sempre state tra le principali vittime delle guerre, proprio come in quella storia, di una drammatica attualità, pur se ambientata alla fine della Seconda guerra mondiale, che da questa sera l’Accademia Campogalliani porta in scena.
“Anche le donne hanno perso la guerra” di Curzio Malaparte, per la regia di Mario Zolin, è lo spettacolo che sarà protagonista al Teatrino D’Arco nei fine settimana sino a domenica 10 aprile.
Siamo a Vienna, nella tarda primavera del 1945, quando, al termine della guerra, anche la capitale, come tutta l’Austria, ormai liberata dall’annessione nazista, viene divisa in quattro zone occupate dai vincitori: Unione Sovietica, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
L’azione si svolge nel salotto dell’appartamento dei Graber, una ricca famiglia borghese decaduta, che abita nel settore sovietico della città ed è composta soltanto da donne: Frau Emma, vedova del Consigliere di Stato Leopold, le due giovani figlie Clara e Lilly e la nuora Enrica, moglie del figlio Hans, disperso sul fronte russo.
La guerra è appena terminata e le donne, ormai sole, devono fronteggiare la scarsità di ogni genere alimentare. Ma devono affrontare una circostanza ancora più grave: l’esercito sovietico “liberatore” pretende che le donne austriache si dedichino al “riposo dei soldati”, salvo compensare ogni prestazione fornita con “buoni” da utilizzare per l’acquisto di generi alimentari.
Frau Emma, per salvare le figlie, offre la nuora Enrica al Commissario addetto all’arruolamento femminile. Enrica accetta, suo malgrado, l’ingrato destino, pur di evitare alle più giovani cognate l’umiliazione della prostituzione.
La scelta di Enrica, pur assicurando la certezza del vitto, sconvolge comunque tanto la sua vita quanto quella dell’intera famiglia e di tutte le donne che vivono nel palazzo dell’appartamento.
La situazione coinvolge infatti anche la portinaia del palazzo, Carlotta, così come l’inquilina del piano di sotto, Frau Lena, che, pur esclusa dal reclutamento sovietico in quanto brutta e zoppa, accoglie ugualmente in proprio i soldati, provocando la reazione stizzita della padrona di casa.
Sarà così proprio Frau Emma a dirottare da Lena ad Enrica il soldato Andreii: questo giovane operaio e maestro di musica in patria, darà con il suo tormento interiore una svolta all’intera vicenda e al destino delle donne di casa Graber.
Frau EMMA GRABER la vedova Graber LOREDANA SARTORELLO
CLARA GRABER la figlia maggiore MARGHERITA GOVERNI
LILLY GRABER la figlia minore MARIASOLE TARTARI
Frau ENRICA la nuora ELENA MONTANARI
Frau CARLOTTA la portinaia CHIARA BENAZZI
Frau LENA la zoppa DANIELA MODENA
COMMISSARIO il burocrate sovietico GIOVANNI RODELLI
ANDREII il soldato sovietico DAVIDE CANTARELLI
Per informazioni e prenotazioni: https://www.teatro-campogalliani.it/
SABATO, 5 MARZO 2022
MANTOVA - Tempo-Libero
DA STASERA AL 10 APRILE
Prosegue la stagione dell’Accademia Teatrale Campogalliani al teatrino di Palazzo d’Arco: oggi alle 20.45, e in successive rappresentazioni fino al 10 aprile, andrà in scena Anche le donne hanno perso la guerra di Curzio Malaparte, regia di Mario Zolin.
Siamo a Vienna nella tarda primavera 1945. La guerra è finita e la città, liberata, viene divisa in quattro zone occupate dai vincitori: unione Sovietica, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
L’azione si svolge nel salotto dell’appartamento dei Graber, una ricca famiglia borghese decaduta che abita nel settore sovietico, composta solo di donne: la vedova Emma, le sue due giovani figlie Clara e Lilly e la nuova Enrica, moglie del figlio Hans disperso sul fronte russo.
Il cibo è scarso. Ma c’è di peggio: i russi pretendono che le donne si dedichino al “riposo dei soldati”, compensando le prestazioni con “buoni” per comprare generi alimentari. Per salvare le figlie, Emma offre la nuova Enrica al commissario russo addetto alla squallida partita.
Pur di evitare che le più giovani cognate siano costrette a prostituirsi, Enrica accetta.
Gli interpreti sono Loredana Sartorello, Margherita Governi, Mariasole Tartari, Elena Montanari, Chiara Benazzi, Daniela Modena, Giovanni Rodelli e Davide Cantarelli. Scenografie di Mario Zolin, costumi di Francesca Campogalliani e Diego Fusari, luci di Massimiliano Fiordaliso, selezione musicale di Nicola Martinelli, direzione scenica di Marina Alberini e Nadia Golinelli, grafica e aiuto regia di Michele Romualdi. Le prenotazioni sono aperte alla biglietteria del Teatrino d’Arco oggi dalle 17.30 in poi, tel. 0376 325363, email biglietteria@teatro-campogalliani.it.
G.S.