Lo spettacolo a cui state per assistere prende spunto da una storia vecchia come il mondo, ma purtroppo sempre attuale: i mali che ogni guerra porta con sé contrapposti alla giusta e saggia aspirazione alla pace.
Lo sapeva bene il greco Aristofane (V-IV sec a.C), il primo e più famoso autore della “commedia antica”, a cui dobbiamo la primogenitura di Lisistrata, alla quale molte altre stesure si sono ispirate anche in tempi moderni, compresa la nostra. Sua infatti è l’eloquente scelta del nome della protagonista, che ritorna in tutte le successive rielaborazioni, e che significa “colei che scioglie gli eserciti” rendendola l’esempio di una lotta, alla fine vincente, in cui le donne rifiuteranno i rapporti sessuali con i loro mariti, finché essi non metteranno fine alla guerra del Peloponneso.
Eroina geniale ed eterna, è una donna intelligente, passionaria e determinata, una figura energica in grado di convincere le altre donne a combattere una grande e faticosa battaglia con armi che costringono ad una riflessione la cui forza in questo caso è una combinazione di pazienza e strategia, con un’abilità che le donne quotidianamente sperimentano e mettono in pratica: soltanto in questo modo l’aggrovigliato gomitolo della guerra potrà essere sciolto, tessendo la trama di una pace duratura.
È così che ateniesi e spartane, tradizionalmente nemiche, diventano alleate e, seppure in chiave solo superficialmente ironica, possono essere ancora oggi donne che lottano insieme per i loro diritti che si sono fatti via via più definiti, più estesi e profondi.
A distanza di secoli, anche a noi è sembrato che Lisistrata potesse tornare ad essere il nome -simbolo di una lotta tutta femminile.
Con gli allievi del corso avanzato abbiamo allora riscritto questa storia, già di per sé così moderna, ambientandola negli anni ‘60/’70 del Novecento, anni di contestazione, rivoluzione, lotta per la parità dei diritti e protesta contro le guerre che non hanno mai fine in tutto il mondo. E se la vicenda si manifesta con leggerezza di linguaggio e di situazioni, di movimenti coreografici e di interventi musicali, la “rivoluzione” voluta dalle donne si realizza nella sostanza senza cedimenti o divagazioni, divertente ma assolutamente seria e consegna al pubblico una metafora dell’intelligenza e della forza dell’universo femminile, oggi più che mai impegnato a sostenere idee e diritti.
SABATO, 16 MARZO 2024
GILBERTO SCUDERI
Sabato 16 marzo alle 20.45 e domenica 17 marzo alle 16 al Teatrino di Palazzo d’Arco l’Accademia Francesco Campogalliani mette in scena “Chi fa la guerra non fa l’amore” per la regia di Maria Grazia Bettini con la partecipazione degli allievi del corso avanzato della Scuola di teatro.
L’ingresso è gratuito con possibile offerta libera per la Casa del Sole, che sarà presente con la vendita degli ovetti di Pasqua.
Lo spettacolo prende spunto da una storia vecchia come il mondo, ma purtroppo sempre attuale: i mali che ogni guerra porta con sé, contrapposti alla giusta e saggia aspirazione alla pace.
Già lo sapeva Aristofane nell’antica Grecia, 400 anni prima di Cristo, quando allestì la commedia “Lisistrata”: c’era la guerra del Peloponneso e le donne proclamarono lo sciopero del sesso ad oltranza finché gli uomini non avessero alzata bandiera bianca, cioè firmato la pace. Così le donne ateniesi e spartane, da nemiche divennero alleate.
A Lisistrata, “colei che scioglie gli eserciti”, si ispira la rappresentazione dell’Accademia Campogalliani.
Con gli allievi del corso avanzato è stata riscritta questa storia, ambientandola negli anni ’60-’70 del ’900, di contestazione, lotta per la parità dei diritti e protesta contro le guerre.
Gli interpreti sono Carolina Galli, Tiziana Casoni, Federica Gradella, Gemma Gerevini, Anita Tontini, Annalisa Giovanelli, Emma Barbieri, Francesca Savoia, Barbara Pedrazzini, Donata Bosco, Lorenzo Pradella, Carlo Torreggiani e Giovanni Rodelli.
Realizzazione e direzione musicale di Nicola Martinelli, direzione delle luci di Max Fiordaliso, direzione scenica di Maria Donata Bosco, coreografie di Maria Selene Gola, costumi e trovarobato di Francesca Campogalliani, scenografie di Daniele Pizzoli e Carolina Galli, ideazione e la realizzazione della pubblicità di Carolina Galli.
L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.
Per ulteriori informazioni e prenotazioni è possibile contattare la biglietteria del Teatrino d’Arco dalle 17.30 alle 19, tel. 0376 325363 e 375 7384473, o inviare una email a biglietteria@teatro-campogalliani.it o collegarsi online col sito www.teatro-campogalliani.it.