Beatrice, servendosi del delegato Spanò, ordisce una trama per smascherare l’infedeltà del marito, il Cavalier Fiorica, che si lascia cogliere in flagrante.
Nell’ottica perbenista tipica di ogni ipocrisia borghese, la famiglia tenta d’insabbiare l’accaduto. Così, l’indignazione di una donna ingannata, potrebbe concludersi con disarmante semplicità.
La schermaglia domestica però chiama in causa un terzo personaggio e ne mina irrimediabilmente la reputazione agli occhi dei compaesani.
Si tratta dello scrivano Ciampa, il quale da tempo accetta, per amore o debolezza, la sua degradante condizione di uomo tradito, purché essa rimanga nascosta alla curiosità del mondo.
A questo punto, tuttavia, sentendosi messo alla berlina, egli diviene severo e implacabile ragionatore solo facendo sembrare pazza Beatrice potrà recuperare l’onore perduto.
Ergendosi a difesa della sua smagrita dignità, il Ciampa inanella una serie di funamboliche quanto stringenti argomentazioni, persuadendo con le sole armi della consequenzialità e della logica.
Il berretto a sonagli della pazzia è il lasciapassare che consente di accedere alla verità e di gridarla al mondo.
Al consorzio civile non resta che isolare il folle nel tentativo di preservare il suo delicato equilibrio interno: solo l’ennesimo simulacro che il protagonista lacererà scoppiando, nel finale, in un’orribile risata "di selvaggio piacere e di disperazione a un tempo".
Prigionieri di un angusto carcere, soggetti alla tirannia delle convenzioni, gli interpreti sono costretti a disegnare brevi traiettorie, voli spezzati da barriere che ne stordiscono i più spontanei impulsi.
I personaggi sono pupi, marionette forme che imprigionano la vita vera sono circondati da simulacri della borghesia (poltrone, quadri, statue, lampadari...).
Si muovono e vivono in uno spazio delimitato, quasi costretti a vivere solo in quel quadrato piastrellato.
Si presentano al pubblico muti burattini che, una volta illuminati, prendono vita per raccontare la loro storia: maschere di ipocrisia, per esistere sono costrette a salvare ognuna il proprio ruolo nella società. Non importa chi dovrà soccombere l’importate è che l’ordine costituito non venga sovvertito.
Calibrando la parola sul gesto ed il gesto sulla parola, la regia affida alla recitazione il compito di restituire ai dialoghi il loro colore naturale nel perentorio rifiuto di ogni caricatura. Si sottolinea così che le maschere sono la normalità nel consorzio civile.
Gli anni venti del novecento fanno da ambientazione all’allestimento scenico, volutamente improntato ad un austero minimalismo.
Luci e musiche d’atmosfera incorniciano, in particolare, i momenti d’astrazione del Ciampa dal suo personaggio: i celebri monologhi nei quali la voce di Pirandello sembra distinguersi vividamente per enuclearne i gangli teorici.
Luigi Pirandello nasce nel 1867 ad Agrigento.
La famiglia, agiata e numerosa, appartiene alla nuova borghesia professionistica e industriale siciliana. Compie un complesso iter di studi e si laurea a Bonn dopo aver frequentato le università di Palermo e Roma.
Nel 1893 comincia a dedicarsi alla narrativa e nel 1901 viene pubblicato il suo primo romanzo "L’esclusa" che presenta già le principali tematiche pirandelliane: il contrasto tra apparenza e realtà, lo sfaccettarsi della verità, l’assurdità della condizione umana fissata in una "forma" che soffoca la "vita".
Nel 1904 inizia a pubblicare a puntate "Il fu Mattia Pascal" che realizza con esiti particolarmente felici la novità del suo pensiero.
Nel 1908 esce "L’umorismo" in cui enuncia i capisaldi della sua poetica.
Nel 1910 inizia la sua ricchissima produzione teatrale di cui ricordiamo "Il berretto a sonagli" del 1916, che si colloca fra le opere più importanti del primo periodo, e "Sei personaggi in cerca d’autore" del 1921, che è l’emblema della sua rottura con il teatro tradizionale.
Successivamente Pirandello continua anche l’attività di narratore con opere di grande rilievo, ma si identifica sempre più con il mondo teatrale, partecipa alla messa in scena dei suoi spettacoli e fonda il "Teatro d’Arte di Roma" conMarta Abba e Ruggero Ruggeri come primi attori.
Nel 1934 riceve il premio Nobel. Muore a Roma due anni più tardi.
Martedì, 23 gennaio 2024
MANTOVA – L’ultima replica era prevista per il 27 gennaio, ma visto il grande successo di pubblico e la grande richiesta l’Accademia Campogalliani porterà in scena al Teatrino d’Arco “Berretto a Sonagli” di Luigi Pirandello regia di Mario Zolin anche il 2 febbraio.
Per chi non fosse riuscito a prenotare un posto per i prossimi appuntamenti di giovedì 25 gennaio 2024 ore: 20:45 e sabato 27 gennaio 2024 ore: 20:45 può prenotare per venerdì 2 febbraio scrivendo a biglietteria@teatro-campogalliani.it.
La trama
Beatrice, servendosi del delegato Spanò, ordisce una trama per smascherare l’infedeltà del marito, il Cavalier Fiorica, che si lascia cogliere in flagrante.
Nell’ottica perbenista tipica di ogni ipocrisia borghese, la famiglia tenta d’insabbiare l’accaduto. Così, l’indignazione di una donna ingannata, potrebbe concludersi con disarmante semplicità.
La schermaglia domestica però chiama in causa un terzo personaggio e ne mina irrimediabilmente la reputazione agli occhi dei compaesani.
Si tratta dello scrivano Ciampa, il quale da tempo accetta, per amore o debolezza, la sua degradante condizione di uomo tradito, purché essa rimanga nascosta alla curiosità del mondo.
A questo punto, tuttavia, sentendosi messo alla berlina, egli diviene severo e implacabile ragionatore solo facendo sembrare pazza Beatrice potrà recuperare l’onore perduto.
Ergendosi a difesa della sua smagrita dignità, il Ciampa inanella una serie di funamboliche quanto stringenti argomentazioni, persuadendo con le sole armi della consequenzialità e della logica.
Il berretto a sonagli della pazzia è il lasciapassare che consente di accedere alla verità e di gridarla al mondo.
Al consorzio civile non resta che isolare il folle nel tentativo di preservare il suo delicato equilibrio interno: solo l’ennesimo simulacro che il protagonista lacererà scoppiando, nel finale, in un’orribile risata “di selvaggio piacere e di disperazione a un tempo”.
MERCOLEDÌ, 10 GENNAIO 2024
GILBERTO SCUDERI
Quando c’era il delitto d’onore e la moglie poteva finire in carcere o ammazzata. Ancora non c’era la parola femminicidio. Non mancavano altre soluzioni del problema. Prosegue al Teatrino di Palazzo d’Arco la stagione dell’Accademia Francesco Campogalliani.
Da sabato 13 gennaio - lo spettacolo è alle 20.15 - fino al 4 febbraio andrà in scena “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello, regia di Mario Zolin. Questione di corna. Sicilia: una moglie vuole denunciare il tradimento del marito con la giovane moglie di un anziano, Ciampa, che tollera la situazione purché venga salvata la sua rispettabilità. Ciampa - cerca inutilmente di evitare la denuncia “accetta la propria condizione di cornuto e sa cosa fare per recuperare l’onore perduto. Il berretto a sonagli è quello del buffone di corte (alla Rigoletto), quello della pazzia che consente di gridare al mondo la verità, tanto il pazzo non sarà creduto. La società “civile”, ipocrita, per proteggersi lo isolerà. Risata finale di liberazione e disperazione. Nella regia di Zolin i personaggi, come dice Ciampa, sono pupi, marionette, circondati da simulacri borghesi (poltrone, quadri, statue, lampadari).
Il disegno registico e l’ambientazione di inizio ‘900 richiedono un allestimento scenico essenziale e austero. Le scenografie, di Diego Fusari e Mario Zolin, sono state realizzate dal laboratorio Busoli. I costumi, di Francesca Campogalliani e Diego Fusari, sono della sartoria Costapereira. La scelta musicale è curata da Nicola Martinelli. Luci di Massimiliano Fiordaliso. Direzione di scena di Marina Alberini. Interpreti: Salvatore. Luzio (Ciampa), Rossella Avanzi, Giancarlo Santarello, Francesca Campogalliani, Giancarlo Braglia, Diva Paola Polidori, Roberta Bonfiglio e Annalaura Melotti. La realizzazione dello spettacolo è resa possibile grazie al sostegno della Fondazione della Comunità Mantovana onlus. Prenotazioni posti numerati: alla biglietteria giovedì, venerdì e sabato dalle 17.30 alle 19 o con email biglietteria@teatro-campogalliani.it. Info tel. 0376 325363 e 375 73811730 www.teatro-campogalliani.it Le rappresentazioni avranno luogo nelle serate di venerdì e sabato alle ore 20,15 e la domenica alle ore 16 fino al 4 febbraio.
Il berretto a sonagli
Il capolavoro di Pirandello al Teatro Sociale nell’allestimento dell’Accademia Campogalliani
La rassegna “I grandi classici”, celebrativa del settantennale dell’Accademia Teatrale “Francesco Campogalliani”, porta al Teatro Sociale “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello, giovedì 20 ottobre alle ore 21, per la regia di Mario Zolin.
Beatrice, servendosi del delegato Spanò, ordisce una trama per smascherare l’infedeltà del marito, il Cavalier Fiorica, che si lascia cogliere in flagrante. Nell’ottica perbenista tipica di ogni ipocrisia borghese, la famiglia tenta d’insabbiare l’accaduto. Così, l’indignazione di una donna ingannata, potrebbe concludersi con disarmante semplicità. La schermaglia domestica però chiama in causa un terzo personaggio e ne mina irrimediabilmente la reputazione agli occhi dei compaesani. Si tratta dello scrivano Ciampa, il quale da tempo accetta, per amore o debolezza, la sua degradante condizione di uomo tradito, purché essa rimanga nascosta alla curiosità del mondo.
A questo punto, tuttavia, sentendosi messo alla berlina, egli diviene severo e implacabile ragionatore solo facendo sembrare pazza Beatrice potrà recuperare l’onore perduto.
Ergendosi a difesa della sua smagrita dignità, il Ciampa inanella una serie di funamboliche quanto stringenti argomentazioni, persuadendo con le sole armi della consequenzialità e della logica. Il berretto a sonagli della pazzia è il lasciapassare che consente di accedere alla verità e di gridarla al mondo. Al consorzio civile non resta che isolare il folle nel tentativo di preservare il suo delicato equilibrio interno: solo l’ennesimo simulacro che il protagonista lacererà scoppiando, nel finale, in un’orribile risata "di selvaggio piacere e di disperazione a un tempo".
Note di regia di Mario Zolin. «Prigionieri di un angusto carcere, soggetti alla tirannia delle convenzioni, gli interpreti sono costretti a disegnare brevi traiettorie, voli spezzati da barriere che ne stordiscono i più spontanei impulsi. I personaggi sono pupi, marionette, forme che imprigionano la vita vera e sono circondati da simulacri della borghesia (poltrone, quadri, statue, lampadari...). Si muovono in uno spazio delimitato, quasi costretti a vivere solo in quel quadrato piastrellato. Si presentano al pubblico muti burattini che, una volta illuminati, prendono vita per raccontare la loro storia: maschere di ipocrisia, per esistere sono costrette a salvare ognuna il proprio ruolo nella società. Non importa chi dovrà soccombere l’importate è che l’ordine costituito non venga sovvertito.
Calibrando la parola sul gesto e il gesto sulla parola, la regia affida alla recitazione il compito di restituire ai dialoghi il loro colore naturale nel perentorio rifiuto di ogni caricatura. Si sottolinea così che le maschere sono la normalità nel consorzio civile. Gli anni venti del Novecento fanno da ambientazione all’allestimento scenico, volutamente improntato ad un austero minimalismo. Luci e musiche d’atmosfera incorniciano, in particolare, i momenti d’astrazione del Ciampa dal suo personaggio: i celebri monologhi nei quali la voce di Pirandello sembra distinguersi vividamente per enuclearne i gangli teorici».
Personaggi e interpreti: Ciampa, Salvatore Luzio; Beatrice Fiorica, Rossella Avanzi; Assunta La Bella, Francesca Campogalliani; Nina, Annalaura Melotti; Fifì La Bella, Francesco Farinato; Spanò, Giancarlo Braglia; La Saracena, Cristina De Biasi; Fana, Roberta Bonfiglio.
TEATRO
MANTOVA. Terzo appuntamento, gìovedì alle 21 al Teatro Sociale di Mantova, con i classici dell’Accademia Campogalliani, un cartellone di quattro eventi per celebrare i 70 anni di ininterrotta attività teatrale.
Dopo Pigmalione e La dodicesima notte ora è la volta di un grande autore italiano del ’900, Luigi Pirandello con la rappresentazione de Il berretto a sonagli per la regia di Mario Zolin. Questo testo teatrale fu scritto nell’agosto del 1916, in dialetto siciliano, per Angelo Musco con il titolo A birritta cu ’i ciànciani poi modificato in A birritta cu ’i ciancianeddi e si riferisce al berretto portato dal buffone, il copricapo della vergogna ostentato davanti a tutti. La vicenda ha luogo in una cittadina siciliana dove la signora Beatrice Fiorica, gelosa e insoddisfatta, vuole denunciare al delegato Spanò, amico di famiglia, il tradimento del marito, cavalier Fiorica, con la giovane moglie del suo scrivano Ciampa, anziano e a conoscenza dei fatti, che tollera la situazione purché venga salvato il suo “pupo”, cioè la sua rispettabilità e la “faccia”. Inutilmente Ciampa cerca di evitare la denuncia tentando di persuadere la signora Beatrice a girare la corda “seria”, quella che fa ragionare ed evita i disastri.
Nella regia di Zolin i personaggi sono prigionieri di un angusto carcere, soggetti alla tirannia delle convenzioni, e pertanto sono costretti a disegnare brevi traiettorie, voli spezzati da barriere che ne stordiscono i più spontanei impulsi. Il disegno registico e l’ambientazione storica di inizio ’900 richiedono un allestimento scenico volutamente improntato all’essenzialità e ad un austero minimalismo.
Le scenografie portano la firma di Diego Fusari, e sono state realizzate dal laboratorio Busoli, i costumi di Francesca Campogalliani e Diego Fusari e confezionati dalla sartoria Costapereira, la scelta musicale è stata curata da Nicola Martinelli, le luci da Giorgio Codognola, la direzione di scena è di Annalaura Melotti.
Gli interpreti sono: Salvatore Luzio (Ciampa), Rossella Avanzi (Beatrice Fiorica), Francesca Campogalliani (Assunta La Bella, sua madre), Giancarlo Braglia (Delegato Spanò), Cristina Debiasi( la Saracena), Roberta Bonfiglio (Fana) e Annalaura Melotti (la signora Ciampa).
La realizzazione della commedia come di tutte le altre produzioni della stagione teatrale dell’Accademia Campogalliani è stata resa possibile grazie al sostegno della Fondazione della Comunità Mantovana onlus. Le prenotazioni, anche per l’ultimo appuntamento di giovedì 28, sono già aperte per tutti gli spettacoli e si possono effettuare solo alla biglietteria del Teatro Sociale nelle giornate di martedì e giovedì dalle 10.30 alle 12.30, mentre il mercoledì e venerdì dalle 17 alle 19 (0376 1974836) oppure on-line dal sito: www.teatrosocialemantova.it.
TEATRO
L’Accademia Teatrale Campogalliani si afferma -non è una novità -anche fuori dal proprio territorio partecipando a rassegne e festival teatrali di ambito nazionale. Così è accaduto in seguito alla partecipazione a “Sabato a Palazzo”, Festival Nazionale del Teatro Amatoriale “3º Trofeo Catullo”, che si è svolto tra novembre 2012 e febbraio 2013 al Palazzo dei Congressi di Sirmione, organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Sirmione, in collaborazione con il Gruppo Teatrale La Betulla di Nave (Brescia). Al Festival di Sirmione partecipavano 7 compagnie selezionate tra i più prestigiosi ed affermati gruppi teatrali amatoriali italiani provenienti da Macerata, Lonigo, Foligno, Venezia, Bolzano e Imperia.
Lo storico gruppo mantovano, che ha rappresentato “Il berretto a sonagli” di Pirandello per la regia di Mario Zolin, ha conquistato la vittoria per lo spettacolo più gradito dal pubblico con un punteggio di 9,36 decimi e il trofeo Catullo come miglior spettacolo. La giuria ha assegnato il premio con la seguente motivazione: lo spettacolo, eccellente in tutte le componenti tecniche ed estetiche, ha presentato un gruppo che, affrontando un difficilissimo impegno, lo ha portato a termine con consapevole professionalità, dimostrando perfetta conoscenza dell’azione scenica, offrendo un racconto fortemente sostenuto con ritmo e recitazione di alta caratura, esempio di impegno, partecipazione e dedizione veramente ammirevoli.
Il cast è composto da Rossella Avanzi, Salvatore Luzio, Francesco Farinato, Cristina Debiasi, Francesca Campogalliani, Giancarlo Braglia, Roberta Bonfiglio e Annalaura Melotti. Le scenografie sono di Diego Fusari e Mario Zolin, i costumi di Francesca Campogalliani e Diego Fusari, la colonna sonora è stata selezionata da Nicola Martinelli, le luci sono curate da Giorgio Codognola, il sonoro da Marina Alberini ed Ermanno Balestrieri.
TEATRO
Lo spettacolo per la regia di Zolin in scena al D’Arco
Il teatro leggero dei primi decenni del secolo scorso, fitto di mariti infedeli o traditi, ha più volte fornito a Pirandello lo spunto per insistere sul tema delle maschere. E lo ritroviamo ne "Il berretto a sonagli". In paese non c’è chi non sappia delle tresche dei signori con le giovani e fiorenti donne del popolo. L’offesa è dimenticata, se le apparenze sono rispettate. Sennonché la consorte d’un cavaliere decide di svergognare il marito e organizza una sorta d’agguato ai suoi danni nella dimora dell’amante sposata a un dipendente. Nella prima parte dello spettacolo inscenato al palazzo d’Arco per la regia di Mario Zolin, i personaggi tornano a eseguire il numero di genere: la Saracena (C. Debiasi) fomenta l’animosità della tradita, la vecchia serva (R. Bonfiglio) scuote la testa e piagnucola, il delegato (G. Braglia) oscilla indeciso e addobba il vittimismo, il fratello Fifì (F. Farinato) pensa ai debiti e non intuisce la trama, e infine la signora Beatrice (R. Avanzi), puntigliosa e vindice, non arretra all’apparire di Ciampa (S. Luzio), e alla tirata delle "tre corde" che è il modo di arzigogolare di Pirandello, di far sua la trama di corna, se ne libera inviandolo a Palermo. Segnaliamo la presenza scenica (belli i costumi) dell’Avanzi, che ha posture, e sguardi, e moti di labbra molto accattivanti, un modo incisivo di comunicare il personaggio nel solco delle irose fatali. Ma gli altri interpreti non sono gran che coordinati con la sua recitazione di rivalsa femminile.
Nel secondo atto s’impone l’umorismo del delegato, e della madre (F. Campogalliani) che di corna se ne intende. E poi parte il lungo monologo di Ciampa, che funziona, anche se ci sarebbe piaciuta un po’ più d’auto ironia. Salvatore Luzio è un’interessante novità della Capogalliani. Applausi per tutti. Puntuali i costumi e le scene di Diego Fusari, e la colonna sonora di Nicola Martinelli.
Alberto Cattini
91%
“ECCELLENTE”
Ottimi gli interpreti. Ambientazione e costumi di notevole livello. Complimenti .
OTTIMA INTERPRRTAZIONE,in particolare Salvatore Luzio in Ciampa e Rossella Avanzi in Beatrice Florica