"... seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi…". Questa la motivazione con cui Dario Fo riceve nel 1997 (era già stato candidato nel 1975) il Premio Nobel per la Letteratura.
Nato a Sangiano (Varese) il 24 marzo 1926 è drammaturgo, attore teatrale, scrittore, regista, scenografo, attore cinematografico, comico, blogger e paroliere; uomo di teatro a tutto tondo, sull’esempio di Eduardo De Filippo. I suoi lavori teatrali fanno uso degli stilemi comici dell’antica commedia dell’arte italiana e sono rappresentati con successo in tutto il mondo. È famoso per i suoi testi teatrali di satira politica e sociale e per l’impegno politico.
Accostatosi alla farsa verso la fine degli anni ’50, Dario Fo compie un’operazione storica sul genere: recupera copioni e canovacci di farse che, nell’ottocento, la famiglia di attori girovaghi Rame (genitori della moglie Franca) metteva in scena nelle piazze del Piemonte e del Lombardo-Veneto. I testi originali sono per Fo solo uno spunto: l’obiettivo finale è dare alla farsa, genere considerato di "bassa categoria", una sua dignità, senza mai perdere il piacere di far ridere il pubblico utilizzando una comicità un po’ stracciona, accesa, clamorosa, sgangherata e clownesca con ruzzoloni, fughe, inseguimenti e sparatorie.
Appartengono al genere farsesco di questo periodo "I cadaveri si spediscono e le donne si spogliano" e "Non tutti i ladri vengono per nuocere", entrambi scritti nel 1958. 11 primo è un vaudeville contaminato dalla farsa gialla, strampalata, surreale, con ininterrotte trovate comiche e una trama intrigante; una sorta di opera buffa senza musica….
"Non tutti i ladri vengono per nuocere" è una commedia degli equivoci, che rifà il verso agli intrecci del teatro francese di fine ottocento con tutti gli elementi del vaudeville: la sequenza delle scene, i ritmi, i malintesi… "una struttura a piramide rovesciata" come lo stesso Fo la definisce.
Due farse che si avvalgono del classico gioco dell’equivoco, con scambi di persona, assurde situazioni e imprevedibili malintesi, attraverso un ritmo serrato di battute. Due storie apparentemente senza nulla in comune se non una stravagante e paradossale rappresentazione della realtà per mettere in ridicolo i difetti della cosiddetta "gente per bene": un modo, appunto, per dileggiare il potere restituendo la dignità agli oppressi…
“Ho letto per la prima volta questi due atti unici alla fine degli anni ottanta e insieme ad un gruppo di amici mi sono divertito a metterli in scena con la fantasia e l’entusiasmo dei vent’anni e con pochissimi mezzi a disposizione.
Quando il Direttore artistico, Maria Grazia Bettini, mi ha proposto di occuparmi del tradizionale spettacolo di fine anno, il pensiero è corso immediatamente a quella divertentissima esperienza giovanile: gli atti unici di Dario Fo.
Trattandosi di due farse, ho voluto evitare qualsiasi indagine dei caratteri e, tanto meno, della psicologia dei personaggi, convinto che la riuscita della rappresentazione debba essere qui tutta affidata, oltre che alla freschezza e alla genialità dei testi, ad un sapiente e particolare uso del corpo e della voce e ad un ritmo incalzante della recitazione. Ho dato, dunque, all’insieme un’impostazione dinamica e giocosa, volutamente sopra le righe, tutta basata su continui movimenti, quasi si trattasse di una danza, e su un uso caricato dei toni della voce, come se il testo fosse una partitura musicale.
Nella prima delle due farse, mi è poi piaciuta l’idea che i rumori richiesti dal testo, e molti altri che mi sono divertito ad aggiungere, fossero realizzati dal vivo, sulla scena, anziché preventivamente registrati: e così ho inserito la figura del "rumorista". Talora, invece, mi sono concesso la licenza di intervenire sul testo per rendere lo spettacolo più corale e le situazioni ancor più paradossali. Ho voluto infine costumi coloratissimi e, a tratti, un po’ circensi e una scenografia che consentisse agli attori di muoversi sul palcoscenico come marionette.
Insomma, ho fatto di tutto per inserire umorismo, gioia e divertimento e questo entusiasmo ho voluto comunicarlo agli attori così che fossero loro i primi a divertirsi.
Dicembre 2012
Andrea Flora
Sabato 13 ottobre 2012 si sono riaperti i battenti del
Teatrino di Palazzo D’Arco, completamente rinnovato
nelle strutture e negli arredi per l’inizio della
stagione dell’ACCADEMIA TEATRALE “FRANCESCO
CAMPOGALLIANI”.
L’inaugurazione prevedeva il debutto di “Pigmalione”
per la regia di Maria Grazia Bettini. La divertente
commedia di George Bernard Shaw si ispira al mito
greco, tramandato da Ovidio, di Pigmalione, l’artista
che, avendo creato una statua (Galatea) talmente bella
da innamorarsene, aveva avuto da Afrodite la concessione
che la sua creazione diventasse un essere vivente
così da poterla sposare.
Anche se nella storia del professore di fonetica che, per
scommessa, decide di trasformare la giovane fioraia
capace solo di esprimersi nel più volgare dialetto londinese
in “duchessa” dall’accento perfetto c’è profumo
di favola, i temi che Shaw intreccia sono tutt’altro che
lievi: si va dall’emancipazione della donna alla discriminazione
sociale, c’è una feroce critica al classismo
britannico che distingue le posizioni sociali anche,
e soprattutto, attraverso l’inflessione linguistica e c’è,
ancor di più, il problema della manipolazione degli
individui da parte delle classi superiori nei confronti
di chi è ignorante. Niente di più attuale in una società
dove un moderno Pigmalione può fare del popolo la
sua Galatea. L’autore in questo testo dà libero sfogo alla
sua polemica sulla superficialità dell’alta borghesia privilegiando
il conflitto dialettico tra i personaggi e l’importanza
della lingua come indicatore della diversità di
classe. Per questo abbiamo scelto il testo tradotto nella
versione di Luigi Lunari nel quale la vivace battaglia
tra il cockney londinese e la lingua ufficiale del testo originale
è stata magistralmente riadattata traducendo la
cadenza anglosassone in una parlata volgare e sgrammaticata
moderna.
Gli interpreti sono: Diego Fusari (Prof. Higgins), Rossella
Avanzi (Elisa Doolittle), Mario Zolin (Colonnello Pickering),
Adolfo Vaini (Alfred Doolittle), Francesca Campogalliani
(Sig.ra Higgins), Antonella Farina (Sig.ra Pearce), Gabriella
Pezzoli (Sig.ra Eynsford), Annalaura Melotti (Clara
Eynsford), Luca Genovesi (Johnny Eynsford), Martina
Ginelli (cameriera di casa Higgins), Claudio Madoglio
(l’Assicuratore) e Ettore Spagna (il Giornalista).
Le scenografie portano la firma di Diego Fusari,
Daniele Pizzoli e Mario Zolin e sono state realizzate
dal Laboratorio Busoli; i costumi sono di Francesca
Campogalliani e Diego Fusari e sono stati confezionati
dalla Sartoria Costapereira; la scelta musicale è stata
effettuata da Nicola Martinelli; le luci sono curate da
Giorgio Codognola; il sonoro è realizzato da Ermanno
Balestrieri; la direzione di scena è di Lorenza Becchi;
la grafica e l’ideazione pubblicitaria sono dello Studio
Fotografico Elena Ferrari di Suzzara.
L’ACCADEMIA TEATRALE “FRANCESCO CAMPOGALLIANI”
ha voluto iniziare il nuovo anno all’insegna del divertimento
con il debutto, la sera del 31 dicembre (con
repliche fino al 24 febbraio), dello spettacolo “Donne,
Cadaveri & Ladri”, titolo che riassume due divertenti
farse di Dario Fo “I cadaveri si spediscono, le donne si
spogliano” e “Non tutti i ladri vengono per nuocere”, per la
regia di Andrea Flora.
Accostatosi alla farsa verso la fine degli anni Cinquanta,
Dario Fo compie un’operazione storica sul genere:
recupera copioni e canovacci di farse che, nell’Ottocento,
la famiglia di attori girovaghi Rame (genitori
della moglie Franca) metteva in scena nelle piazze
del Piemonte e del Lombardo-Veneto. I testi originali
sono per Fo solo uno spunto: l’obiettivo finale è dare
alla farsa, genere considerato di “bassa categoria”, una
sua dignità, senza mai perdere il piacere di far ridere
il pubblico utilizzando una comicità un po’ stracciona,
accesa, clamorosa, sgangherata e clownesca con ruzzoloni,
fughe, inseguimenti e sparatorie. Appartengono
al genere farsesco di questo periodo “I cadaveri si spediscono
e le donne si spogliano” e “Non tutti i ladri vengono
per nuocere”, entrambi scritti nel 1958. Il primo è un
vaudeville contaminato dalla farsa gialla, strampalata,
surreale, con ininterrotte trovate comiche e una trama
intrigante; una sorta di opera buffa senza musica. La seconda
è una commedia degli equivoci, che rifà il verso
agli intrecci del teatro francese di fine Ottocento con
tutti gli elementi del vaudeville: la sequenza delle scene,
le cadenze, i malintesi. Due farse che si avvalgono del
classico gioco dell’equivoco, con scambi di persona,
assurde situazioni e imprevedibili malintesi, attraverso
un ritmo serrato di battute. Due storie apparentemente
senza nulla in comune se non una stravagante e paradossale
rappresentazione della realtà per mettere in
ridicolo i difetti della cosiddetta “gente per bene”: un
modo, appunto, per dileggiare il potere restituendo la
dignità agli oppressi.
Gli interpreti sono: Giovanna Bertoli, Matteo Bertoni,
Giulia Cavicchini, Valentina Durantini, Francesco
Farinato, Salvatore Luzio, Alessandra Mattioli, Annalaura
Melotti, Claudia Moietta, Michele Romualdi,
Serena Zerbetto e, per i rumori in scena, Roberta
Bonfiglio.
Le scenografie portano la firma di Diego Fusari e sono
state realizzate dal Laboratorio Busoli; i costumi sono
di Diego Fusari, Loredana Sartorello e Serena Zerbetto
e sono stati confezionati dalla Sartoria Costapereira; la
scelta musicale è stata effettuata da Nicola Martinelli; le
luci sono curate da Giorgio Codognola; il sonoro è realizzato
da Marina Alberini e Massimiliano Fiordaliso;
la direzione di scena è di Marina Alberini; la grafica
e l’ideazione pubblicitaria sono dello Studio Twoef di
Mantova.
ACCADEMIA TEATRALE “FRANCESCO CAMPOGALLIANI”
Teatrino di Palazzo D’Arco
Piazza D’Arco, 2 - 46100 Mantova
tel. e fax 0376.325363
teatro.campogalliani@libero.it
www.teatro-campogalliani.it