Una terribile tempesta fa naufragare la nave sulla quale viaggiano Viola e Sebastiano, due gemelli particolarmente uniti dalla prematura morte dei genitori. Raggiunte le coste dell’Illiria (una regione tra l’Italia orientale e la Macedonia), Viola, che si è salvata dal naufragio grazie all’aiuto del capitano della nave, travestita da ragazzo con il nome di Cesario, entra al servizio del Duca Orsino, di cui subito si innamora.
Orsino, che vive un amore sofferto e non ricambiato per la bella contessa Olivia, ben lontano dall’immaginare il travestimento del giovane paggio, lo fa subito suo confidente. Cesario viene utilizzato dal duca come messaggero delle sue pene d’amore e Olivia, conquistata dalla suadente voce e dalla grazia del giovane Cesario, se ne innamora. Nei vari incontri, voluti da Orsino per perorare la sua causa, Olivia ha modo di dichiarare il suo amore, che non sa essere impossibile, al giovane Cesario-Viola, che ovviamente la respinge.
L’improvvisa apparizione di Sebastiano, scampato anche lui al naufragio grazie ad Antonio, sancisce la soluzione finale: Olivia si promette a Sebastiano credendolo Cesario, infatti i due gemelli si somigliano come due gocce d’acqua, e Orsino, riconoscendo come sincero l’affetto del giovane Cesario, cioè di Viola, e cedendo alla sua forza amorosa, decide di farne la padrona del suo padrone, sposandola.
All’interno della vicenda Viola - Orsino - Olivia - Sebastiano si sviluppa un’altra storia: la burla di Sir Toby "Rutto", parente di Olivia, di Sir Andrew, (due ubriaconi, buontemponi, ospiti di Olivia), della cameriera di Olivia, Maria, e dell’amica Fabiana ai danni del povero Malvolio, maggiordomo di Olivia, moralista, borioso, supponente, che aspira segretamente alla mano della padrona. La burla consiste nel far credere a Malvolio, con una lettera opportunamente concepita e fatta trovare sul suo cammino, che anche Olivia lo ama segretamente… Ovviamente viene preso dalla contessa per pazzo e, come tale, dai quattro rinchiuso in una stamberga al buio e li’ sbeffeggiato fino all’estremo limite. C’è infine nella commedia un altro personaggio, Feste, il giullare buffone della contessa Olivia: egli è il Folle che tutto vede e tutti conosce nell’intimo, le cui melodie accompagnano, commentandolo, lo svolgersi degli avvenimenti e nelle cui parole ritroviamo la filosofica shakespeariana accettazione della realtà della vita.
Metto in scena Shakespeare perché nel 2014 ricorre l’anniversario della sua nascita, il 1564, ma la scelta de La Dodicesima notte nasce dall’intenzione di proporre, tra tutte le commedie, quella che è parodia di altre commedie di Shakespeare e potrebbe per complessità e struttura rimanere l’ultima nella creazione.
I personaggi sono folli, senza saperlo, per questo il ritmo è frenetico. Il testo si muove continuamente sulle note della violenza, che però si sublima nella vena ironica del linguaggio shakespeariano.
L’ho immaginata senza tempo e luogo, come una ballata dell’autore, che nella commedia prende le vesti di Feste, il matto arguto e saggio, trasformato in un cantastorie alla fine del suo viaggio.
Ed ecco che costumi (così come le scene) non hanno epoca, ma presentano fogge vagamente classicheggianti con alcuni elementi che riconducono alla modernità; così pure la traduzione di Luigi Lunari propone un linguaggio moderno e attuale.
La commedia inizia proprio con il cantastorie Feste, che racconta di una tempesta, quasi collegandola a un’altra opera famosa La tempesta, come se ci fosse un preludio della conclusione (quella dell’esperienza teatrale di Shakespeare).
Come tutte le ballate dei cantastorie, gli elementi scenici sono ridotti: un drappo che indica una vela, un giardino, una tenda, sedie di diverse epoche che movimentano le azioni degli attori e un tavolo che diventa gabbia o assi della nave, così da lasciare spazio all’immaginazione degli spettatori.
Solitamente nella commedia le storie si risolvono in un cerchio che si chiude con il lieto fine, ma ne La Dodicesima notte lo schema classico di chiusura non è previsto: la fine è sospesa perché nulla si risolve, anche l’amore non trionfa sulla realtà nella quale, al contrario, le cose belle vivono accanto a quelle brutte, le crudeltà accanto ai buoni sentimenti, l’amore romantico insieme a quello irrisolto. Insomma nella realtà non tutto finisce bene e "quel che volete" è proprio quello che Shakespeare, nella sua ultima commedia, ci suggerisce di ricercare anche nella nostra vita.
Maria Grazia Bettini
MOTIVAZIONE:
"Gli essenziali elementi di scena, i raffinati costumi, le luci e i suoni efficaci hanno dato al testo shakespeariano una cornice elegante e appropriata."
Mantova Domani alle 21.15 si conclude la rassegna Sere d’Estate a Palazzo D’Arco con “La dodicesima notte” una delle più note e divertenti commedie di William Shakespeare allestita dall’Accademia Teatrale Campogalliani nel 2014 con la regia di Maria Grazia Bettini. La scelta dell’opera nasce dall’intenzione di proporre, tra tutte le commedie, quella che è parodia di altre commedie di Shakespeare e potrebbe per complessità e struttura rimanere l’ultima nella creazione. I personaggi sono folli, senza saperlo, per questo il ritmo è frenetico. La commedia inizia proprio con il cantastorie Feste, che racconta di una tempesta, quasi collegandola a un’altra opera famosa, La tempesta, come se ci fosse un preludio della conclusione. Solitamente nella commedia le storie si risolvono in un cerchio che si chiude con il lieto fine, ma ne “La dodicesima notte” lo schema classico di chiusura non è previsto: la fine è sospesa perché nulla si risolve, anche l’amore non trionfa sulla realtà nella quale, al contrario, le cose belle vivono accanto a quelle brutte, le crudeltà accanto ai buoni sentimenti, l’amore romantico insieme a quello irrisolto. Insomma nella realtà non tutto finisce bene e “quel che volete” è proprio quello che Shakespeare, nella sua ultima commedia, ci suggerisce di ricercare anche nella nostra vita. Gli interpreti dello spettacolo sono Diego Fusari, Alessandra Mattioli, Luca Genovesi, Michele Romualdi, Valentina Durantini, Adolfo Vaini, Giancarlo Braglia, Gilberto Valle, Martina Ginelli, Giovanna Bertoli, Giulio Zaniboni, Andrea Frignani, Sergio Negri e Daniele Pizzoli. Le musiche originali delle canzoni sono state composte da Michele Romualdi, mentre la direzione scenica è di Lorenza Becchi e Annalaura Melotti.
MANTOVA - Tempo-Libero
MANTOVA. Giovedì 25 luglio alle 21,15 si conclude la rassegna Sere d’Estate a Palazzo D’Arco con “La dodicesima notte” una delle più note e divertenti commedie di William Shakespeare allestita dall’Accademia Teatrale Campogalliani nel 2014 con la regia di Maria Grazia Bettini.
La scelta de “La dodicesima notte” nasce dall’intenzione di proporre, tra tutte le commedie, quella che è parodia di altre pièce di Shakespeare «e potrebbe - come evidenziano gli organizzatori - per complessità e struttura rimanere l’ultima nella creazione. I personaggi sono folli, senza saperlo, per questo il ritmo è frenetico. Il testo si muove continuamente sulle note della violenza, che però si sublima nella vena ironica del linguaggio shakespeariano. La regia l’ha immaginata senza tempo e luogo, come una ballata dell’autore, che nella commedia prende le vesti di Feste, il matto arguto e saggio, trasformato in un cantastorie alla fine del suo viaggio».
Gli interpreti dello spettacolo sono: Diego Fusari, Alessandra Mattioli, Luca Genovesi, Michele Romualdi, Valentina Durantini, Adolfo Vaini, Giancarlo Braglia, Gilberto Valle, Martina Ginelli, Giovanna Bertoli, Giulio Zaniboni, Andrea Frignani, Sergio Negri e Daniele Pizzoli. I posti non sono numerati e i biglietti verranno messi in vendita domani sera a partire dalle 20. In caso di pioggia, lo spettacolo sarà rimandato alla sera successiva. E’ inoltre possibile partecipare alla visita alla mostra Lo spirito delle cose. Argenti e preziosi dei conti d’Arco con biglietto di ingresso ridotto del 50% dalle 20,30 (solo per 25 partecipanti) previo prenotazione al museo chiamando il numero 0376/322242 (è necessario arrivare alle 20 circa a Palazzo d’Arco).
Shakespeare al Pagano
CANNETO SULL’OGLIO La “Stagione Teatrale 800 anni” del comunale “Mauro Pagano” ideata dall’amministrazione comunale del sindaco Raffaella Zecchina per celebrare l’anniversario della riedificazione del borgo di Canneto avvenuta nel 1217, ha proposto l’ultimo spettacolo prima della pausa estiva con “La Dodicesima Notte” di William Shakespeare. Sul palco del teatro cannetese l’Accademia Teatrale “Francesco Campogalliani” della città di Mantova che ha presentato la commedia per la traduzione e la riduzione di Luigi Lunari e con la regia di Maria Grazia Bettini. Ambientata nell’antica regione balcanica dell’Illiria la commedia, che dal 1600 ha riscosso grande successo in tutte le epoche, racconta una storia di amori e inganni, nella quale i gemelli Viola e Sebastian, a seguito di un naufragio, si trovano a conoscere il Duca Orsino e la dama Olivia. Orsino ama Olivia che ne ignora la corte, ma quando si trova davanti al messaggero di Orsino – la giovane Viola che dopo la perdita del fratello si è camuffata da uomo per entrare al servizio del Duca - se ne innamora, scatenando una serie di eventi e imprevisti che conducono al lieto fine. Una sottotrama vede, inoltre, protagonisti i personaggi che popolano la corte di Olivia: il giullare Feste, il maggiordomo Malvolio, la cameriera Maria, lo zio Sir Toby, il servo Fabian e Sir Andrew. Malvolio viene beffato dagli altri cinque che, falsificando una lettera, gli fanno credere di essere oggetto di attenzioni da parte della padrona Olivia. Particolarmente applauditi dal pubblico presente Diego Fusari nel ruolo di Orsino duca di Illiria, Alessandra Mattioli in quelli di Viola e Cesario, Valentina Durantini nel ruolo di Olivia contessa d’Illiria, Michele Romualdi nei panni di Feste il buffone, Adolfo Vaini che ha interpretato Malvolio il maggiordomo di Olivia e Giancarlo Braglia nel ruolo di Sir Tobia zio di Olivia.
Paolo Zordan
Shakespeare riletto dall’Accademia Campogalliani al Sociale
La rassegna “I grandi classici” prosegue con “La dodicesima notte” nella riduzione teatrale di Luigi Lunari
12/10/2016
di Maria Luisa Abate
Il grandissimo Luigi Lunari è l’autore della traduzione e riduzione teatrale cui fa riferimento l’Accademia “Francesco Campogalliani”, nella serata di giovedì 13 ottobre alle ore 21 al Teatro Sociale: “La dodicesima notte” ovvero “Quel che volete”.
Una terribile tempesta fa naufragare la nave sulla quale viaggiano Viola e Sebastiano, due gemelli particolarmente uniti dalla prematura morte dei genitori. Raggiunte le coste dell’Illiria (una regione tra l’Italia orientale e la Macedonia), Viola, che si è salvata dal naufragio grazie all’aiuto del capitano della nave, travestita da ragazzo con il nome di Cesario, entra al servizio del Duca Orsino, di cui subito si innamora. Orsino, che vive un amore sofferto e non ricambiato per la bella contessa Olivia, ben lontano dall’immaginare il travestimento del giovane paggio, lo fa subito suo confidente.
Cesario viene utilizzato dal duca come messaggero delle sue pene d’amore e Olivia, conquistata dalla suadente voce e dalla grazia del giovane Cesario, se ne innamora. Nei vari incontri, voluti da Orsino per perorare la sua causa, Olivia ha modo di dichiarare il suo amore, che non sa essere impossibile, al giovane Cesario-Viola, che ovviamente la respinge. L’improvvisa apparizione di Sebastiano, scampato anche lui al naufragio grazie ad Antonio, sancisce la soluzione finale: Olivia si promette a Sebastiano credendolo Cesario, infatti i due gemelli si somigliano come due gocce d’acqua, e Orsino, riconoscendo come sincero l’affetto del giovane Cesario, cioè di Viola, e cedendo alla sua forza amorosa, decide di farne la padrona del suo padrone, sposandola.
All’interno della vicenda Viola - Orsino - Olivia - Sebastiano si sviluppa un’altra storia: la burla di Sir Toby "Rutto", parente di Olivia, di Sir Andrew, (due ubriaconi, buontemponi, ospiti di Olivia), della cameriera di Olivia, Maria, e dell’amica Fabiana ai danni del povero Malvolio, maggiordomo di Olivia, moralista, borioso, supponente, che aspira segretamente alla mano della padrona. La burla consiste nel far credere a Malvolio, con una lettera opportunamente concepita e fatta trovare sul suo cammino, che anche Olivia lo ama segretamente. Ovviamente viene preso dalla contessa per pazzo e, come tale, dai quattro rinchiuso in una stamberga al buio e lì sbeffeggiato fino all’estremo limite. C’è infine nella commedia un altro personaggio, Feste, il giullare buffone della contessa Olivia: egli è il Folle che tutto vede e tutti conosce nell’intimo, le cui melodie accompagnano, commentandolo, lo svolgersi degli avvenimenti e nelle cui parole ritroviamo la filosofica shakespeariana accettazione della realtà della vita.
Note di regia, di Maria Grazia Bettini: «Metto in scena Shakespeare perché nel 2014 ricorre l’anniversario della sua nascita, il 1564, ma la scelta de “La Dodicesima notte” nasce dall’intenzione di proporre, tra tutte le commedie, quella che è parodia di altre commedie di Shakespeare e potrebbe per complessità e struttura rimanere l’ultima nella creazione. I personaggi sono folli, senza saperlo, per questo il ritmo è frenetico. Il testo si muove continuamente sulle note della violenza, che però si sublima nella vena ironica del linguaggio shakespeariano.
L’ho immaginata senza tempo e luogo, come una ballata dell’autore, che nella commedia prende le vesti di Feste, il matto arguto e saggio, trasformato in un cantastorie alla fine del suo viaggio. Ed ecco che i costumi (così come le scene) non hanno epoca, ma presentano fogge vagamente classicheggianti con alcuni elementi che riconducono alla modernità; così pure la traduzione di Luigi Lunari propone un linguaggio moderno e attuale.
La commedia inizia proprio con il cantastorie Feste, che racconta di una tempesta, quasi collegandola a un’altra opera famosa “La tempesta”, come se ci fosse un preludio della conclusione (quella dell’esperienza teatrale di Shakespeare). Come tutte le ballate dei cantastorie, gli elementi scenici sono ridotti: un drappo che indica una vela, un giardino, una tenda, sedie di diverse epoche che movimentano le azioni degli attori e un tavolo che diventa gabbia o assi della nave, così da lasciare spazio all’immaginazione degli spettatori.
Solitamente nella commedia le storie si risolvono in un cerchio che si chiude con il lieto fine, ma ne “La Dodicesima notte” lo schema classico di chiusura non è previsto: la fine è sospesa perché nulla si risolve, anche l’amore non trionfa sulla realtà nella quale, al contrario, le cose belle vivono accanto a quelle brutte, le crudeltà accanto ai buoni sentimenti, l’amore romantico insieme a quello irrisolto. Insomma nella realtà non tutto finisce bene e “quel che volete” è proprio quello che Shakespeare, nella sua ultima commedia, ci suggerisce di ricercare anche nella nostra vita».
Personaggi e interpreti: Orsino, Duca di Illiria, Diego Fusari; Viola/Cesario, Alessandra Mattioli; Sebastiano, fratello di Viola, Luca Genovesi; Feste, buffone, Michele Romualdi; Olivia, contessa d’Illiria,Valentina Durantini; Malvolio, maggiordomo di Olivia, Adolfo Vaini; Sir Tobia, zio di Olivia; Giancarlo Braglia; Sir Andrea, corteggiatore di Olivia, Gilberto Valle; Maria, cameriera di Olivia, Martina Ginelli; Madama Fabiana, al servizio di Olivia, Annalaura Melotti; Valentino, al seguito del Duca, Andrea Codognato; Curio, al seguito del Duca, Andrea Frignani; Antonio, amico di Sebastiano, Salvatore Luzio; Capitano della nave, Daniele Pizzoli.
Dopo il successo di Pigmalione, prosegue giovedì 13 ottobre alle 21 con La dodicesima notte di William Shakespeare al Teatro Sociale di Mantova, la stagione teatrale della Campogalliani che celebra il settantesimo anno di attività con un piccolo cartellone di opere di grandi autori classici. La Campogalliani ripropone sul palcoscenico una delle più frizzanti commedie di William Shakespeare, di cui ricorre, nel 2016 l’anniversario dei 400 anni dalla morte, tra tutte è considerata una parodia di altre commedie e potrebbe per complessità e struttura rimanere l’ultima nella creazione del grande drammaturgo inglese. Il titolo allude alla festa della dodicesima notte (corrispondente all’Epifania) chiamata in questo modo per il numero dei giorni che trascorrono dal Natale fino alla festività. Ambientata nell’antica regione balcanica dell’Illiria, racconta una storia di amori e inganni. Gli interpreti della commedia sono: Diego Fusari (il Duca Orsino), Alessandra Mattioli (Viola/Cesario), Luca Genovesi (Sebastiano), Michele Romualdi (Feste), Valentina Durantini (Olivia), Adolfo Vaini (Malvolio), Giancarlo Braglia (Sir Tobia), Gilberto Valle (Sir Andrea), Martina GInelli (Maria), Annalaura Melotti (Fabiana), Andrea Codognato (Valentino), Andrea Frignani (Curio), Salvatore Luzio . Le scenografie portano la firma di Diego Fusari a Daniele Pizzoli e sono state realizzate da laboratorio Busoli, i costumi di Francesca Campogalliani e Diego Fusari e confezionati dalla sartoria Costapereira, la scelta musicale è stata curata da Nicola Martinelli, le luci da Giorgio Codognola, la direzione di scena è di Lorenza Becchi. Le prenotazioni sono già aperte alla biglietteria del Sociale: oggi e giovedì dalle 10.30 alle 12.30, mercoledì e venerdì dalle 17 alle 19 (tel. 0376 1974836) oppure on-line dal sito: www.teatrosocialemantova.it.
Un grande evento teatrale quello che ha inaugurato il
nuovo anno al Teatrino di Palazzo D’Arco di Mantova:
l’ACCADEMIA TEATRALE “FRANCESCO CAMPOGALLIANI”
ha presentato “La dodicesima notte”, una delle più frizzanti
commedie di William Shakespeare, di cui ricorre,
nel 2014, l’anniversario dei 450 anni dalla nascita, nella
traduzione e riduzione di Luigi Lunari.
“La dodicesima notte o Quel che volete” (in inglese: Twelfth
Night, or What You Will) è una commedia scritta da
William Shakespeare tra il 1599 e il 1601. Il titolo allude
alla festa della dodicesima notte (corrispondente
all’Epifania) chiamata in questo modo per il numero
dei giorni che trascorrono dal Natale fino alla festività.
Fu rappresentata con certezza il 2 febbraio 1602 al
Middle Temple Hall ed è stato ipotizzato che la prima
assoluta sia avvenuta l’anno precedente, proprio il
giorno dell’Epifania. Le sue origini letterarie derivano
da “Gl’ingannati”, commedia allestita a Siena dall’Accademia
degli Intronati nel 1531.
Ambientata nell’antica regione balcanica dell’Illiria,
racconta una storia di amori e inganni, nella quale i
gemelli Viola e Sebastiano, a seguito di un naufragio,
si trovano a conoscere il duca Orsino e la dama Olivia.
Orsino ama Olivia che ne ignora la corte, ma quando
si trova davanti al messaggero di Orsino (la giovane
Viola che dopo la perdita del fratello si è camuffata
da uomo per entrare al servizio del Duca), se ne innamora,
scatenando una serie di eventi e imprevisti che
condurranno al lieto fine.
Una sottotrama, importante ai fini dello svolgimento
della trama, vede protagonisti i personaggi che popolano
la corte di Olivia: il giullare Feste, il maggiordomo
Malvolio, la cameriera Maria, lo zio Sir Toby, la serva
Fabiana e Sir Andrew Aguecheek. Il maggiordomo
Malvolio viene beffato dagli altri cinque che, falsificando
una lettera, gli fanno credere di essere oggetto di
attenzioni da parte della padrona Olivia.
Seppure il drammaturgo ormai ricorra sempre più
spesso a toni scuri e tragici, mischiando i generi, l’intento
giocoso anche nella scelta dei titoli suggerisce la
volontà di presentare lo spettacolo come una occasione
di intrattenimento, tramite il trucco teatrale del travestimento
e dell’inganno, e soprattutto venendo incontro
alle aspettative dello spettatore: ciò che verrà rappresentato
non ha un vero e proprio titolo, ma è quel
che volete, come vi piace.
La scelta di un tema legato a travestimenti, scambi di
persone e inganni è certamente condizionato dal successo,
che già era stato sperimentato, del duplice travestimento
di un giovane attore nei panni di una giovane
donna, la quale a sua volta è mascherata da uomo. I
personaggi femminili, interpretati da giovinetti, creavano
così un gioco ambiguo, confondendo la realtà e
la rappresentazione. Tutti i personaggi sono folli, senza
saperlo, per questo il ritmo è frenetico. Ha le atmosfere
tipiche dei saturnali, legati alle celebrazioni religiose
dell’Epifania, ma a questa festa non si fa mai nessun
riferimento. Il testo si muove, invece, continuamente
sulle note della violenza, che però si sublima nella vena
ironica del linguaggio shakespeariano.
La scelta registica di Maria Grazia Bettini ambienta
la vicenda immaginandola senza tempo e luogo, come
una ballata dell’autore, di conseguenza anche costumi
e scene non hanno epoca e la traduzione di Luigi Lunari
propone un linguaggio moderno e attuale. Il cast è
costituito da: Alessandra Mattioli, Valentina Durantini,
Martina Ginelli, Giovanna Bertoli, Diego Fusari, Andrea
Codognato, Andrea Frignani, Giancarlo Braglia,
Claudio Madoglio, Adolfo Vaini, Michele Romualdi,
Salvatore Luzio, Luca Genovesi ed Ettore Spagna.
Le scene sono state ideate da Diego Fusari e Daniele
Pizzoli e realizzate da Falegnameria Busoli; i costumi,
invece, da Francesca Campogalliani e Diego Fusari, e
realizzati da Sartoria teatrale Costapereira. Le luci e gli
effetti speciali sono stati curati da Giorgio Codognola.
Le scelte musicali sono di Nicola Martinelli, mentre le
musiche originali sono di Michele Romualdi. Tecnici
luci e musiche sono Massimiliano Fiordaliso, Matteo
Bertoni ed Ermanno Balestrieri. La direzione scenica è
stata curata da Lorenza Becchi e Annalaura Melotti.
ACCADEMIA “FRANCESCO CAMPOGALLIANI”
Teatrino di Palazzo D’Arco
Piazza D’Arco, 2 - 46100 Mantova
info@teatro-campogalliani.it
www.teatro-campogalliani.it
91%
“ECCELLENTE”
Bravissimi e stupendamente "coinvolgenti" tutti gli interpreti.
Ottimo spettacolo con interpreti all’altezza. Come sempre grande compagnia Campogalliani
Buona trasposizione
Essenziale ma azzeccata
Un grande Fusari ma anche le interpreti femminili non sono state da meno
Come sempre validissima