George Bernard Shaw nacque a Dublino, il 26 luglio 1856 in una famiglia povera di origine inglese.
Dopo aver lavorato per qualche tempo come impiegato, nel 1876, si trasferì nella Londra vittoriana, dove la madre insegnava canto, squattrinato ma armato di tante idee.
Entrò subito in contatto con William Archer, traduttore di Ibsen, e William Morris.
In quegli anni la lettura de "Capitale" di Karl Marx lo fece aderire al socialismo; in politica fu tra i fondatori della Fabian Society (1884), gruppo di intellettuali socialisti, i cui programmi si adoperò a propagare con vari scritti e conferenze, guadagnandosi da vivere come critico letterario, musicale e teatrale.
Intrapresa l’attività letteraria, scrisse, fra il 1879 ed il 1883, cinque romanzi, che furono pubblicati soltanto cinque anni dopo.
Dal 1892 cominciò la sua lunga carriera teatrale, di forte impronta sociale, con la rappresentazione al Royal Theatre della prima commedia: "Widower’s houses" (Le case del vedovo), contro i proprietari delle case fatiscenti dei sobborghi operai londinesi e toccò anche il tema scabroso della prostituzione femminile in "La professione della signora Warren" (1894); nel 1897 ottenne il successo con "The devil’s disciple" (Il discepolo del diavolo).
Sposò nel 1898 Charlotte Payne-Townshend, ereditaria irlandese che lo distolse dalle preoccupazioni finanziarie e gli permise di dedicarsi a tempo pieno al teatro: la produzione si moltiplicò con i drammi "Cesare e Cleopatra", "Uomo e superuomo" e "Il maggiore Barbara", anche se la sua opera più famosa sarà, appunto, "Pigmalione" del 1914, in cui George Bernard Shaw affronta alcuni dei suoi temi principali, dall’emancipazione femminile al discorso sul linguaggio.
Negli anni che seguirono la prima guerra mondiale, Shaw acuì il suo carattere sarcastico e nel 1923 scrisse quello che è considerato il suo capolavoro, "Santa Giovanna" (Saint Joan).
Nel 1925 arrivò la sua consacrazione internazionale: gli venne conferito il premio Nobel per la Letteratura ma rifiutò, comunque, di ritirare il premio in denaro.
Anche anziano, ultranovantenne, continuò a scrivere: morì il 02 novembre 1950 in seguito ad una caduta mentre inseguiva una farfalla nella sua residenza di Ayot St Lawrence.
Per George Bernard Shaw il teatro doveva essere soprattutto un veicolo per le idee, "una fucina di pensieri, una guida per la coscienza, un commentario della condotta sociale, una corazza contro la disperazione e la stupidità ed un tempio per l’Elevazione dell’Uomo".Distaccandosi dalla tradizione ottocentesca, scelse la via della satira, del paradosso provocatorio e scintillante, per lanciare strali contro istituzioni, pregiudizi e storture della società.
Anche se nella storia del professore di fonetica che, per scommessa, decide di trasformare la giovane fioraia capace solo di esprimersi nel più volgare dialetto londinese in "duchessa" dall’accento perfetto c’è profumo di favola, i temi che George Bernard Shaw intreccia in "Pigmalione" sono tutt’altro che lievi: si va dall’emancipazione della donna alla discriminazione sociale; c’è una feroce critica al classismo britannico, che distingue le posizioni sociali anche e soprattutto attraverso l’inflessione linguistica e c’è, ancora di più, il problema della minipolazione degli individui da parte delle classi superiori nei confronti di chi è ignorante.
Niente di più attuale in una società dove un moderno Pigmalione può fare del popolo la sua Galatea.
L’autore in questo testo dà libero sfogo alla sua polemica sulla superficialità dell’alta borghesia privilegiando il conflitto dialettico tra i personaggi e l’importanza della lingua come indicatore della diversità di classe.
Per questo ho scelto il testo tradotto nella versione di Luigi Lunari (commediografo e traduttore) nel quale la vivace battaglia tra il cockney londinese e la lingua ufficiale del testo originale è stata magistralmente riadattata traducendo la cadenza anglosassone in una parlata volgare e sgrammaticata moderna.
Ho ambientato la commedia in un salotto di primo novecento ricreato con mobili finti e pareti disegnate su grandi tele, il tutto bianco e nero, ed ho scelto costumi ricchi e ben curati inseriti nel loro tempo per mettere in risalto, nella loro contrapposizione, l’artificiosità delle alte classi britanniche per le quali l’apparenza è più importante delle persone stesse e della loro umanità secondo il principio assolutamente moderno ed attuale che esalta l’apparire contro l’essere,
La rappresentazione è fedele al testo originario, ma con una fugace libertà nel finale: il rapporto tra il Professore e la semplice fioraia, che potrebbe trasformarsi in un sentimento più profondo, resta aperto e lascia allo spettatore immaginare se abbia un futuro diverso da quello pensato dall’autore.
MOTIVAZIONE:
Lo spettacolo restituisce le giuste e coinvolgenti atmosfere della Londra vittoriana, attraverso il recupero di ogni dettaglio. Si misurano due mondi : quello emarginati, che risulterà vincente, e quello falsamente aristocratico, che dovrà, suo malgrado adattarsi alle nuove realtà. Una vicenda raccontata in una sintesi artistica felice che illustra, come in un dipinto, i tempi, i ritmi, i contrasti di pensiero del miglior teatro classico.
MOTIVAZIONE:
Un sapiente segno stilistico caratterizza questo "Pigmalione" che la compagnia riesce o realizzare puntando direttamente su un’eleganza mai fine a se stessa, ma attenta piuttosto a mantenere nella rappresentazione il gusto del dialogo e della battuta, la vivacità dei personaggi, l’intelligenza e la leggerezza, ma anche une vena di nostalgia.
Tutto concorre a ritrovare ancora oggi il sopore e il fascino di una commedia che poco ha perduto del suo smalto e del suo virtuosismo linguistico: attori ben calati nel ruolo e sempre persuasivi, due straordinari protagonisti, costumi splendidi, un allestimenta scenico giocato sull’allusione piuttosto che sulla maniera, una tenuta del palcoscenico che non conosce mai una pausa o un’incertezza e il sorriso sapiente del teatro, quello vero.
DOMENICA, 17 GENNAIO 2021
MANTOVA - Tempo-Libero
Una formula che funziona, tra boom di spettatori e una platea virtuale in costante crescita. Il programma online della Campogalliani continua ad arricchirsi di nuovi appuntamenti. Inevitabile, visto il successo degli eventi trasmessi in streaming sulla piattaforma Zoom.
Sono circa 800 gli accessi per gli spettacoli del periodo delle feste e di questa prima parte di gennaio.
«Siamo molto soddisfatti - commenta Diego Fusari del consiglio direttivo -. Ci hanno contattato in tanti, anche via mail o social. Sulla piattaforma gli accessi possono essere al massimo cento ad evento. Per questo abbiamo pensato a delle repliche, in modo da consentire a tutti di assistere alle rappresentazioni. Sui dati degli accessi, poi, va considerato che spesso non riguardano persone singole, ma coppie o nuclei familiari. Il numero degli spettatori è di conseguenza più elevato».
Gli spettacoli sono gratuiti. Basta accedere a Zoom con il link indicato il giorno prima della rappresentazione sul sito della Campogalliani e sulle pagine Facebook e Instagram della compagnia.
Il 17 gennaio alle 17 è in programma il secondo appuntamento con Pigmalione con la regia di Maria Grazia Bettini. Pigmalione è una delle più divertenti e famose commedie di George Bernard Shaw.
L’Accademia Teatrale Francesco Campogalliani l’ha rappresentata per la prima volta nel 2012, riscuotendo grande successo e vincendo premi individuali e di compagnia.
L’opera racconta la storia di Henry Higgins, professore di fonetica che scommette con l’amico colonnello Pickering di poter trasformare la popolana fioraia Eliza Doolittle in una raffinata donna della buona società insegnandole semplicemente l’etichetta e l’accento usato nelle classi più elevate.
Gli interpreti della commedia sono Diego Fusari, Rossella Avanzi, Mario Zolin, Adolfo Vaini, Francesca Campogalliani, Antonella Farina, Gabriella Pezzoli, Annalaura Melotti, Luca Genovesi, Martina Ginelli, Italo Scaietta e Michele Romualdi.
Mercoledì 27 gennaio alle 20.30 e domenica 31 gennaio alle 17, sarà la volta di Processo a Dio di Stefano Massini con la regia di Mario Zolin. Da molti anni la Campogalliani celebra la Giornata della Memoria, allestendo uno spettacolo per ricordare gli orrori dell’Olocausto. L’autore mette in scena un processo in piena regola con personaggi immaginari imbevuti di verità storica. Polonia, primavera 1945: è l’ultima notte al lager, la prima dopo la liberazione.
Nel padiglione 41 Elga Firsch, attrice di Francoforte deportata a Maidanek, consapevole dell’impossibilità di liberarsi della violenza subita, decide di mettere alla sbarra Dio e la sua lontananza dalle sciagure che hanno colpito il suo popolo.
Sul banco degli imputati il capitano Rudolf Reinhard, aguzzino del campo di sterminio, vittima della sua stessa bramosia di sostituirsi al divino.
Gli interpreti sono Roberta Vesentini, Mario Zolin Michele Romualdi, Paolo Di Mauro, Giampiero Marra e Giovanni Rodelli.
MATTEO SBARBADA
Un Pigmalione - Narciso al Teatro Sociale
Il capolavoro di George Bernard Shaw ha dato il via alla rassegna i Grandi Classici dell’Accademia Campogalliani
08/10/2016
di Maria Luisa Abate
In occasione del Settantennale, l’Accademia Teatrale “ Francesco Campogalliani” porta sul palcoscenico de Teatro Sociale la rassegna “I grandi classici”. Il primo titolo è stato Pigmalione, di cui riproponiamo la recensione pubblicata in occasione del debutto di questo allestimento, nel dicembre 2012.
«George Bernard Shaw si ispira al mito di Pigmalione cantato da Ovidio (che a sua volta opera una rilettura della mitologia anteriore), ma in un certo qual modo lo capovolge, o per meglio dire lo inquadra sotto diversa prospettiva. Il suo protagonista non si innamora della statua di Venere, bensì accoglie in casa una stracciona ben lontana dall’avvenenza della dea, che può definirsi la negazione stessa della donna, più precisamente del prototipo femmineo come imposto dalla società inglese d’inizio novecento. Non a caso la versione italiana di Luigi Lunari ha tenuto conto della necessità di riproporne l’attualità, attingendo dal linguaggio moderno parecchie espressioni colorite ed esplicite (per quanto crediamo ormai anch’esse datate). Di Ovidio rimane l’innamoramento dell’artista verso il prodotto della sua arte.
Infatuazione che Diego Fusari, sotto la direzione di Maria Grazie Bettini, ha molto correttamente tradotto in termini narcisistici. Il Prof. Higgins non prova sentimenti nei confronti della crisalide Elisa Dolittle, ma è infervorato della propria capacità d’estrarla dal bozzolo. Fusari/Higgins non lesina atteggiamenti di spiritoso autocompiacimento e di ridicola presuntuosità per nulla scalfita dalle continue sferzate materne, sapientemente dosati tra un modo di fare sornione e accattivante, e quella sottile antipatia emanata da coloro che sono troppo pieni di sé. È solito trattare gli estranei con altezzosità e la sufficienza con cui inizialmente approccia la povera fioraia, per quanto produca risultati risibili, si tramuta in molto poco amoroso istinto di conquistare un ulteriore trofeo da esporre nella vetrina dei successi letterari: per lui Elisa è né più né meno un libro dalle pagine bianche su cui si sente autorizzato a scrivere un nuovo destino, mettendo affatto in conto il vantaggio che ne trarrà la beneficiaria.
Shaw ebbe molti ripensamenti circa il finale, ma non cedette mai alle pressioni del pubblico e degli attori per dare alla storia un lieto fine romantico, a suo dire impossibile. Bettini ha voluto lasciare la conclusione aperta alle possibilità immaginate da ciascun spettatore. Rossella Avanzi, come già abbiamo detto in precedenti occasioni, trova il proprio punto di forza nell’intensità eloquente dello sguardo, passato dall’incontrollabile impeto iniziale di Elisa fatto di scatti furibondi e ridondanti, ad una pacata consapevolezza andata ben oltre l’acquisita signorilità di modi che, ferendo lo smisurato ego dell’istruttore, si è tramutata in presa di coscienza di sé. L’humor tipicamente britannico con cui Francesca Campogalliani ha delineato la Sig.ra Higgins ha trovato espressioni di straordinaria naturalezza. Così come notevolissima è stata la prova di Adolfo Vaini nei panni di Alfred Doolittle, ubriacone di cui ha magistralmente esasperato gli eccessi, facendone un personaggio esilarante ma comunque sempre credibile, intriso da un substrato di umanità. (â¦)
Come facente parte del cast, per avere di fatto assunto un ruolo importante nell’economia dello spettacolo, citiamo le bellissime scenografie di Fusari, Pizzoli e Zolin, che hanno simpaticamente quanto efficacemente traghettato gli arredi d’epoca in uno stile attuale e di bellissima linearità, amplificata dalle luci di Giorgio Codognola. Curatissimi nei dettagli i costumi di Campogalliani e Fusari; attinta ad una versione non cantata del celeberrimo musical My Fair Lady la colonna sonora selezionata da Nicola Martinelli».
TEATRO
MANTOVA. Oggi alle 21 al Teatro Sociale di Mantova si inaugura la stagione teatrale dell’Accademia Campogalliani che celebra il raggiungimento del 70º anno di attività proponendo un piccolo cartellone costituito da quattro opere di grandi autori classici rappresentati al “Massimo” cittadino. L’inaugurazione prevede la rappresentazione di Pigmalione, divertente commedia di George Bernard Shaw, per la regia di Maria Grazia Bettini, spettacolo in repertorio dal 2012 e che ha riscosso grandissimo successo anche in importanti rassegne nazionali vincendo premi sia per l’intera compagnia che a livello individuale.
Il soggetto si ispira al mito greco, tramandato da Ovidio, di Pigmalione l’artista che avendo creato una statua (Galatea) talmente bella da innamorarsene aveva avuto da Afrodite la concessione che la sua creazione diventasse un essere vivente così da poterla sposare ed essere felice con lei. L’opera teatrale scritta dal drammaturgo irlandese racconta la storia di Henry Higgins, professore di fonetica (basato sulla figura del fonetista Henry Sweet), che scommette con l’amico colonnello Pickering di poter trasformare la popolana fioraia Eliza Doolittle in una raffinata donna della buona società insegnandole semplicemente l’etichetta e l’accento usato nelle classi più elevate. Quando il professore e il colonnello, artefici del cambiamento, se ne rendono conto cercano una soluzione, che avverrà solo per metà: Eliza rimarrà loro amica e collaboratrice. Shaw insistette particolarmente su questo finale, volendo contrastare le tendenze romantiche di gran parte degli spettatori che volevano un matrimonio tra Eliza ed Higgins.
Pigmalione è famosissima anche per la trasposizione musicale My Fair Lady e tre versioni cinematografiche di cui quella del 1964 con Audrey Hepburn e Rex Harrison vinse 8 premi Oscar. La regia di Maria Grazia Bettini ha ambientato la commedia in un salotto di primi ’900. La rappresentazione è fedele al testo originario,con una libertà nel finale: il rapporto tra il professore e la fioraia resta aperto. Gli interpreti: Diego Fusari (Higgins), Rossella Avanzi (Elisa Doolittle), Mario Zolin (Pickering), Adolfo Vaini (Alfred Doolittle), Francesca Campogalliani (signora Higgins), Antonella Farina (signora Pearce), Gabriella Pezzoli (Signora Eynsford), Annalaura Melotti (Clara Eynsford), Luca Genovesi (Johnny Eynsord), Martina Ginelli (cameriera di casa Higgins), Italo Scaietta (l’assicuratore) e Michele Romualdi (il giornalista). Scenografie di Diego Fusari, Daniele Pizzoli e Mario Zolin, realizzate da laboratorio Busoli, i costumi di Francesca Campogalliani e Diego Fusari, confezionati da Costapereira, musica curata da Nicola Martinelli, luci di Giorgio Codognola, sonoro Ermanno Balestrieri, direzione di scena Lorenza Becchi. Gli spettacoli successivi al Sociale andranno in scena nei giovedì di ottobre: il 13 La dodicesima notte di Shakespeare, il 20 Il berretto a sonagli di Pirandello e il 27 La scuola delle mogli di Molière. Info e prenotazioni: 0376 1974836 oppure on line dal sito www.teatrosocialemantova.it.
Settant’anni con la Campogalliani: si inizia da Pigmalione
L’Accademia Teatrale festeggia la ricorrenza proponendo di alcuni titoli di successo al teatro Sociale
05/10/2016
di Maria Luisa Abate
L’Accademia Teatrale “Francesco Campogalliani” celebra il prestigioso traguardo di settant’anni di attività ininterrotta e lo fa affiancando alla consueta programmazione al Teatrino D’Arco, la riproposizione di alcuni allestimenti di successo sul grande palcoscenico del Teatro Sociale. La “Stagione del Settantennale – I grandi classici” ha inizio giovedì 6 ottobre alle ore 21 con Pigmalione di George Bernard Shaw.
Per George Bernard Shaw (Dublino 1856 – Ayot St Lawrence 1950) il teatro doveva essere soprattutto un veicolo per le idee, "una fucina di pensieri, una guida per la coscienza, un commentario della condotta sociale, una corazza contro la disperazione e la stupidità e un tempio per l’Elevazione dell’Uomo". Distaccandosi dalla tradizione ottocentesca, scelse la via della satira, del paradosso provocatorio e scintillante, per lanciare strali contro istituzioni, pregiudizi e storture della società.
Interpreti sono: Diego Fusari (Prof. Higgins); Rossella Avanzi (Eliza Doolittle); Mario Zolin (Colonnello Pickering); Adolfo Vaini (Alfred Doolittle); Francesca Campogalliani (Sig.ra Higgins); Antonella Farina (Sig.ra Pearce); Gabriella Pezzoli (Sig.ra Eynsford); Annalaura Melotti (Vlara Eynsford); Luca Genovesi (Johnny Eynsford); Martina Ginelli (Cameriera); Italo Scaietta (Assicuratore); Michele Romualdi (Giornalista).
La regia è curata da Maria Grazia Bettini, che nelle sue note spiega: «Anche se nella storia del professore di fonetica che, per scommessa, decide di trasformare la giovane fioraia capace solo di esprimersi nel più volgare dialetto londinese in "duchessa" dall’accento perfetto c’è profumo di favola, i temi che George Bernard Shaw intreccia in "Pigmalione" sono tutt’altro che lievi: si va dall’emancipazione della donna alla discriminazione sociale; c’è una feroce critica al classismo britannico, che distingue le posizioni sociali anche e soprattutto attraverso l’inflessione linguistica e c’è, ancora di più, il problema della manipolazione degli individui da parte delle classi superiori nei confronti di chi è ignorante. Niente di più attuale in una società dove un moderno Pigmalione può fare del popolo la sua Galatea.
L’autore in questo testo dà libero sfogo alla sua polemica sulla superficialità dell’alta borghesia privilegiando il conflitto dialettico tra i personaggi e l’importanza della lingua come indicatore della diversità di classe. Per questo ho scelto il testo tradotto nella versione di Luigi Lunari (commediografo e traduttore) nel quale la vivace battaglia tra il cockney londinese e la lingua ufficiale del testo originale è stata magistralmente riadattata traducendo la cadenza anglosassone in una parlata volgare e sgrammaticata moderna.
Ho ambientato la commedia in un salotto di primo novecento ricreato con mobili finti e pareti disegnate su grandi tele, il tutto bianco e nero, ed ho scelto costumi ricchi e ben curati inseriti nel loro tempo per mettere in risalto, nella loro contrapposizione, l’artificiosità delle alte classi britanniche per le quali l’apparenza è più importante delle persone stesse e della loro umanità secondo il principio assolutamente moderno ed attuale che esalta l’apparire contro l’essere. La rappresentazione è fedele al testo originario, ma con una fugace libertà nel finale: il rapporto tra il Professore e la semplice fioraia, che potrebbe trasformarsi in un sentimento più profondo, resta aperto e lascia allo spettatore immaginare se abbia un futuro diverso da quello pensato dall’autore».
VICENZA
Una serata carica di energia ed entusiasmo ha concluso sabato, al Teatro San Marco di Vicenza, la 25a edizione del Festival nazionale "Maschera d’Oro", organizzato da Fita Veneto d’intesa con la Regione, con la collaborazione di Provincia, Comune, Confartigianato provinciale e Il Giornale di Vicenza.
La vittoria è andata, come noto, all’Accademia Teatrale Campogalliani, storica compagnia di Mantova che ha conquistato la giuria con un elegante allestimento di "Pigmalione", di George Bernard Shaw, per la regia di Maria Grazia Bettini, che l’ha riportata sul gradino più alto del podio a dieci anni dall’ultima analoga affermazione. Ora, per la formazione lombarda, l’appuntamento è con il Teatro Olimpico, l’11 maggio, grazie al Premio Faber Teatro, giunto alla 19a edizione e messo in palio da Confartigianato Vicenza.
Accanto al trofeo maggiore, molti altri i riconoscimenti consegnati nel corso della piacevole serata, sia individuali che rivolti alle compagnie nel loro insieme.
Premiati inoltre gli studenti delle scuole superiori vincitori del concorso di critica teatrale, mentre il "Premio Renato Salvato" (all’impegno per la diffusione della cultura teatrale) è andato alla Redazione Spettacoli del nostro giornale: a riceverlo dalle mani della nipote dell’indimenticato segretario regionale della Federazione, Daniela Salvato, è stato il direttore del quotidiano, Ario Gervasutti, anche a nome del caporedattore Cesare Galla e del caposervizio Spettacoli Stefano Girlanda, presenti in sala.
Condotta con disinvoltura e simpatia dalla giornalista televisiva Elisa Santucci, la serata ha permesso al presidente di Fita Veneto, Aldo Zordan, di sottolineare l’alta qualità dell’edizione del festival appena conclusa (la giuria l’ha definita "una delle migliori degli ultimi anni") e l’eccellente risposta da parte del pubblico, che per sette sabati, tra febbraio e marzo, ha affollato il San Marco.
A conclusione della serata, la spumeggiante esibizione del coro Giovani Emozioni In Concerto e di un ensemble musicale - tra il classico e l’elettrico -, entrambi attivi in seno al Coro e Orchestra di Vicenza e diretti dal Mº Giuliano Fracasso. La formazione ha proposto una piacevole carrellata di brani celebri tratti da diversi musical, da "Jesus Christ Superstar" a "Mamma mia!", da "Blues Brothers" a "Il fantasma dell’opera", fino a "Grease", concludendo con un omaggio a Battisti e ai Beatles e con "Hey, Jude" dei quattro di Liverpool trasformata in sigla finale e cantata a piena voce da tutto il pubblico.
In un Teatrino di Palazzo D’Arco completamente rinnovato,
la stagione dell’ACCADEMIA TEATRALE “FRANCESCO
CAMPOGALLIANI” si apre con “Pigmalione” di George
Bernard Shaw, per la regia di Maria Grazia Bettini, che
sarà replicata dal 13 ottobre al 2 dicembre 2012. Shaw
affronta qui i temi a lui cari dell’emancipazione femminile,
della lotta di classe, della fonetica e del linguaggio, con
una fioraia ambulante che viene trasformata in una signora
dell’alta borghesia dal filologo che le insegna a parlare
“bene”. Per la sua messa in scena la regista ha scelto il
testo originale, magistralmente riadattato da Luigi Lunari,
nel quale l’importanza della lingua come indicatore della
diversità di classe viene tradotta in un linguaggio moderno
e volgare utile a rappresentare con particolare efficacia il
conflitto dialettico tra i personaggi appartenenti a ceti sociali
diversi.
Il 15 ed il 16 dicembre la Campogalliani ospita la
COMPAGNIA REGINA PACIS di Modena con “Natale in casa
Cupiello” di Eduardo De Filippo, per la regia di Carlo
Cammuso.
Lo spettacolo di fine anno (le repliche sono previste fino
al 24 febbraio) vede l’esordio alla regia di Andrea Flora
che metterà in scena due testi di Dario Fo: “I cadaveri
si spediscono e le donne si spogliano” e “Non tutti i ladri
vengono per nuocere”. Le due farse si avvalgono del classico
gioco dell’equivoco con scambi di persona, assurde
situazioni e imprevedibili ambiguità, attraverso un ritmo
serrato di battute. Due storie apparentemente senza nulla
in comune se non una stravagante e paradossale rappresentazione
della realtà per mettere in ridicolo i difetti della
cosiddetta “gente per bene”: un modo, appunto, per dileggiare
il potere restituendo la dignità agli oppressi e per
regalare tante risate e tanto divertimento.
In marzo, dal 2 al 24, viene ripreso uno spettacolo di
grande successo di Giuliano Parenti, “Una vita da cani”,
costituito da due atti unici “Pelone” e “Il Babau”, che portano
la firma registica di Maria Grazia Bettini. Si tratta di un
remake, a distanza di oltre quarant’anni dalla rappresentazione
diretta da Aldo Signoretti, caratterizzato da un unico
filo conduttore: il rapporto dell’uomo con il cane visto
non come amico fedele e generoso, ma come animale che
l’uomo stesso ha creato a sua immagine e somiglianza con
vizi, difetti, manie, egoismi e passioni che nella finzione
teatrale creano motivo di grande divertimento ma anche
di riflessione ed amara autocritica.
Dal 5 al 14 aprile viene proposto lo spettacolo di fine
anno accademico del secondo corso della Scuola di Teatro
di Mantova dal titolo “Processo per l’ombra di un asino”,
di Friedrich DuÌrrenmatt, per la regia di Raffaele Latagliata.
Nella Grecia antica, un dentista affitta un asino per un intervento
urgente fuori città ma nasce una disputa tra lui e
l’asinaio perché il dentista si riposa all’ombra dell’asino,
cosa questa non compresa nel prezzo per l’affitto dell’animale.
La controversia arriva in tribunale ma l’intromissione
di due avvocati la trasformeranno, in breve tempo, in
un affare di stato dalle dimensioni inimmaginabili coinvolgendo
sacerdoti, armaioli, pirati e molti altri. Elegante e
ironico fino all’assurdo, DuÌrrenmatt tratta del passato per
parlare al presente con una commedia esilarante.
Tre repliche (18, 20 e 21 aprile) per “Bibi e il re degli
elefanti” dell’autrice mantovana Chiara Prezzavento, per
la regia di Maria Grazia Bettini. I bambini si creano molto
spesso dei compagni immaginari: amici fedeli e rassicuranti
da cui ricevere appoggio, complicità e conforto. Il
bisogno di queste “presenze” è ancora più acuto per un
bambino che si sente derubato della sua infanzia e, forse,
tradito dall’impotenza degli adulti di fronte al nemico invisibile
chiamato malattia. Nel momento della sofferenza in
Bogus e Giovanna – ovvero nel dialogo con se stessa – Bibi
trova coraggio, speranza e principi: in una parola, cresce.
Una storia piccina di paura, dolore, elefanti e pulzelle, speranza
e bellezza.
L’attività dell’ACCADEMIA TEATRALE “FRANCESCO CAMPOGALLIANI”
comprende, anche per questa stagione, dal 15
ottobre al 17 dicembre, I lunedì del D’Arco, una rassegna
di letture dedicata agli anniversari del 2012, che hanno
come protagonisti autori e personaggi storici diversi:
Ionesco, a cura di Andrea Flora; Vincenzo I Gonzaga, a
cura di Diego Fusari; Giovanna D’Arco, a cura di Diego
Fusari; Brian Stocker, a cura di Maria Grazia Bettini;
August Strindberg, a cura di Mario Zolin; Charles Dickens,
a cura di Maria Grazia Bettini.
ACCADEMIA TEATRALE “FRANCESCO CAMPOGALLIANI”
Teatrino di Palazzo D’Arco
Piazza D’Arco, 2 - 46100 Mantova
tel. e fax 0376.325363
teatro.campogalliani@libero.it
www.teatro-campogalliani.it