Jean-Paul Alègre, nato nel 1951 a Perreux-sur-Marne, è tra gli autori più rappresentati in Francia; le sue opere sono state tradotte in più di venticinque lingue e messe in scena in più di quaranta paesi.
Attratto molto presto dal mondo del teatro e dalla scrittura, acquista familiarità con le tecniche dello show americano durante i suoi studi teatrali negli Stati Uniti. Di ritorno in Francia segue il lavoro del Theatre du Soleil, dove ha partecipato alla produzione di alcuni spettacoli. Nel 1970 fonda una sua compagnia che nel 1985 diventa TFA Compagnia Regionale dell’Ile-de-France, per la quale inizia a scrivere commedie che poi verranno rappresentate per tutta la Francia. Nel 2003 vince il premio Prix de Lyon des Auteurs de Thèatre e nel 2004 l’Acadèmie Françoise gli attribuisce il Prix Emile Augier. Nel 2007 è stato nominato Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere; è presidente del Centre des bords de Marne, il grande complesso culturale dell’est parigino. Il suo teatro è oggetto di numerosi studi accademici e i suoi testi sono spesso inclusi in libri di testo e antologie. Tutte le sue commedie sono pubblicate su L’avant-scène théâtre, la più autorevole rivista di teatro in Francia.
Il testo, pubblicato in Francia nel 1996 e rappresentato per la prima volta l’anno successivo a Friburgo (Germania), ad oggi messo in scena da 250 compagnie per un totale di alcune migliaia di repliche, approda per la prima volta in Italia nel novembre del 2007 tradotto da Luigi Lunari, con il titolo “Luci e ombre della ribalta”.
È una commedia satirica che affronta le assurde situazioni che si possono verificare su un palcoscenico. Si tratta di una raccolta di divertenti vicende che mettono in discussione il mondo del teatro: incontriamo attori alle prese con gli ultimi preparativi prima dello spettacolo, altri che subiscono le bizze e gli isterismi di un regista più che esigente de altri che confondono con disincantata disinvoltura, realtà ed illusione teatrale. Le varie scene sono intervallate da brevi monologhi in cui sono gli stessi oggetti del teatro a parlare: un proiettore, un vecchio sipario, un asse scricchiolante del palcoscenico o un vecchio costume. Con brevi ed esilaranti atti unici, il meta-teatro di Alègre si sussegue a un ritmo vorticoso presentando i diversi personaggi, attori e attrici, presentatori, registi e direttori artistici, e infine anche il pubblico, tutti coinvolti in un tourbillon di scambi di identità o di incomprensioni linguistiche sul mondo dello spettacolo. Insieme a situazioni di “teatro nel teatro”, allo humour e ai giochi di parole, sono esplicitati diversi possibili percorsi in cui i ruoli tra gli attori sono spesso intercambiabili, proprio come può accadere su un palcoscenico, dove cambiamenti di personalità, ribaltamenti di significati e bisticci di parole ci permettono, con molta ironia, di ridere dei teatranti che sono lì a riprodurre loro stessi.
Una divertente e paradossale commedia satirica in cui il pubblico non potrà non sentirsi direttamente coinvolto; tutto questo in un’atmosfera allegra, poetica e demenziale.
Ciò che conta è il palcoscenico, lo spazio sacro in cui l’attore è tenuto a dare il meglio della sua arte, senza ipocrisie né sotterfugi. E alla fine è sempre il pubblico che decide.
Con questo allestimento la regia affronta con scene brevi e tocco leggero temi e problemi di spessore del mondo del teatro e dello spettacolo. Presenta alcuni aspetti del ” vissuto dietro le quinte” e mette l’accento sul condizionamento dell’ audience e della pubblicità sulla realizzazione degli spettacoli.
Gli elementi scenici, pochi ed essenziali, si trasformano in funzione dei vari soggetti rappresentati. Il tutto per lasciare spazio alla “parola”! La scena si dilata oltre i limiti del palcoscenico e si allarga agli spettatori che si vogliono coinvolti e partecipi.
Questa rappresentazione offre al nostro pubblico un’ occasione per entrare in contatto con un autore poco noto sul territorio nazionale e ad attori giovani un’interessante opportunità per mettersi in gioco accanto a colleghi di maggiore esperienza.
“Luci e ombre della ribalta”, il nuovo allestimento della Campogalliani al Teatrino di Palazzo d’Arco, è una pièce francese del 1997 scritta da Jean-Paul Alègre. Il titolo italiano potrebbe riuscire fuorviante, e far pensare a splendori e miserie del teatro. L’originale, "La Ballade des planches", prelude invece a un’ambizione fantastica: alla libertà che si concede l’Autore, procedendo per i sentieri dell’assurdo. Come nei modelli del connazionale Ionesco, anch’egli principia dalla banalità del quotidiano, salvo poi attingere al solito Feydeau combinato con echi pirandelliani, o utilizzare la nutrita narrativa sul cinismo dei mass-media. Più interessanti i temi surreali, o i sempiterni schemi dell’equivoco, che da noi hanno avuto vasta eco nel repertorio teatrale di Campanile, o nelle gag di Totò. E certamente Mario Zolin li ha tenuti presente nella sua messa in scena della divertente commedia. Essa risulta da sei "storie" sciolte l’una dall’altra. Diciamo subito che la terza ("Viviamo felici") è la nostra preferita. La interpretano Diego Fusari nel ruolo di un attore ammantato come un principe del palcoscenico, e Isabella Bertolini in quello di un’esordiente piuttosto sprovveduta, che dovrebbe fargli da spalla. Il primo attacca con quattro battute, e non ottenendo risposta le ripete più volte, sino a interpellare direttamente la collega che equivoca sul pronome "lei". Di qui principia un esilarante scambio di battute che esaspera il divo e porta la partner a sedersi in platea, a interloquire con gli spettatori in un crescendo di vera comicità. Bravo Fusari, ma bravissima la Bertolini, che rivela una disinvolta verve comica già intravista e apprezzata ne "L’incidente" (lo scorso febbraio). E pure di gran rilievo è l’ultima storia ("Esploratori"), in cui tre astronauti, atterrati sulla Terra, e guidati da Stefano Bonisoli dotato di garbata ironia, scoprono l’esistenza del teatro (d’Arco) con tanto di spettatori in sala, da destinare al museo. Quanto alle altre storie, assistiamo al progressivo svuotamento dell’identità personale di tre attori che provando le parti diventano i personaggi ("Chemisier"). O alla grottesca preparazione di una suicida in diretta televisiva ("L’ultima prova"). O a un errore di programmazione, che amplificato da una lingua straniera sconosciuta, mette un intervistatore in presenza di chi non s’aspetta ("Dura fare l’Europa"). E ancora alla cialtroneria di un regista produttore che alla scena a due attori predilige l’inserto pubblicitario ("Stringere!"). Complessivamente si cimentano dieci attori, e la sorpresa della serata è per noi Melissa Carletta, per la padronanza e la scioltezza del discorso. E ricordiamo ancora Valentina Durantini, e Michele Romualdi. "La ballata del palcoscenico" è uno spettacolo di bella gradevolezza, con molte luci e qualche ombra. Con la regia di Zolin ci piace parlare delle musiche scelte da Martinelli, delle scene e i costumi di Fusari e Campogalliani, e delle luci di Codignola.
Alberto Cattini
Dopo il successo riportato dallo spettacolo "Matilde & Mathilda" di Edgarda Ferri che ha inaugurato la stagione teatrale 2015-2016 dell’Accademia Teatrale Campogalliani, il cartellone della storica compagnia cittadina, quest’anno tutto dedicato al teatro contemporaneo italiano e straniero, prevede per sabato alle ore 20.45 il debutto al Teatrino di Palazzo D’Arco del nuovo spettacolo "Luci e Ombre della Ribalta - 7 storie per ridere" di Jean-Paul Alègre per la regia di Mario Zolin. Jean-Paul Alègre, nato nel 1951 a Perreux-sur-Marne, è tra gli autori più rappresentati in Francia; le sue opere sono state tradotte in più di venticinque lingue e messe in scena in più di quaranta paesi.
Il suo teatro è oggetto di numerosi studi accademici e i suoi testi sono spesso inclusi in libri di testo e antologie. Tutte le sue commedie sono pubblicate su L’avant-scène théâtre, la più autorevole rivista di teatro in Francia.
Il testo (titolo originale "La Ballade des Planches"), pubblicato in Francia nel 1996 e rappresentato per la prima volta l’anno successivo a Friburgo (Germania) e ad oggi messo in scena da 250 compagnie per un totale di alcune migliaia di repliche, approda per la prima volta in Italia nel novembre del 2007 tradotto da Luigi Lunari, con il titolo "Luci e ombre della ribalta".
È una commedia satirica che affronta le assurde situazioni che si possono verificare su un palcoscenico.
Si tratta di una raccolta di divertenti vicende che mettono in discussione il mondo del teatro: incontriamo attori alle prese con gli ultimi preparativi prima dello spettacolo, altri che subiscono le bizze e gli isterismi di un regista più che esigente ed altri che confondono con disincantata disinvoltura, realtà ed illusione teatrale.
Gli interpreti dello spettacolo sono: Valentina Durantini, Giovanna Bertoli, Eleonora Ghisi, Isabella Bertolini, Riccardo Fornoni, Diego Fusari, Melissa Carretta, Michele Romualdi, e Stefano Bonisoli.
Le scenografie sono state ideate da Diego Fusari e Mario Zolin, i costumi da Francesca Campogalliani e Diego Fusari, le luci sono curate da Giorgio Codognola e le musiche selezionate da Nicola Martinelli; Marina Alberini affianca Mario Zolin nella regia.
Lo spettacolo verrà replicato ogni venerdì e sabato sera alle 20.45 e la domenica al pomeriggio alle ore 16 sino al 6 dicembre prossimo.
Le prenotazioni per tutte le rappresentazioni si possono già effettuare alla biglietteria del Teatrino di Palazzo D’Arco dal mercoledì al sabato dalle ore 17 alle ore 18.30 (il numero di telefono è 0376-325363) oppure via mail scrivendo all’indirizzo biglietteria@teatro-campogalliani.it).
L’Accademia Campogalliani affronta, a inizio di Stagione, l’autore contemporaneo Jean-Paul Alègre. L’ironia, in bilico tra la commedia degli equivoci e le boutade dell’avanspettacolo, presenta un’anima tipicamente francese, surreale e venata da un filo di tristezza. Luci e ombre della ribalta si compone di 7 episodi tratti da La ballade des Planches. Protagonista è il teatro, vissuto dietro al sipario che a sprazzi si apre sul mondo reale. Il palcoscenico diviene figura incorporea che si diverte a mescolare le carte, a confondere finzione e vita vera. Mario Zolin alla regia ha fatto proprio il mix di situazioni, atmosfere e colori espressivi, e ha affidato molteplici ruoli a nove interpreti. Isabella Bertolini ha confermato strabiliante efficacia nell’aver ammantato d’ingenuo candore la parte da svampita cronica, e ha condiviso le risate più fragorose di pubblico con Diego Fusari, che ha condotto le iperboli comiche a vertici di umorismo allo stato puro. Ad aprire e chiudere la pièce, le compite Valentina Durantini e Giovanna Bertoli, la prima impegnata anche in un malinconico monologo, la seconda paradossale suicida. Inquietantemente cinico il regista prima e conduttore poi, Michele Romualdi, che ha infine spiccato un balzo nel futuro assieme a Stefano Bonisoli e Riccardo Fornoni, i quali hanno altresì impersonato rispettivamente un proiettore filosofeggiante e un logorroico attore. Ancora, il fascino di Melissa Carretta e la tenerezza di Eleonora Ghisi. Buonumore e applausi hanno accompagnato l’intera serata. Repliche fino al 6 dicembre.