Lo spettacolo è diviso in tre tempi con due intervalli
Emerenziano Paronzini, invalido della prima guerra mondiale, è impiegato presso il Ministero delle Finanze, trasferito in qualità di vice-capufficio, a Luino, sul Lago Maggiore. Preciso e metodico, sia nella vita privata che sul lavoro, Paronzini adocchia le sorelle Tettamanzi, tre “mature ragazze”, che hanno una bella casa sul lago e una considerevole fortuna, ereditata dal padre, “patrocinatore legale” con la passione per la scienza e la biologia, morto da poco: “Brutte ciascuna a suo modo di una bruttezza singolare, e consapevoli della ripugnanza che ispiravano agli uomini, avevano tacitamente soppresso l’amore, come se l’avessero seppellito in giardino per nascondere una vergogna. In verità, neppure quando andavano a scuola, nessun uomo aveva pensato di farle accorte del loro sesso”.
Il Paronzini decide di sposare Fortunata, la più anziana, ma, tornato dal viaggio di nozze, visto che la moglie risulterà, a un controllo medico, “vaginalmente infiammata”, inizia a sollazzarsi anche con le altre due sorelle (Tarsilla e Camilla), intensificando i rapporti, dedicandosi ogni notte a una sorella diversa, sotto gli occhi orripilati della vecchia serva Teresa che non dorme più e si spella le mani a furia di rosari. Il paese naturalmente intuisce, ma non riesce a sapere con certezza. Paronzini diventa così l’amante di tutte e tre le sorelle, che si dividono le sue attenzioni senza gelosie, fino all’inevitabile schianto coronarico dell’attempato amatore.
La riduzione teatrale fu elaborata da Piero Chiara adattando per il palcoscenico il suo best seller “La Spartizione”, che nel 1970 diventò un grande successo cinematografico per la regia di Alberto Lattuada con il titolo “Venga a prendere il caffè da noi”, con Ugo Tognazzi grande protagonista.
La scelta di un testo che fotografa una provincia perbenista, che cela all’interno delle mura di casa storie “pruriginose” proviene da un consiglio del mio Maestro Aldo Signoretti nell’anno 1985. Mi affidò il compito di metterla in scena con tre attrici storiche della Campogalliani, Isa Mancini e le giovani Francesca Campogalliani e Loredana Sartorello e con un magnifico Damiano Scaini, vero “gallo nel pollaio”.
Chiesi la collaborazione di un famoso Nani Tedeschi, pittore, disegnatore e incisore, che con entusiasmo creò con i suoi disegni le scenografie della commedia.
Per ricreare i molteplici luoghi del racconto, spezzai lo spazio scenico con un sipario mobile e quindi apparizioni veloci e ritmate da musiche e luci concentrai l’attenzione principalmente sugli attori e sulla recitazione, con una regia quasi cinematografica.
Ora riprendo lo spettacolo con altri attori, ma con il medesimo impianto interpretativo e registico, per riproporre agli spettatori una storia di ipocrisie perbeniste, raccontata con ironia e semplicità da un grande scrittore come Piero Chiara.
Motivazione: “Un perfetto dosaggio di recitazione, regia, ambientazione e luci, ma anche pause e accelerazioni, smarrimenti improvvisi e riprese, ha contribuito a restituire in maniera assai persuasiva un noto testo di Piero Chiara, che nell’apparente semplicità espressiva e nella artificiosità piccolo borghese dissimula le difficoltà. Esemplare il disporsi degli interpreti nella grigia luce del salotto, così come la capacità di suggerire piuttosto che dire, fra allusioni e sospensioni. La vicenda, allora,, prende i colori di una verità umana e sociale, con i suoi squallori morali e le miserie quotidiane”.
Motivazione: “Talmente abili ed accorte da creare un unico personaggio femminile a tre dimensioni, hanno offerto una grande prova, grazie anche a una malizia che sottilmente passava dal palcoscenico al pubblico, in un incedere tutto giocato sulle pause e le allusioni, sul passarsi la parola e calcolare i tempi. Una femminilità autentica e vincente, che si nutre, più che delle sue contraddizioni, della consapevolezza di essere e volere”.
Dopo il successo de “Il Fantasma di Canterville” di Wilde, la stagione della Campogalliani prosegue con la riproposta della commedia Il Trigamo di Piero Chiara, uno degli spettacoli storici di maggior successo che sarà in scena al Teatrino di Palazzo D’Arco da sabato 3 a domenica 25 febbraio. Lo spettacolo, lo ricordiamo, nel 2017 trionfò al Festival Nazionale Maschera d’Oro di Vicenza aggiudicandosi il premio come miglior compagnia e il premio alle migliori attrici caratteriste assegnato a Francesca Campogalliani, Loredana Sartorello e Gabriella Pezzoli, oltre alle nomination per migliore regia a Maria Grazia Bettini, per migliore attore ad Adolfo Vaini, per miglior attore caratterista a Diego Fusari e al migliore allestimento per scene, costumi, luci e sonoro. La divertente commedia non è altro c’he la riduzione teatrale del romanzo "La Spartizione" di Piero Chiara, pubblicato nel 1964 per Mondadori, che divenne in brevissimo tempo u un vero e proprio best-seller. «Come in molte opere dello scrittore luinese - sottolinea una nota dello spettacolo - le storie dei personaggi coinvolti si intrecciano sullo sfondo di un universo provinciale (il Lago Maggiore e in particolare Luino), nel periodo della montante ondata del fascismo. L’elemento autobiografico è molto forte: nato a Luino, Chiara, come il protagonista del racconto, fece parte dell’amministrazione pubblica, in qualità di aiutante di cancelleria negli anni ’30».La vicenda è incentrata sulla figura di Emerenziano Paronzini, invalido della seconda guerra mondiale, impiegato al Ministero delle Finanze, trasferito in qualità di vice-capufficio, a Luino, sul Lago Maggiore. Preciso e metodico, sia nella vita privata che sul lavoro, Paronzini adocchia le sorelle Tettamanzi, tre "mature ragazze", che hanno una bella casa sul lago e una considerevole fortuna, ereditata dal padre. Il Paronzini decide di sposare Fortunata, la più anziana, ma poi si sollazzerà anche con le altre due sorelle. La regia porta la firma di Maria Grazia Bettini che, in occasione del settantennale della Campogalliani decide di rimettere in scena lo spettacolo, che debuttò nel 1985, con altri attori e con una nuova scenografia, ma con il medesimo impianto interpretativo e registico, per riproporre agli spettatori una storia di ipocrisie perbeniste, raccontata con ironia e semplicità da un grande scrittore come Piero Chiara. Gli interpreti sono Adolfo Vaini (Emerenziano Paronzini), Francesca Campogalliani, Loredana Sartorello e Gabriella Pezzoli (le tre sorelle Tettamanzi), Diego Fusari (Paolino Mentasti), Roberta Bonfiglio (la domestica Teresa), Italo Scaietta (il dottor Raggi), Michele Romualdi (il Prevosto), Sergio Negri (don Casimiro) e Daniele Pizzoli (il segertario politico). Lo spettacolo verrà replicato ogni venerdì e sabato alle 20,45 e la domenica al pomeriggio alle 16 fino a domenica 25 febbario. Le prenotazioni si possono già effettuare: tel. 0376 325363, via mail biglietteria@teatro-campogalliani.it.
La Campogalliani in finale
La Campogalliani con " Il trigamo" scelta per la 29ª edizione del festival "Maschera d’Oro" di VicenzaC’è anche la Campogalliani tra le sette compagnie scelte per la 29ª edizione della Maschera d’Oro, festival nazionale che si svolgerà al San Marco di Vicenza dal 4 febbraio al 25 marzo. La rassegna è organizzata da Fita Veneto / Federazione italiana teatro amatori, in collaborazione con Regione, Comune e Confartigianato provinciale, con il patrocinio di Provincia e Ministero Beni culturali. La Campogalliani ha superato la selezione nazionale (quest’anno ha coinvolto una settantina di candidati) - grazie a Il trigamo di Piero Chiara, per la regia di Maria Grazia Bettini, e sarà in scena sabato 11 febbraio alle 21. Alla compagnia vincitrice andrà anche il Premio Faber (Confartigianato), che consentirà di esibirsi per una sera sul palco dell’Olimpico di Vicenza, opera di Palladio e teatro coperto più antico del mondo.
Il far ridere - bene - è un’arte, a nostro parere più complessa del cimentarsi con il genere drammatico. La “Campogalliani” è un’Accademia teatrale che nulla ha da invidiare alle Compagnie professionali e abitualmente raggiunge vette di vis comica difficilmente riscontrabili nel panorama italiano odierno. Il trigamo (La spartizione), uno dei racconti che Piero Chiara ambientò sulle sponde del lago Maggiore dove affaccia Luino, è un allestimento tolto dal cassetto dei ricordi in occasione dei festeggiamenti della Stagione del Settantennale, per essere rinnovato con freschezza ristoratrice. Ogni pagina del testo presenta spunti di sapida arguzia, che basa la sua forza su sottili venature psicologiche dai contorni amari. Emerenziano, invalido di Guerra, preciso e metodico, sceglie con razionalità la sua sposa fra le stagionate sorelle Tettamanzi, “brutte ciascuna a suo modo di una bruttezza singolare” ma in possesso di un considerevole patrimonio. Ben presto il ménage si estende a tutte le tre donne, che condividono l’uomo senza gelosie.
La regista Maria Grazia Bettini ha dovuto fare i soliti conti con i metri quadri del palco del Teatrino d’Arco, che ha incorniciato con i disegni del pittore Nani Tedeschi e in cui ha fatto entrare un sipario mobile, salvaguardando lo spazio scenico necessario a mantenere il ritmo sostenuto, incalzante. Non era scontato il garbo con cui alcune situazioni piccanti sono state enfatizzate senza scivoloni nella volgarità, assoggettate alle sole leggi umoristiche. Per l’ennesima volta ci rammarichiamo che Francesca Campogalliani non abbia intrapreso la carriera professionale: senza ombra di dubbio una grave perdita per il teatro italiano, oggigiorno avaro di attrici capaci, come lei, di esprimere l’ironia con eleganza unita a quella punta di benevola ribalderia indispensabile a un risultato efficace, di spessore e leggerezza assieme. In questa produzione c’era molto di più. Un meccanismo oliato di incastri e rimpalli ha costituito il motore dello spettacolo, che ha dato voce rombante ai caratteri dei personaggi e una Compagnia interamente valida, dagli attori di razza anche nei ruoli comprimari, mossisi in vivace affiatamento per dare vita a un’interazione stilistica, formale e di idee. Superlativa l’interpretazione del plebeo socialmente asceso sostenuta da Adolfo Vaini, trigamo dallo sguardo beatamente sornione come un gatto nel periodo primaverile dell’accoppiamento. Loredana Sartorello e Diego Fusari erano due amanti focosi, spudorata l’una, intraprendente l’altro. A loro è toccato l’arduo compito di affrontare scene pruriginose senza oltrepassare la sottilissima linea del buon gusto, sempre irresistibilmente divertenti. Gabriella Pezzoli era solita disegnare con le mani nell’aria la propria timida pudicizia, quasi a esorcizzarla, sortendo risultati maliziosi. Poi la spiritosa Roberta Bonfiglio e ancora Michele Romualdi, Sergio Negri, Giancarlo Braglia, Daniele Pizzoli a sancire il successo, in una Stagione di successi.
Dopo la pausa pasquale, le repliche proseguono dal 1 aprile fino alla fine del mese.
il Trigamo conquista con le gag delle tre attrici
Applausi per Sartorello, Pezzoli e Campogalliani. Vaini offre una delle sue interpretazioni migliori
Torna in scena il Trigamo, pièce in tre atti ricavata da Piero Chiaro dal suo romanzo La spartizione (1964). Ed è uno dei maggiori successi della Campogalliani, che Maria Grazia Bettini aveva adattato nel 1985 con Aldo Signoretti, protagonisti Damiano Scaini e isa Mancini. Riprende in mano la regia d’allora con le tre "regine" storiche della Compagnia, e si presume con maggiore spregiudicatezza. Si replica allora la storia di Emerenziano Paronzini, 56enne primo archivista nel comune di Luino negli anni del Duce, e dell’italietta eternamente fascista. Approfittando della richiesta di aiuto di Tarsilla Tettamanzi, relativo all’accertamento di valore della loro villa con giardino, egli visita l’abitazione delle tre sorelle che la natura ha mortificato con una singolare bruttezza. Abile stratega, Emerenziano sposa la maggiore, Fortunata, si sistema in casa, e s’infila nel letto anche della detta Tarsilla e di Camilla, tutte tre molto attive nelle opere parrocchiane. Svegliate alla conoscenza del proprio sesso, gli tocca visitarle ogni sera, tranne la domenica, che è di riposo, sino a cadere stroncato dalla fatica, al grido "la camicia", con cui pretendeva pronta disponibilità all’abbraccio. Ma il segretario del fascio locale, interpretando una sepoltura in camicia nera, concede onoranze a spese del Comune. Per questo divertissement che ancora sa suscitare molta ilarità, Adolfo Vaini veste i panni di Emerenziano e ci offre una delle sue interpretazioni migliori. Mettendo da parte gli stilemi di successo (Tognazzi nel film di Lattuada), restituisce un’aria sottilmente demodé, da contadino che fattosi impiegato di concetto, tiene in salotto un contegno di sussiego, scandendo le parole con distacco. E trascina anche la gamba ferita sul Piave come per rimarcare di averla sostituita altrimenti. E ne intuisce la potenza Tarsilla, di Loredana Sartorello. Ne attira l’attenzione strusciandosi addosso, le gambe accavalla a scatto, e le braccia distende come piovra. Sono le mani il tratto distintivo della Camilla di Gabriella Pezzoli, che agita davanti al viso di Emerenziano come un prestigiatore che spera in una magia. La Fortunata di Francesca Campogalliani contrasta la serietà con un’incoscia acconciatura fallica sul capo, e di ritorno dal viaggio di nozze con una camminata molto allusiva. Sono le tre attrici, gran commedianti, a suscitare i numeri più spassosi intorno al “gallo” che se ne bea. Agli altri personaggi il testo non concede molto. Qualche figurazione alla domestica (R. Bonfiglio), e al medico (Giancarlo Braglia), un po’ di più spazio allo squattrinato (Diego Fusari) che inizia Tarsilla al sesso, contando sul suo denaro. indotta dalla pièce che è non più di una infilata di scene senza sviluppi dialogici e senza raccordi, costruite su gag perlopiù visive, l’abile regia di Bettini procede a ritmo sostenuto guardando finanche al cinema muto, e mirando alla comicità innanzi tutto. Calorosissimo il successo per tutti gli interpreti.
Alberto Cattini
100%
“ECCELLENTE”
Splendida scoperta. Avete conquistato dei nuovi FANS
Essenziale ma efficace
Adatta e coinvolgente
Splendidi i cambi di costume tutti molto belli
É riuscita con 2 soli pannelli a spostare la fantasia dello spettatore tra dentro e fuori casa
Ottimi tutti