Scrittore di narrativa e di teatro, giornalista e critico televisivo, Achille Campanile nasce a Roma nel 1899. Con le sue opere ha percorso quasi tutto il Novecento, cogliendo con sguardo ironico il cambiamento e il rinnovamento della nostra società. Dopo gli esordi, negli anni Venti, in pieno fascismo, come giornalista, inizia a scrivere le prime commedie nelle quali prevale il gusto per i giochi di parole e l’atmosfera surreale. Autore di romanzi (vince due volte il Premio Viareggio, nel 1933 con Cantilena) di teatro, televisione e cinema. Muore nel 1977.
È il titolo di un’opera teatrale scritta nel 1924 da Achille Campanile. L’opera, in un atto unico, riprende nel titolo una assai nota filastrocca per bambini. Si tratta di uno dei lavori più famosi ed eseguiti del suo Autore. La scena si svolge nella casa di Tito e sua moglie Cecilia, una coppia benestante ma con un rapporto alquanto conflittuale. Sul punto di uscire per recarsi ad una festa in casa di una nobile famiglia del vicinato, la moglie sente il marito canticchiare "cinquecento, la gallina canta…" e ciò è sufficiente a scatenare l’ennesimo litigio: lei sostiene che si debba dire centosessanta, non foss’altro che per mantenere la rima. Ma il marito, infischiandosene della rima ("Grazie al cielo, non sono un poeta. E se anche lo fossi farei versi sciolti per non darti soddisfazione"), non intende cedere minimamente. Sentito invano un terzo parere (il maggiordomo, che propende per centosettanta), la faccenda finisce addirittura nelle mani dei rispettivi avvocati, ma anche fra di loro ogni tentativo di mediazione risulta impossibile. Nella discussione, sempre più accesa e caotica, vengono coinvolti anche la cameriera (centoquaranta), il cuoco francese (cent quatre-vingts dix, centonovanta) e perfino gli stessi vicini di casa, il conte e la contessa: lui propende per centottanta, mentre lei, anche per via di un curioso accento che le fa pronunciare la e al posto della a, sostiene convinta che "è tanto chiero, centotrenta", sempre per questioni di rima… Per dirimere la contesa sarà necessario l’intervento dell’ospite d’onore della festa, il celeberrimo tenore.
Quando viene raccontato dalla penna graffiante e ironica di uno scrittore come Achille Campanile, anche un lutto si può trasformare in una commedia di esilarante comicità.
Una delle più divertenti e geniali commedie del Novecento italiano, espressione a tutto tondo del teatro dell’assurdo che fa di Campanile, con Ionesco, il caposcuola del genere.
Alla morte del "povero Piero" i familiari cercano di rispettarne le ultime volontò: dare la notizia ad esequie avvenute. Ma non è facile nascondere l’accaduto e il salotto di casa diventa sempre più affollato di parenti ed amici che arrivano per unirsi al dolore della vedova. E così mentre il defunto viene sballottato, trafugato, nascosto negli armadi, iniziano i rituali, i gesti convenzionali e le piccole ipocrisie legati ad ogni morte: le frasi di cordoglio, le trattative con l’impresario delle pompe funebri, gli addobbi floreali, i necrologi, i messaggi degli amici.
Più della semplice ma geniale trama, contano gli episodi collaterali, i raccontini, le digressioni: una travolgente sequela di vicende surreali che, in un crescendo di equivoci e sorprese, vede alternarsi il riso e il pianto dei protagonisti fino al colpo di scena finale.
Scritto come romanzo nel 1959 e successivamente tradotto in forma scenica dallo stesso autore - che però non ha mai dato una forma definitiva alla commedia, lasciando anche innumerevoli varianti - Il povero Piero è un graffiante ritratto della società moderna, un’acuta osservazione dei vizi e delle piccole ipocrisie quotidiane in un carosello di personaggi ridicoli e spassosi, patetici e nevrotici, colti in un momento di alta ritualità.
Vi siete mai trovati nel bel mezzo di un crimine?
Avete mai assistito a travestimenti e smascheramenti di ipotetici personaggi da libri gialli?
Vi siete mai sentiti "complici" di un delitto?
Una parodia dei polizieschi e delle situazioni spesso più comiche che spaventose!
Stasera riaprono i battenti del Teatrino di Palazzo D’Arco con il debutto del nuovo spettacolo dell’Accademia Teatrale Campogalliani "Ogni gallina ha il suo perché", un titolo creato dalla regista...
Stasera riaprono i battenti del Teatrino di Palazzo D’Arco con il debutto del nuovo spettacolo dell’Accademia Teatrale Campogalliani "Ogni gallina ha il suo perché", un titolo creato dalla regista Maria Grazia Bettini che riunisce farse di Achille Campanile. I lavori rappresentati sono "150 la gallina canta", "Il povero Piero" e " Delitto a Villa Roung".
La prima, scritta nel 1924, riprende nel titolo una assai nota filastrocca per bambini ed è uno dei lavori più famosi e rappresentati.
La scena si svolge nella casa di Tito e sua moglie Cecilia, una coppia benestante ma con un rapporto alquanto conflittuale. Sul punto di uscire per recarsi ad una festa in casa di una nobile famiglia del vicinato, la moglie sente il marito canticchiare "cinquecento, la gallina canta..." e ciò è sufficiente a scatenare l’ennesimo litigio: lei sostiene che si debba dire centosessanta, non foss’altro che per mantenere la rima. Ma il marito, infischiandosene della rima, non intende cedere minimamente. Sentito invano un terzo parere (il maggiordomo, che propende per centosettanta), la faccenda finisce addirittura nelle mani dei rispettivi avvocati, ma anche fra di loro ogni tentativo di mediazione risulta impossibile. Nella discussione, sempre più accesa e caotica, vengono coinvolti anche la cameriera (centoquaranta), il cuoco francese (cent quatre-vingts dix, centonovanta) e perfino gli stessi vicini di casa, il conte e la contessa: lui propende per centottanta, mentre lei, anche per via di un curioso accento che le fa pronunciare la e al posto della a, sostiene convinta che "è tanto chiero, centotrenta", sempre per questioni di rima...
Per dirimere la contesa sarà necessario l’intervento dell’ospite d’onore della festa, un celeberrimo soprano.
"Il Povero Piero" è una delle più divertenti e geniali commedie del Novecento italiano, espressione a tutto tondo del teatro dell’assurdo che fa di Campanile, con Ionesco, il caposcuola del genere.
Alla morte del "povero Piero" i familiari cercano di rispettarne le ultime volontà: dare la notizia ad esequie avvenute. Ma non è facile nascondere l’accaduto e il salotto di casa diventa sempre più affollato di parenti ed amici che arrivano per unirsi al dolore della vedova. Ed infine "Delitto a Villa Roung", una vera e propria parodia della classica commedia gialla con finale a sorpresa. Dopo l’anteprima della notte di stasera le repliche proseguiranno per tutto il mese di gennaio al giovedì e sabato sera alle ore 20,45 e le domeniche pomeriggio alle ore 16,00; le prenotazioni si possono effettuare dal mercoledì al sabato dalle ore 17,00 alle ore 18,30 presso la biglietteria del Teatrino di palazzo D’Arco (tel. 0376 325363).
Dopo la breve pausa natalizia,domani riaprono i battenti del Teatrino di Palazzo D’Arco con il debutto del nuovo spettacolo dell’Accademia Teatrale Campogalliani "Ogni gallina ha il suo perché", un titolo creato dalla regista Maria Grazia Bettini che riunisce farse di Achille Campanile. I lavori rappresentati sono "150 la gallina canta", "Il povero Piero" e " Delitto a Villa Roung". La prima, scritta nel 1924, riprende nel titolo una assai nota filastrocca per bambini ed è uno dei lavori più famosi e rappresentati. "Il Povero Piero" è una delle più divertenti e geniali commedie del Novecento italiano, espressione a tutto tondo del teatro dell’assurdo che fa di Campanile, con Ionesco, il caposcuola del genere. Alla morte del "povero Piero" i familiari cercano di rispettarne le ultime volontà: dare la notizia ad esequie avvenute. Ma non è facile nascondere l’accaduto. E così mentre il defunto viene sballottato, trafugato, nascosto negli armadi, iniziano i rituali, i gesti convenzionali e le piccole ipocrisie legati ad ogni morte. Più della semplice ma geniale trama, contano gli episodi collaterali, i raccontini, le digressioni. Scritto come romanzo nel 1959 e successivamente tradotto in forma scenica dallo stesso autore, "Il povero Piero" è un graffiante ritratto della società moderna, un’acuta osservazione dei vizi e delle piccole ipocrisie quotidiane in un carosello di personaggi ridicoli e spassosi, patetici e nevrotici, colti in un momento di alta ritualità. Ed infine "Delitto a Villa Roung", una vera e propria parodia della classica commedia gialla con finale a sorpresa che è meglio non svelare per non togliere al pubblico il piacere del divertimento, è tuttavia ricca di situazioni spesso più comiche che spaventose. Dopo l’anteprima della notte di San Silvesto le repliche proseguiranno per tutto il mese di gennaio al giovedì e sabato sera alle ore 20,45 e le domeniche pomeriggio alle ore 16; le prenotazioni si possono effettuare dal mercoledì al sabato dalle ore 17 alle ore 18,30 presso la biglietteria del Teatrino di palazzo D’Arco (tel. 0376 325363).